lunedì 28 novembre 2016

Cattochitarrismo in Chiesa



Come e cosa suonare in Chiesa, su questo argomento ho trovato nell'iperspazio di tutto e di più, chi la pensa così e chi la pensa cosà (qui un articolo di esempio)(e qui un altro), chi ama il classico e chi il moderno ; credo che potendo e avendo a disposizione un organista che ci sappia fare, molti (spero) sceglierebbero appunto come accompagnamento musicale in Chiesa il principe degli strumenti musicali, cioè l'organo a canne, capace di sviluppare una atmosfera "sacra" come nessun altro strumento. Certo, l'organo non è molto adatto alle "canzoncine moderne" che in molte parrocchie vanno per la maggiore. Ma su questo argomento vi invito a leggere un articolo di Giorgio Enrico Cavallo scritto su www.campariedemaistre; mi è sembrato scritto con un certo senso dell'umorismo ma anche venato da un pizzico di malinconia.


Fra tamburelli e cattochitarrismo

di Giorgio Enrico Cavallo

Sono solo canzonette, cantava Bennato, per dire che non intendeva occuparsi né di politica né fare cultura. Solo musica, fine a se stessa. Mi si perdoni lo sfogo, ma credo che un discorso analogo possa valere, oggi, anche per i canti della liturgia contemporanea. A partire dalle canzoni frutto della variegata tavolozza cromatica dei Gen (verde e rosso), la musica a servizio della Messa si è appiattita al punto da proporre solo coretti di nessun valore artistico, pochissima partecipazione dei fedeli e con testi di tale mielosità da fare invidia allo Zecchino d’Oro. 

Lo so, lo so: il tema “musica liturgica contemporanea” è il classico argomento da cristiani-al-bar, e immediatamente porta dietro opposte barricate gli entusiasti della canzone-pop moderna e i paladini della purezza armonica à la Ancien Régime. Lungi da me scatenare polveroni, intendiamoci; però, due parole le voglio comunque scrivere (e lo farò come don Camillo insegna, armato almeno di un palo di pioppo, che è un legno dolce e se è usato non fa troppo male; ma solo per legittima difesa).

Se devo scegliere tra le due barricate, scelgo quella à la Ancien Régime. E lo faccio un po’ a malincuore perché, come dirò più avanti, non mi si offre la terza scelta. D’altronde, l’alternativa sono i jingle di dubbio gusto con testi di dubbio valore. Ma sbaglio io, oppure un tempo – neanche troppo tempo fa – se si cantava in chiesa lo si faceva per pregare? Per rispondere, sfogliate un libretto dei canti di qualunque parrocchia: i capolavori, gettonatissimi, del tipo “La Stella Polare” o “Ecco quel che abbiamo” sono ottimi divertissement, ma hanno testi così generalisti che possono essere cantati da tutti, cristiani e non. Volessero, potrebbero cantarli anche i musulmani: tanto, Dio è uno solo, no? 

Sorprende non poco che in molte – non tutte, grazie al Cielo – canzoni che vengono proposte dai nostri coretti siano spariti i nomi di Cristo e di Dio. Spariti. Direte: “sono sottointesi”, oppure ancora: “sono metafore”. Io, da cristiano particolarmente testone, continuo a dire che la musica liturgica non è uno stacchetto musicale che riempie tempi morti. Pertanto così, possiamo anche metterci 30 secondi di pubblicità. No: la musica è parte della liturgia, perché eleva l’uomo verso Dio e perché essenzialmente è una preghiera. 

E non ve lo dice un cristiano caprone ed ottuso. Ve lo dicono i Pontefici. Leggiamo alcuni stralci dal Motu Proprio «Tra le Sollecitudini» di San Pio X: «La musica sacra, come parte integrante della solenne liturgia, ne partecipa il fine generale, che è la gloria di Dio e la santificazione e edificazione dei fedeli». Corbezzoli: abbiamo letto bene, la musica deve partecipare alla gloria di Dio ed alla edificazione dei fedeli. Ebbene, viene da meditare un attimo sul tipo di musica che ci viene proposta, praticamente senza alternativa, nelle Messe contemporanee: perché se da un lato possiamo dire che, in fondo, ognuno glorifica Dio secondo un proprio sentimento, è anche vero che non è proprio possibile dire che le canzoncine nazionalpopolari che vengono strimpellate durante il contemporaneo rito Novus Ordo edifichino i fedeli. I loro testi sono così epurati di significati profondi e così intrisi di buonismo, baci, abbracci, vollemmossebbene e via dicendo, da far pensare che, in fondo, la Chiesa altro non sia che una onlus del buonumore. E, a proposito di Novus Ordo, vale la pena dare una sbirciatina a ciò che afferma il Vaticano II in tema di musica sacra. Leggiamo la costituzione Sacrosanctum Concilium, par. 112: «La musica sacra sarà tanto più santa quanto più strettamente sarà unita all'azione liturgica, sia dando alla preghiera un'espressione più soave e favorendo l'unanimità, sia arricchendo di maggior solennità i riti sacri».

E sugli strumenti? Di nuovo Pio X ammoniva: «È proibito in chiesa l’uso del pianoforte, come pure quello degli strumenti fragorosi o leggeri, quali sono il tamburo, la grancassa, i piatti, i campanelli e simili». E di nuovo, mi si dirà che Pio X era all’antica e non parlava con lo “spirito del Concilio”. Leggiamo quindi nuovamente la "Sacrosanctum Concilium", par. 120: «Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l'organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti. Altri strumenti, poi, si possono ammettere nel culto divino, a giudizio e con il consenso della competente autorità ecclesiastica territoriale, […] purché siano adatti all'uso sacro o vi si possano adattare, convengano alla dignità del Tempio e favoriscano veramente l'edificazione dei fedeli». A ben vedere, oggi abbiamo aperto le porte delle chiese a tamburelli, chitarre e chitarrine, maracas, ukulele e via dicendo, tanto che le nostre Messe sembrano suonate dagli animatori di un camping della riviera romagnola. Ma la funzione non deve essere “animata” dai fedeli, pur mossi dalle migliori intenzioni; piuttosto, è essa stessa che deve “animare” il fedele. 

Sì, diciamolo: i bonghi, i tamburelli e gli ukuleli tipici delle spiagge o delle crociere non comunicano niente di sacro: trasmettono soltanto sciatteria. Sciatteria ben certificata da un processo in atto, ormai da mezzo secolo: cioè quello di purgare la musica sacra – e la liturgia – con il gusto mondano. Solo così si possono spiegare concessioni singolari e talvolta fortemente discutibili, come la scelta di canzoni di autori pop o ancora l’uso di movimenti in stile “macarena” (l’avete presente? “Alleluja” – si sventolano le mani – “Alleluja” – si sventolano le mani). 


Ora, a bocce ferme, come uscire dal pantano di questo imbarazzante kitsch musicale? Forse riproponendo le Messe cantate di Vivaldi o di Perosi? Davvero, oltre all’irrealizzabilità di una simile proposta bisogna anche prendere atto che il gusto è cambiato. Radicalmente. Non resta che affidarci a musicisti moderni nel gusto ma validi nello stile: cosa per niente peregrina, perché anche del desolante panorama culturale nostrano ci sono compositori in grado di scrivere musica sacra di valore. L’unico, insignificante problema è che un moderno Mozart non può andare in chiesa mettendosi a suonare a suo piacimento. No. Deve prima passare sotto il vaglio del coretto e, comunque, deve prima ricevere il nulla osta dal sacerdote. Non so proprio con chi dei due sia più facile venire a patti: se con taluni Zecchini d’Oro delle parrocchie o con molti dei preti post-Concilio-e-post-68. Tanto – ti vengono a dire – a che serve cambiare? A che giova la qualità? A che pro celebrare una Messa che elevi l’animo dell’uomo? Se ai fedeli piacciono le canzonette, gli vengano date le canzonette. E solo quelle.

domenica 20 novembre 2016

L'angolo della Fede: nuovi contributi audio su Gesù




Riprendo altre meditazioni audio che avevo lasciato in sospeso, sono tutte omelie di padre Giorgio Maria Farè (ne ho già parlato qui) più una di don Leonardo Maria Pompei (il mistero del male).


Il 1° contributo audio si intitola: Signore, io sono il tuo migliore amico?



Il 2° contributo audio si intitola: Lo scandalo



Il 3° contributo audio si intitola: Sobrietà e dignità



Il 4° contributo audio si intitola: Il mistero del male



Il 5° contributo audio si intitola: Non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata



Come sempre... buon ascolto!







L'angolo della fede: parole di Vita eterna





"Spesso ascolto delle catechesi o delle omelie che lasciano un segno nell'anima e se succede questo a me, perché non condividere queste meditazioni? Ho riunito in questa pagina alcune omelie (anzi sono solo brani sbocconcellati da audio ben più lunghi e complessi) che mi è capitato di ascoltare e che sintetizzano via via degli argomenti utili alla crescita nella fede, che può avvenire anche attraverso questi strumenti tecnologici".

Quanto scritto sopra, è tratto da un mio precedente post rintracciabile qui, ora vorrei aggiungere qualche altra meditazione presa in ordine sparso, senza cioè un argomento che le leghi tra loro se non - naturalmente - il soggetto principale che è: N.S.G.C. Re dell'Universo, al quale va ogni onore e gloria ( e oggi per tutta l'orbe terrestre - ovvero in tutti i luoghi dove si celebra in Rito Romano - ricorre la solennità appunto di N.S.G.C. Re dell'Universo, ultima domenica dell'anno liturgico; ho scritto: "tutta l'orbe terrestre" ma non è proprio così, da dove scrivo, il Rito, è quello Ambrosiano e nel nostro calendario siamo avanti di due domeniche e come credo molti sappiano, per Noi oggi è la seconda domenica d'Avvento; quindi ritornando alle meditazioni in ordine sparso che mi accingo a segnalare, inizio dicendo che sono tutte omelie di padre Giorgio Maria Farè (ne ho già parlato qui).

Il 1° contributo audio si intitola: Crediamo che l'eucaristia è Dio?



Il 2° contributo audio si intitola: Il Tabernacolo, porta del recinto del Buon Pastore



Il 3° contributo audio si intitola: Proclamare la verità



Il 4° contributo audio si intitola: Fedeltà a Dio



Il 5° contributo audio si intitola: La buona morte



Come sempre... buon ascolto!




sabato 12 novembre 2016

Il razzismo etico delle élite, dove la democrazia vale se voti come pensano loro




Ho già precisato in un post precedente le finalità con cui scrivo [vedi qui] e [vedi qui] e quindi parrebbe che se inserisco un articolo che tratta di società, cronaca, costume o politica, questo articolo dovrebbe  essere alieno dalle suddette finalità, ma c'è sempre un ma; anche in un articolo come quello che inserisco sotto e che tratta strettamente di fatti attuali - e che interessano anche noi italiani -  come l'elezione del presidente degli Stati Uniti d'America, allora un nesso si può trovare, un fil rouge, quello di cui si parla è in questo caso il fariseismo di certa classe politica e mediatica che pretende di avere la verità in tasca e di insegnarla con supponenza al "popolo rozzo&incolto" [ne avevo già parlato qui]. C'è verità e VERITA', cioè quello che un certo tipo di "élite di potere", di "intellighenzia" pretende essere la verità da inculcare al "popolo bue" e quella che E' LA VERITA' oggettiva dei fatti, "...e il fatto è la cosa più testarda del mondo" [Michail Bulgakov].  Giornali, mass-media e politici, stupiti e non capacitandosi che la realtà sia quella data dai fatti e non dai loro desideri, mettono appunto in dubbio anzi disprezzano i fatti, ecco allora il fil rouge tra questo articolo che vado a riportare [è di Antonio Socci, un tipetto che se la verità la deve dire, la grida dai tetti, costi quel che costi...(...a lui)] e questo blog che ha tra i suoi scopi, di diffondere la VERITA' costi quel che costi...



USA 2016. IL POPOLO CONTRO LA POTENTE CASTA DEGLI “ILLUMINATI”


E ora che Hillary Clinton deve riprendersi “Barack e burattini” e tornarsene a casa (non quella “Bianca”), ora che il suo Partito Democratico è stato “sBarackato” anche alla Camera dei rappresentati e al Senato, cosa rimane della sinistra dei salotti newyorkesi?
Rimane l’epiteto che lei – la candidata della grande finanza di Wall Street, dei guerrafondai e delle star di Hollywood – ha lanciato contro quell’America popolare che vota Trump: “miserabili”.
Una parola che esprime il disprezzo e un certo senso di superiorità antropologica che caratterizza le “élites progressiste” nei confronti di quella gente del popolo che non vuole più farsi comandare da loro.
Loro: gli illuminati, i migliori, i raffinati, i predestinati al potere, al governo del mondo.
E’ un po’ l’approccio di tutte le Sinistre verso il “popolo”, giudicato rozzo, incolto (o anche peggio) quando fa di testa sua e decide di votare certi outsider che i salotti radical-chic  definiscono “impresentabili” o “populisti”.

COME IN ITALIA
A noi italiani sembra di rivedere lo stesso film che è andato in onda qua ogni volta che le elezioni sono state vinte da Berlusconi o hanno visto il successo dei grillini.
Il sociologo Luca Ricolfi – che pure non è di centrodestra – negli anni passati ha dedicato alcune pagine memorabili a questa Sinistra che – invece di interrogarsi sui bisogni veri della gente – squalifica moralmente l’avversario e il popolo che non la vota: un riflesso pavloviano che, riprendendo un’acuta definizione di Marcello Veneziani, Ricolfi definiva “razzismo etico”.
In un passo celebre del suo libro “Perché siamo antipatici? La sinistra e il complesso dei migliori” scrive:
“La sinistra perde non soltanto perché è arrogante, presuntuosa e insincera. Perde anche perché non capisce la società italiana, non è in grado di guardare il mondo senza filtri ideologici, non sa stare fra la gente, ha perso del tutto la capacità di ascoltare e la voglia di intendere”.
La sinistra perde – spiegava Ricolfi – perché nega perfino l’evidenza (con quelle che Popper chiamava le ipotesi ad hoc). Come ieri la sinistra marxista negava o occultava i disastri e le infamie dei Paesi dell’Est, così oggi le Sinistre negano le evidenze che invece per la gente comune sono concretissime (per esempio, da noi, su euro, immigrazione, impoverimento, tasse, disoccupazione).
Siccome sui media domina l’ideologia di queste élite e non la realtà, la rappresentazione che viene fatta è sempre una narrazione apologetica dei pensieri dell’establishment, spacciati per assoluta verità fattuale.
Sono quei pensieri illusori che – fino all’8 novembre – facevano scrivere a tutti i giornali che Hillary Clinton aveva già vinto e – mesi prima – che la Brexit non avrebbe mai prevalso. Ma lo sanno anche loro che la “gente gente” non li sopporta più, che vuole “sBarackare” l’establishment.
Per questo evitano più possibile le verifiche elettorali e quando queste verifiche si presentano c’è chi si augura addirittura che non sia un autentico suffragio universale.

SURREALE
Il 7 novembre scorso – per dire – su “Repubblica”, tutta una pagina di “Cultura” era riempita da un articolo di Maurizio Ferraris che iniziava così: “Domani un numero non grandissimo di cittadini americani sarà chiamata a pronunciarsi sull’alternativa tra Hillary Clinton e Donald Trump. E’ in fondo una buona cosa che negli Stati Uniti il voto sia una procedura complicata, perché se bastasse premere un pulsante sul telecomando è altamente probabile che il vincitore sarebbe Trump che, come si dice con una espressione che fa riflettere, parla alla pancia della nazione”.
Siccome invece molta gente è andata a votare ha vinto davvero Trump. E siccome la gente comune, quella in carne e ossa, ha gridato il suo “vaffa” ai Democratici, alle caste familiari dei Clinton e degli Obama (e pure dei Bush), adesso si assiste agli anatemi, più o meno dissimulati, dei radical chic contro il suffragio universale.
E’ il film che si è già visto per la Brexit, quando si è arrivati a teorizzare il governo degli illuminati. Ed è il film che si è ripetuto con le elezioni americane. Si potrebbe fare una divertente rassegna di commenti. Stavolta, in Italia, il pensiero più indispettito è stato quello di Vito Mancuso che ha scritto: “Nietzsche su vittoria Trump: ‘E’ l’epoca delle masse: esse si sdraiano sul ventre dinanzi a tutto quanto è quantitativamente esorbitante’ ”.
A parte il fatto che le stesse masse quattro anni fa avevano eletto Obama e in quel caso non risulta che Mancuso avesse espresso lo stesso disgusto. Ma Nietzsche non era il vate dell’antidemocrazia evocato dai movimenti di destra totalitaria del Novecento? Non è una citazione leggermente infelice?
Il fatto è che “Nun ce vonno sta”, come si dice a Roma. Negli Usa in queste ore vengono inscenate perfino manifestazioni di piazza contro l’elezione di Trump, cosicché – per una comica eterogenesi dei fini – i campioni della democrazia finiscono per manifestare contro la democrazia stessa.

ROSSO ANTICO
Da noi un ex o post comunista come Fabrizio Rondolino, giornalista dell’Unità, ha tuonato direttamente contro il suffragio universale: “Il suffragio universale comincia a rappresentare un serio pericolo per la civiltà occidentale”.
Non si sapeva, finora, che Rondolino fosse stato nominato salvatore della civiltà occidentale. La cosa induce all’ilarità. Ma il fatto che si pensi di difendere la civiltà occidentale delegittimando il suffragio universale non è proprio del tutto tranquillizzante.
E’ ancora più preoccupante che a esprimere pensieri simili sia qualcuno che in Italia è stato ed è molto più importante di Rondolino, un altro post comunista, ma oggi presidente emerito della repubblica: Giorgio Napolitano.
Il quale ha commentato così le elezioni americane: “Siamo innanzi a uno degli eventi più sconvolgenti della storia della democrazia europea e americana, direi uno degli eventi più sconvolgenti della storia del suffragio universale, che non è sempre stata una storia lineare e di avanzamento, da tanti punti di vista, delle nostre società e dei nostri Stati. Qualche volta l’esito di votazioni a suffragio universale è stato anche foriero di gravissime conseguenze negative per il mondo”.
Se l’allusione è al fascismo e al nazismo è del tutto discutibile che essi abbiano instaurato la dittatura attraverso il suffragio universale (a me non risulta affatto).
Ma, lasciando stare le conoscenze storiche di Napolitano, forse uno che ha militato una vita nel Partito comunista e che per anni acclamò il totalitarismo sovietico dei carri armati e dei Gulag, dovrebbe avere un po’ di pudore a esprimersi così. A meno che, in fin dei conti, non voglia restare coerente con quella storia.
Una volta Bertolt Brecht, in uno dei suoi rari momenti di perlessità, disse ironicamente, a proposito dei dirigenti comunisti della Germania Est che reprimevano la sollevazione popolare nel 1953, che: "il Partito ha deciso di sfiduciare il popolo e di nominarne uno nuovo".
In fondo – sia pure sotto altre forme – sembra una pretesa persistente. Ma invece gli uomini liberi continuano a pensare che debbano essere i popoli a scegliersi e a sfiduciare i governanti. Anche con un sonoro “vaffanculo” come quello americano.
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Antonio Socci
Da “Libero”, 11 novembre 2016





Vangelo di Giovanni - Capitolo 14   

[1]«Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. 
[2]Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; 
[3]quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. 
[4]E del luogo dove io vado, voi conoscete la via».
[5]Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?». 
[6]Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 
[7]Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». 
[8]Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». 
[9]Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? 
[10]Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. 
[11]Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse.
[12]In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. 
[13]Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. 
[14]Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.
[15]Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. 
[16]Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, 
[17]lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi. 
[18]Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi. 
[19]Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 
[20]In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi. 
[21]Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui».
[22]Gli disse Giuda, non l'Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?». 
[23]Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 
[24]Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
[25]Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. 
[26]Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. 
[27]Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 
[28]Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. 
[29]Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate. 
[30]Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me, 
[31]ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato. Alzatevi, andiamo via di qui».



sabato 5 novembre 2016

Il tritacarne mediatico anticristiano colpisce ancora




Questo blog nasce con queste (pie) intenzioni (vedi qui) che ripeto con altre parole: tutti coloro che, cristiani cattolici vicini o lontani, che fossero nel dubbio, che avessero magari scordato le poche nozioni di catechismo imparate distrattamente da bambini, che anche seguendo con amore le vicende di Santa Madre Chiesa, fossero nelle ambasce causate dalla confusione dottrinale, morale e di fede, in cui versano clero e fedeli e che avessero l'intenzione di (Ri)avvicinarsi a Gesù Via Verità e Vita, ebbene, dicevo, potranno trovare in questo blog uno strumento di divulgazione di notizie cattoliche e non, scevro da falsità dovute a ignoranza o peggio, a maliziosa ideologia (vedi qui)(vedi qui)(vedi qui). Naturalmente non voglio ergermi a "maestrina dalla penna rossa"; sono solo un umile strumento per divulgare la Verità che è Gesù Cristo; cerco di divulgare, trasmettere e ripubblicare notizie utili - a quanti sopra ho citato - affinché vengano svelate menzogne, manipolazioni, manovre propagandistiche lesive e nocive a Gesù Cristo e Santa Madre Chiesa. Amen. Lo so, lo so... le forze del male sono forti, hanno grande potere nel mondo, hanno grandi disponibilità finanziarie, hanno grande fascino verso le menti deboli, hanno capacità persuasive; al loro servizio si pongono tutti coloro che odiano Gesù Cristo e la Chiesa (da Lui fondata); tutti coloro che negano che Gesù Cristo è DIO e adorano altri dei; la lista dei nemici di Gesù è lunga, lunghissima, le statistiche ci dicono che i cristiani nel mondo, sono più di  due miliardi, ma sono cifre nominali, non corrispondenti al reale numero di fedeli credenti, questo sito (certamente di parte) trionfalmente ci da numeri mooooolto minori e senza venire in soccorso a questi atei (dichiarati), pur tuttavia dobbiamo riconoscere che i cristiani che "veramente credono" sono dell'ordine di una frazione decimale a quanto dichiarato. Ce ne dobbiamo preoccupare? No! siamo e saremo sempre "minoranza", ma Dio ama i piccoli e i deboli, è Lui la nostra forza. I nemici di Gesù sembrano pregustare la vittoria finale ma.... NON PRAEVALEBUNT. In attesa dello scontro finale, a contrastare la verità ci si mette anche qualche vescovo? parrebbe di sì, ed ecco che giungo all'argomento di oggi: il baccano mediatico e direi anche la confusione nei fedeli per quanto affermato da padre Giovanni Cavalcoli, teologo domenicano, dai microfoni di Radio Maria e per quanto ne è conseguito per l'intervento anche di alcune eminenti figure della gerarchia vaticana tra le quali il vice segretario di stato vaticano mons. Angelo Becciu; cosa ha affermato padre Cavalcoli e cosa ha commentato mons. Becciu lo possiamo leggere in questo articolo di:  lanuovabq.it - chi non si fidasse, farà bene a fare una breve ricerca sul web per verificare quanto successo, potrà così discernere - usando sapientemente dei doni divini tra i quali la ragione - tra bene e male, tra falsità e verità, tra candore e malizia. Aggiungo che di quanto si parla nell'articolo, cioè castighi divini sì, castighi divini no, ne avevo già accennato in questo mio post per un altro caso molto simile - leggere per credere - sembra un copia-incolla, stessa situazione e (quasi) stessi attori coinvolti (forse) malgrado loro. Il tutto riproposto, per far notare che quando si attiva la macchina del tritacarne mediatico (qualche volta chiamata macchina del fango) non c'è salvezza, vieni condannato prima ancora di renderti conto di quale terribile delitto hai compiuto... e se poi qualche mente più sveglia od onesta si prende la briga di approfondire, facendo notare che magari... forse... quello che è stato scritto... non è proprio proprio quello che è accaduto, BEH PAZIENZA... per le scuse, per le rettifiche, per il danno fatto... tutto passa in cavalleria... Pronti via... avanti un altro! Ma c'è di più, forse a voler pensar male (qualcuno diceva che a pensar male si fa peccato ma si indovina), si potrebbe pensare che per un infortunio linguistico (se... infortunio era) basterebbe una rettifica o un chiarimento sull'argomento trattato, ma appunto, questi signori della "macchina del fango" sono lì, pronti, in attesa che la loro vittima faccia un passo falso, ed ecco che non aspettano altro che azzannare il malcapitato alla giugulare per succhiarne l'onore e la vita. E' questo il caso di Radio Maria? Potremmo chiedercelo, perché dall'evento accaduto è chiaro che né la Radio né il suo direttore avessero colpa alcuna; Radio Maria risulta estranea, ma è anche quella che ne ha riportato il danno maggiore, con il monito di "conformarsi" alle direttive vaticane o in alternativa di subire... subire che? possibili ritorsioni? in che campo? Ai posteri l'ardua sentenza.

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Dio perdona, il Vaticano no - terremoto e castigo divino, fulmini su Radio Maria

di Riccardo Cascioli - www.lanuovabq.it

E alla fine toccò anche a Radio Maria entrare nel mirino dei nuovi giudici implacabili che puniscono inesorabilmente quanti non si sottomettono alla dura legge della Misericordia. Fatto senza precedenti, è stato addirittura il numero 2 della Segreteria di Stato, monsignor Angelo Becciu, a intervenire pesantemente per ammonire Radio Maria a «correggere i toni del suo linguaggio e conformarsi di più al Vangelo e al messaggio della misericordia e della solidarietà propugnato con passione da papa Francesco specie nell’anno giubilare». Parole che sono pietre per una emittente che, pur di dimostrare fedeltà agli indirizzi pastorali di papa Francesco, ha eliminato dalla conduzione diversi collaboratori di peso. Ma cosa avrà combinato il buon padre Livio Fanzaga per meritare questa reprimenda?

In realtà padre Livio c’entra poco, il “crimine” è stato commesso da padre Giovanni Cavalcoli, teologo domenicano, durante la sua trasmissione lo scorso 30 ottobre. Secondo l’Espresso, che per primo ne ha dato notizia, padre Cavalcoli avrebbe detto che il recente terremoto è conseguenza dell’approvazione della legge sulle unioni civili. Da qui lo scatenarsi della bagarre, l’intervento di monsignor Becciu e a ruota altri vescovi, e controreplica di Cavalcoli che invita tutti a ripassare il catechismo. Ma ricostruiamo tutta la vicenda.

PADRE CAVALCOLI

Avesse veramente detto le cose come sono state riportate dalla stampa, indubbiamente padre Cavalcoli avrebbe detto qualcosa di insostenibile, come del resto aveva già spiegato Gesù: «Quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo» (Lc. 13, 4-5). Il disastro naturale non è la punizione diretta per un peccato, piuttosto costituisce un invito alla conversione.

Ma per tornare a padre Cavalcoli, in realtà il suo discorso (aggiunto da leggersi sotto a questo articolo) è stato molto più articolato nel tentativo di rispondere a un ascoltatore sul tema delle conseguenze del peccato mortale e dell’eventuale relazione tra peccati mortali e terremoti. Padre Cavalcoli ha spiegato il significato di peccato mortale; ha affermato che le catastrofi naturali sono conseguenza del peccato originale; è stato molto prudente nel collegare il terremoto alla conseguenza di gravi peccati come quello dell’approvazione delle unioni civili «per non trarre conclusioni che rischierebbero quasi la superstizione»; ma allo stesso tempo ha detto che sì, può essere anche pensato come «castigo divino» ma non nel «senso afflittivo» quanto «nel senso di richiamo alle coscienze».

LA STAMPA

I giornalisti ci hanno messo un po’ ma alla fine l’Espresso è uscito denunciando la “frase choc” di radio Maria: “il terremoto è la punizione per la legge sulle unioni civili”. Una semplificazione scorretta, una evidente strumentalizzazione. All’inizio la frase viene attribuita a padre Livio, poi corretta: responsabile del misfatto è padre Cavalcoli, che immediatamente si ritrova nel tritacarne dell’informazione. A ruota arrivano tutti i giornali, ovviamente nessuno si disturba a verificare quanto abbia effettivamente detto. E allora quella frase, così ingiusta nei confronti degli sfollati del Centro Italia, arriva ai piani alti del Vaticano...

MONSIGNOR BECCIU

... e il numero due della Segreteria di Stato, monsignor Becciu, interpellato dall’ANSA, non si fa pregare e spara a zero: «Sono affermazioni offensive per i credenti e scandalose per chi non crede», dice monsignor Becciu che, dopo aver impartito altre lezioni di misericordia, allarga il discorso dal singolo intervento all’attività della radio: «Radio Maria deve correggere i toni del suo linguaggio e conformarsi di più al Vangelo e al messaggio della misericordia e della solidarietà propugnato con passione da papa Francesco specie nell'anno giubilare». Seguono le scuse alle vittime del terremoto.

L’intervento del Sostituto alla Segreteria di Stato vaticana, come prevedibile, fa il giro del mondo. E a ruota lo seguono altri vescovi: monsignor Domenico Pompili, vescovo di Rieti, parla di «scempiaggini blasfeme»; e monsignor Antonio Napolioni, vescovo di Cremona, non può «tacere davanti alle bestemmie che vengono elargite da pulpiti digitali, stampati o parrocchiali quando si attribuisce al terremoto la valenza di "castigo di Dio per le unioni civili"». È chiaro che nessuno di loro ha ascoltato o letto per intero l’intervento di padre Cavalcoli, sono bastate poche righe sui giornali di regime per decretare la sentenza. E del resto padre Cavalcoli, immediatamente accalappiato dai conduttori del programma radiofonico La Zanzara, non fa nulla per placare la tempesta, magari spiegando la differenza fra ciò che aveva detto e ciò che è stato riportato, anzi rincara la dose citando anche Sodoma e Gomorra.

RADIO MARIA

Prima ancora che monsignor Becciu scagliasse i suoi fulmini, nel tentativo di prevenire la tempesta Radio Maria si era affrettata a smentire il coinvolgimento di padre Livio e a prendere le distanze da padre Cavalcoli, di cui però – sul sito dell’emittente - veniva correttamente riportato audio e trascrizione completa dell’intervento: «Le espressioni riportate – si legge nel comunicato – sono di un conduttore esterno, fatte a titolo personale, e non rispecchiano assolutamente il pensiero di Radio Maria al riguardo». Evidente l’imbarazzo per un “incidente” che rischia di far saltare delicati equilibri ecclesiali a danno dell’emittente. Imbarazzo tale da non tentare neanche di chiarire cosa ha effettivamente detto padre Cavalcoli, abbandonato così al suo destino. Ma l’intervento di monsignor Becciu dimostra che, malgrado l’estrema abnegazione con cui padre Livio sostiene la linea pastorale del pontificato – fedele allo statuto dell’emittente –, a Roma ci sono molti che non amano Radio Maria e il rilancio dei messaggi di Medjugorje.

Fa comunque molto riflettere la pesantezza dell’intervento di monsignor Becciu, che non ha assolutamente precedenti. Considerando le vere e proprie eresie che spesso vengono diffuse da giornali ed emittenti cattoliche anche istituzionali senza che dai vertici Cei o vaticani venga articolato un solo suono, il siluro lanciato per una interpretazione tendenziosa di un intervento lascia stupefatti. Non può poi certo essere ignorato il fatto che monsignor Becciu non si è limitato a stigmatizzare l’infelice uscita di padre Cavalcoli, ma ha voluto regolare i conti con la conduzione di Radio Maria in generale. Cambi linguaggio e si converta al messaggio della Misericordia, ha detto chiaramente; e non si sa con quale autorità visto che Radio Maria non dipende dalla Santa Sede.

Ma si capisce che in questo clima di pacificazione con il mondo, la nomenclatura non tollera neanche che si usi un concetto come “castigo”, che pure ha fondamento biblico e si trova anche in una preghiera popolare come l’Atto di dolore («...peccando ho meritato i Tuoi castighi»). Nessuno credo abbia in mente di proporre l’idea di un Dio vendicativo ma fare credere alla gente che il peccato non abbia conseguenze temporali, oltre che eterne, è un inganno bello e buono.

E questo, pur lasciando in pace le popolazioni vittime del terremoto, che hanno bisogno di aiuti materiali ma anche di preghiere, non certo di battaglie ideologico-religiose e di regolamenti di conti giocati sulla loro pelle.


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RADIOMARIA

SOSPESA LA TRASMISSIONE DI PADRE GIOVANNI CAVALCOLI

Radio Maria ritiene inaccettabile la posizione di Padre Giovanni Cavalcoli riguardante il terremoto e lo sospende con effetto immediato dalla sua trasmissione mensile.Tale posizione non è in linea con l'annuncio della misericordia che è l'essenza del cristianesimo e dell'azione pastorale di Papa Francesco. Radio Maria si scusa se tali espressioni possono aver offeso la sensibilità dei fratelli terremotati ed esprime loro piena solidarietà e vicinanza nella preghiera. Radio Maria assicura, come già in passato, i collegamenti di preghiera con le zone terremotate per far sentire loro la vicinanza di tutta la Chiesa.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA DI PADRE GIOVANNI CAVALCOLI ALLA DOMANDA DI UN ASCOLTATORE SUL TERREMOTO

Ascoltatore: La domanda che le voglio fare è la stessa ma è duplice, nel senso: con il Battesimo l'uomo entra nella grazia di Dio, comincia a circolare in questa dinamica virtuosa; quando l'uomo con il peccato mortale invece esce da questa vita, le conseguenze sono solo spirituali o possono essere anche materiali? E allargo il discorso, per quello dicevo che la domanda è duplice, ma è grosso modo la stessa radice: quando un popolo o i legislatori di questo popolo fanno delle leggi contrarie a Dio, come purtroppo è avvenuto in Italia qualche mese fa – mi riferisco alle leggi sulle unioni civili e a tutto quello che vorrebbe conseguirne, quali sono le conseguenze? E arrivo al punto della mia domanda: le catastrofi naturali come il terremoto, possono essere una conseguenza di un popolo, di un legislatore che fa delle leggi contrarie? Il terremoto di questi giorni può avere una radice....?

Padre Cavalcoli: Allora, riprendiamo tutto il suo discorso. Le conseguenze del peccato mortale: il peccato mortale è la perdita della grazia tuttavia Dio sta vicino a tutti, quindi c'è la possibilità che il peccatore si penta e se si pente riacquista la grazia, grazia, come ho detto, che deriva dal battesimo. Quando uno cade nel peccato mortale, si potrebbe dire che la grazia del battesimo quasi si addormenta, di fatto la perde. Per cui se disgraziatamente dovesse morire va all'inferno, è una cosa abbastanza seria. Quindi in caso di peccato mortale bisogna rimediare quanto prima. Altre cose che lei ha detto, la legislazione che è in contrasto con la nostra religione. Sì, anche queste leggi sulle unioni civili certamente ci creano molta difficoltà a noi credenti, non c'è dubbio. Che relazione ci può essere col peccato? Bisogna stare attenti, le leggi dello stato purtroppo a volte possono manifestarsi ingiuste, quindi noi cristiani non dobbiamo approfittarne, perché se ne approfittiamo pecchiamo, possiamo peccare anche mortalmente. Per quanto riguarda poi la questione dei terremoti, cosa possiamo dire? Anche qui posso rispondere con sicurezza come dogmatico: una cosa è sicura, che i cataclismi, la natura, i disordini della natura, tutte quelle azioni della natura che mettono in pericolo la vita umana sono di tanti tipi, le alluvioni, eccetera, hanno una spiegazione di carattere teologico. Non sto facendo il geologo, distinguiamo bene i campi - un conto è una causa fisica di un terremoto, non è il mio campo, lascio tutto il campo agli esperti e mi auguro con tutto il cuore che la scienza progredendo, possa – e ci arriveremo un giorno, ci arriveremo! Come abbiamo fatto tante conquiste, arriveremo in qualche modo a capire quali sono le cause e quindi fare in modo o di difenderci da questi terremoti, poterli prevedere, o (adesso non vorrei spararla grossa) chi non sa che un giorno non arriveremo anche a impedirli, perché no? Comunque, chiuso questo, io sono un teologo, andiamo avanti col discorso teologico. Dal punto di vista teologico questi disastri sono una conseguenza del peccato originale, quindi si possono considerare veramente come castigo del peccato originale – anche se la parola non piace, ma io la dico lo stesso, è una parola biblica, non c’è nessun problema. Naturalmente bisogna intendere bene cosa si intende per castigo. Poi un'ultima domanda che lei dice: ma non saranno un castigo divino per azioni commesse oggi nella nostra società? Questo è un discorso molto più delicato, eventualmente si può avere una qualche opinione, qui non si riesce a raggiungere una sicurezza, a meno che uno non abbia un'illuminazione divina. Io vi dico questo, una mia opinione personalissima. Mi ha profondamente colpito questa enorme disgrazia della distruzione della chiesa, che ricorda a Norcia San Benedetto. Mi ha colpito molto, ripeto, non voglio trarre delle conclusioni che rischierebbero quasi la superstizione, però vi confesso che mi ha molto colpito in questo senso: chi è stato Benedetto? Benedetto è il patrono d'Europa, è il padre della civiltà cristiana europea. Oggi, ormai, i più grandi studiosi non solo cattolici, ma anche laici, stanno constatando una gravissima crisi nell'Europa, e anche l'altro giorno ascoltavo una conferenza del professor Gotti Tedeschi, che è un grande economista ma nello stesso momento è anche filosofo, è anche teologo, e si è fermato su questa situazione e ha mostrato il legame che c'è tra la crisi economica europea e la crisi spirituale europea. Adesso non mi diffondo ma è stata interessantissima, tra l'altro ha accennato a come [...]...esimo interessante, anche lui, economista di fama internazionale ha detto che la crisi della famiglia, il calo delle nascite, è legato anche al processo di "miserimento" verso il quale noi stiamo andando con la dissoluzione, col fatto che le industrie vanno all'estero sta succedendo che i grandi sogni di potenza europea stanno cadendo e in altre grandissime zone del pianeta come in Cina, in America Latina, in Africa, lì non c'è questo calo di nascite, ci sono famiglie numerose, negli stessi paesi islamici, e lì è in atto un grosso sviluppo economico per cui noi europei che vantavamo questa bella idea, questa idea malthusiana che la riduzione delle nascite avrebbe aumentato la ricchezza, sta succedendo l'inverso. Allora arrivo al dunque: castigo divino. Vedete un po’, insomma, si ha l’impressione che queste offese che si recano alla legge divina, pensate alla dignità della famiglia, alla dignità del matrimonio, alla stessa dignità dell’unione sessuale, al limite, no? Vien fatto veramente di pensare che qui siamo davanti, chiamiamolo castigo divino, certamente è un richiamo molto forte della provvidenza, ma non tanto nel senso, non diciamo nel senso afflittivo, ma nel senso di richiamo alle coscienze, per ritrovare quelli che sono i principi della legge naturale.