martedì 31 maggio 2016

L'ora Santa e i primi sei giovedì del mese





I primi sei giovedì del mese


Amore al SS. Sacramento in
Alexandrina Maria da Costa
(salesiana cooperatrice 1904-1955)
Messaggera dell'Eucaristia

Attraverso Alexandrina Gesù chiede che:

"... venga ben predicata e ben propagata la devozione ai Tabernacoli,
 perchè per giorni e giorni le anime non Mi visitano, non Mi amano, non riparano...
Non credono che Io abito là.
Voglio che si accenda nelle anime la devozione verso queste prigioni d'Amore...
Sono tanti coloro che, pur entrando nelle Chiese, neppure Mi salutano
e non si soffermano un momento ad adorarMi.
Io vorrei molte guardie fedeli, prostrate davanti ai Tabernacoli,
per non lasciarvi accadere tanti e tanti crimini"
(1934)

Durante gli ultimi 13 anni di vita, Alexandrina visse di sola Eucarestia,
senza alimentarsi più. E' l'ultima missione che Gesù le affida:

"...Faccio che tu viva solo di Me, per provare al mondo ciò che vale l'Eucaristia,
e ciò che è la mia vita nelle anime: luce e salvezza per l'umanità"
(1954)

Pochi mesi prima di morire la Madonna le disse:

"...Parla alle anime! Parla dell'Eucaristia! Parla loro del Rosario!
Che si alimentino della carne di Cristo, della preghiera e del Mio Rosario ogni giorno!"
(1955).


Richieste e promesse di Gesù


"Mia figlia, fa' che io sia amato, consolato e riparato nella mia Eucarestia.
Di' in mio nome che a quanti faranno bene la Santa Comunione,
con sincera umiltà, fervore e amore per i primi 6 giovedì consecutivi
e passeranno un'ora di Adorazione davanti al Mio Tabernacolo
in intima unione con Me, prometto il cielo.
Di' che onorino attraverso l'eucaristia le Mie Sante Piaghe,
onorando per prima quella della Mia sacra spalla, così poco ricordata.
Chi al ricordo delle Mie Piaghe unirà quello dei dolori della Mia Madre benedetta
e per loro Ci chiederà grazie spirituali o corporali, ha la Mia promessa che saranno accordate,
a meno che non siano di danno per la loro anima.
Nel momento della loro morte condurrò con Me la Mia Santissima Madre per difenderli."
(25-02-1949)

" Parla dell'Eucaristia, prova dell'Amore infinito: è l'alimento delle anime.
Di' alle anime che Mi amano, che vivano unite a Me durante il loro lavoro;
nelle loro case, sia di giorno che di notte, si inginocchino sovente in spirito, e a capo chino dicano:

Gesù, vi adoro in ogni luogo
dove abitate Sacramentato;
Vi faccio compagnia per coloro che Vi disprezzano,
Vi amo per coloro che non Vi amano,
Vi dò sollievo per coloro che Vi offendono.
Gesù, venite al mio cuore!

Questi momenti saranno per Me di grande gioia e consolazione.
Quali crimini si commettono contro di Me nella Eucaristia!"


Origine dell'Ora Santa


La pratica dell’Ora Santa, risale direttamente alle rivelazioni di Paray-le-Monial e attinge, di 
conseguenza, la sua origine dal Cuore stesso di nostro Signore. Santa Margherita Maria Alacoque  pregava davanti al Santissimo Sacramento esposto. Nostro Signore si presentò a lei in una splendida luce: le indicò il suo Cuore e si lamentò amaramente dell’ingratitudine di cui era oggetto da parte dei peccatori. «Ma almeno — aggiunse — dammi la consolazione di supplire alle loro ingratitudini, per quanto potrai esserne capace». Ed Egli stesso indicò alla sua serva fedele i mezzi da utilizzare: la Comunione frequente, la Comunione del primo venerdì del mese e l’Ora Santa. «Tutte le notti dal giovedì al venerdì — le disse — ti farò partecipare alla stessa tristezza mortale che volli provare nell’Orto degli Ulivi: questa tristezza ti condurrà senza che tu lo possa comprendere, ad una specie d’agonia più dura a sopportarsi della morte. E per unirti a me, nell’umile preghiera che presenterai allora al Padre mio, in mezzo a tutte le angosce, ti alzerai tra le ventitré e mezzanotte, per prostrarti per un’ora con me, con la faccia a terra, sia per calmare la collera divina chiedendo misericordia per i peccatori, sia per addolcire in certo modo l’abbandono dei miei apostoli, che mi obbligò a rimproverarli di non aver potuto vegliare un’ora con me; durante quest’ora tu farai quello che io t’insegnerò». In altro luogo la Santa soggiunge: «Egli mi disse in quel tempo che tutte le notti, dal giovedì al venerdì, avrei dovuto alzarmi nell’ora indicatami per dire cinque Pater e cinque Ave Maria, prostrata a terra, con cinque atti di adorazione, che Egli mi aveva insegnato, per rendergli omaggio nell’estrema angoscia che Gesù aveva sofferto nella notte della sua Passione».

Storia di Santa Margherita Maria Alacoque e dell'Ora Santa

Ella fu sempre fedele a questa pratica: «Non so — scrive una delle sue Superiore, Madre Greyflé — se Vostra Carità ha saputo che ella aveva l’abitudine, fin da prima che fosse presso di voi, di fare un’ora d’adorazione, nella notte dal giovedì al venerdì, che cominciava dalla fine del mattutino, fino alle undici; restando prostrata con la faccia a terra, con le braccia in croce, io le feci cambiare posizione solamente nel tempo in cui le sue infermità erano più gravi e (le consigliai) piuttosto (di) stare in ginocchio con le mani giunte o le braccia incrociate sul petto». Nessuna fatica, nessuna sofferenza poterono impedirle questa devozione. L’obbedienza alle Superiore era la sola cosa capace di farle smettere questa pratica, perché nostro Signore le aveva detto: «Non fare nulla senza l’approvazione di quelli che ti guidano, affinché avendone l’autorità dall’obbedienza, Satana non possa ingannarti, poiché il demonio non ha alcuna forza su coloro che obbediscono». Tuttavia quando le sue Superiore le proibivano questa devozione, nostro Signore manifestava il suo 
dispiacere. «Volli perfino impedirgliela totalmente, — scrive Madre Greyflé — ella ubbidì all’ordine che le diedi, ma spesso, durante questo periodo d’interruzione, veniva da me, timidamente, per espormi che le pareva non fosse gradita a nostro Signore questa decisione troppo radicale e che temeva che Egli avrebbe poi manifestato il suo disappunto in modo tale che io ne avrei sofferto. Tuttavia non desistetti, ma vedendo suor Quarré morire quasi improvvisamente per un flusso di sangue di cui nessuna (in precedenza) era stata malata nel monastero e alcune altre circostanze che accompagnarono la perdita di un così buon soggetto, chiesi subito a Suor Margherita di riprendere l’ora di adorazione e fui perseguitata dal pensiero che quella fosse stata la punizione di cui ella mi aveva minacciato da parte di nostro Signore». Margherita continuò dunque a praticare l’Ora Santa. «Questa cara sorella — dicono le contemporanee  — e ha sempre continuato a vegliare l’ora della preghiera della notte, dal giovedì al venerdì fino all’elezione della nostra venerata Madre», cioè la madre Lévy de Chàteaumorand, che gliela proibì di nuovo, ma Suor Margherita non visse più di quattro mesi dall’elezione della nuova Superiora.

Dopo la morte di Santa Margherita Maria Alacoque

Senz’alcun dubbio il suo esempio assiduo e l’ardore del suo zelo condussero molte anime a questa bella veglia con il Sacro Cuore. Tra i numerosi istituti religiosi che si dedicano al culto di questo Cuore divino, tale pratica fu tenuta in grande onore e lo fu specialmente nella Congregazione dei Sacri Cuori. Nel 1829 P. Debrosse S.l. fondò, a Paray-le-Monial, la Confraternita dell’Ora Santa, che Pio VI li approvò. Questo stesso Pontefice accordò il 22 dicembre 1829 ai membri di questa Confraternita un’indulgenza plenaria ogni volta che avessero praticato l’Ora Santa. Nel 1831 papa Gregorio XVI estese questa indulgenza ai fedeli del mondo intero, alla condizione che fossero iscritti nei registri della Confraternita, divenuta Arciconfraternita il 6 aprile 1866, per l’intervento del sommo pontefice Leone XIII.15 Da allora in poi i Pontefici non hanno cessato di incoraggiare la pratica dell’Ora Santa e il 27 marzo 1911 San Pio X accordò all’Arciconfraternita di Paray-le-Monial il grande privilegio di affiliarsi le confraternite dello stesso nome e di farle beneficiare di tutte le indulgenze di cui essa gode.

Lo Spirito dell'Ora Santa

Nostro Signore stesso indicò a Santa Margherita Maria con quale spirito dev’essere fatta questa preghiera. Per esserne convinti basta ricordare gli obiettivi che il Sacro Cuore chiese di avere alla sua confidente. Ella doveva, come abbiamo visto:

1. calmare la collera divina;
2. chiedere misericordia per i peccati;
3. riparare per l'abbandono degli apostoli.

È superfluo soffermarsi a considerare il carattere d'amore compassionevole e riparatore che hanno questi tre scopi. Non c’è da meravigliarsi d’altronde, poiché tutto, nel culto del Sacro Cuore, converge verso questo amore misericordioso e questo spirito di riparazione. Per convincersene basta rileggere il racconto delle apparizioni del Sacro Cuore alla Santa:

«Un’altra volta, — ella disse — in tempo di carnevale… Egli si presentò a me, dopo la Santa Comunione, con l’aspetto di un Ecce Homo carico della sua croce, tutto coperto di piaghe e di ferite; il suo sangue adorabile sgorgava da tutte le parti e diceva con voce dolorosamente triste: «Non ci sarà dunque nessuno che abbia pietà di me e che voglia compatire e partecipare al mio dolore, nello stato compassionevole in cui mi mettono i peccatori, soprattutto adesso?».

Nella grande apparizione, ancora lo stesso lamento:

«Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini, che niente ha risparmiato fino ad esaurirsi ed a consumarsi per attestare loro il suo amore; e per riconoscenza, dalla maggior parte di essi io ricevo solo ingratitudini con i loro sacrilegi e con la freddezza e il disprezzo che hanno per me in questo Sacramento d’amore. Ma ciò che mi fa ancor più male, è che proprio dei cuori a me consacrati si comportano così».

Chiunque ha sentito questi amari lamenti, questi giusti rimproveri di un Dio oltraggiato dal disprezzo e dall’ingratitudine, non si meraviglierà della profonda tristezza che domina in queste Ore Sante, né di trovarvi sempre, dovunque, l’accento del richiamo divino. Noi abbiamo semplicemente voluto far sentire l’eco fedelissima dei lamenti ineffabili (Cfr. pm 8,26) del Getsemani e di Paray-le-Monial. Ora, nell’una come nell’altra occasione, Gesù più che parlare, sembra singhiozzare d’amore e di tristezza. Così non ci stupiremo di sentirci dire dalla Santa: «Poiché l’obbedienza mi ha permesso questo (l’Ora Santa), non si può dire quello che io ne soffrivo, perché mi sembrava che questo Cuore divino versasse nel mio tutta la sua amarezza e riducesse l’anima mia in tali angosce ed agonie così dolorose, che mi pareva talvolta doverne morire». Non perdiamo però di vista lo scopo finale che nostro Signore si propone con il culto del suo Cuore divino, che è il trionfo di questo Cuore Sacratissimo: il suo Regno d’Amore nel mondo.

Ascoltiamo la spiegazione che lo stesso Salvatore Divino diede a Margherita:

«Egli mi fece vedere — dice la Santa — che questa devozione era come un ultimo sforzo del suo amore, il quale voleva favorire gli uomini in questi ultimi secoli, con questa redenzione amorosa per ritrarli dall’impero di Satana che Egli voleva rovinare, per metterci sotto la dolce libertà dell’impero del suo amore, che Egli voleva stabilire nei cuori di tutti quelli che avrebbero voluto abbracciare questa devozione». Altrove la Santa scrive ancora: «Egli regnerà nonostante i suoi nemici e si renderà il padrone dei cuori ch’Egli vuole possedere, giacché è lo scopo principale di questa devozione convertire le anime al suo amore». Questa promessa profetica e consolante di cui noi vediamo ogni giorno l’attuazione, è ricorrente nei suoi scritti. L’Ora Santa deve dunque servire a preparare e a stabilire questo Regno del Sacro Cuore; essa lo prepara infatti, soprattutto se si prega pubblicamente e con solennità. Per assecondare questo sforzo del Cuore divino, per cooperare al suo trionfo, noi gli terremo compagnia nell’Ora Santa fino a che, con Lui e per Lui, raggiungeremo la vittoria o la morte. Ecco perché spesso i suoi fedeli adoratori ripetono: «Venga il Regno d’amore del tuo Cuore!». Questo grido deve offrirgli riparazione per l’abbandono nel quale lo lasciarono per tanti secoli i numerosi figli ingrati…

Pratica dell'Ora Santa

L’Ora Santa dev’essere una preghiera meditata: è un esercizio di preghiera mentale, dicono gli statuti, o di preghiere vocali, che ha per oggetto l’agonia di nostro Signore nell’Orto degli Ulivi, con gli scopi indicati dal Sacro Cuore e precedentemente citati. Si consiglia non una semplice lettura frettolosa ma lenta e meditata, affinché sia vera preghiera: in quest’ultimo modo il tempo necessario è stato calcolato di circa un’ora. L’Ora Santa come Nostro Signore l’ha insegnata a Santa Margherita Maria non si pratica in un giorno o in un’ora qualsiasi, ma nella serata del giovedì. Sarebbe più corretto riservarle l’ora dalle ventitré a mezzanotte, tuttavia, per favorire questa santa pratica e affinché possa essere alla portata di tutti i fedeli, la Santa Chiesa autorizza ad anticiparla. Si può dunque sempre praticarla dopo le ore 16. Prima di iniziare la preghiera sarà bene determinare le intenzioni particolari per le quali si desidera offrirla. La devozione dell’Ora Santa si fa in gruppo o soli, in chiesa o altrove. Le persone che non avranno la possibilità di pregare ai piedi del tabernacolo, potranno farlo nella loro abitazione davanti all’immagine di Cristo Re. Nelle parrocchie, nelle comunità …, si potrà più facilmente farla in serata, davanti al Santissimo Sacramento esposto. Per acquistare l’indulgenza conferita alla pratica dell’Ora Santa, bisogna farsi iscrivere all’Arciconfraternita dell’Ora Santa. Per questo basta mandare il proprio nome e cognome al Monastero della Visitazione di Paray-le-Monial (Saóne-et-Loire) o ad una delle Confraternite affiliate. [NOTA: Confermiamo che la Confraternita è ancora attiva, per iscriversi è possibile scrivere al Monastero della Visitazione di Paray-le-Monial visitation-paray@orange.fr ]. Con questa iscrizione non si contrae l’obbligo di fare l’Ora Santa ogni settimana e neppure ogni mese, ma i fedeli associati dei Sacri Cuori e membri delle famiglie che riconoscono particolarmente la regalità del Sacro Cuore, si sentiranno onorati di farla regolarmente almeno la vigilia del primo venerdì del mese, e, se possibile, tutte le settimane, come faceva la Santa. Bisogna notare che le comunità religiose hanno il privilegio dell’iscrizione collettiva per la quale tutti i loro membri presenti e futuri sono inclusi. Tuttavia ciascun religioso (o religiosa) ottiene l’indulgenza solo il giorno in cui fa personalmente l’Ora Santa. È un privilegio della comunità, quanto ai laici, nessuno può essere iscritto a sua insaputa. Gli associati all’Ora Santa possono acquistare un’indulgenza plenaria applicabile alle anime del Purgatorio ogni volta che fanno l’Ora Santa, e questo con le condizioni ordinarie: Confessione entro gli otto giorni, Comunione il giovedì o il venerdì, preghiera secondo l’intenzione del Santo Padre in una chiesa o cappella pubblica. Ancora un’ultima parola sulla pratica. In queste Ore Sante, noi presentiamo spesso il Sacro Cuore mentre soffre gli orrori dell’agonia, come se fosse maltrattato e ferito in quel momento dai delitti dei peccatori. Ciò non vuol dire che nostro Signore possa ancora essere colpito dai nostri misfatti e dai nostri peccati. Dopo la sua morte dolorosa e la sua gloriosa risurrezione, Egli non è più soggetto alla sofferenza e la morte con le sue conseguenze non Lo toccano più (Cfr. Rm 6,9) perché ha vinto la morte, pena del peccato (Cfr. Rm 5,12). Egli è presente nel Santo Sacramento come è in cielo, glorioso e felice e gode per sempre e ad ogni istante la ricompensa delle sue opere redentrici (Cfr. Eb 10,12). Il modo prodigioso, peraltro, per cui Egli è presente sotto le specie sacramentali, basterebbe per sottrarlo ai nostri attacchi e ai nostri tentativi criminali. Perché dunque parlare così? Ma perché proprio così parla lo stesso nostro Signore, in quasi tutte le apparizioni alla Santa. Perché Egli agisce ancora così, quando si mostra a Santa Geltrude e agli amici del Sacro Cuore, Perché durante l’orribile agonia nell’Orto degli Ulivi (Cfr. Le 22,43) e durante tutta la Passione, il suo Cuore ha realmente sanguinato sotto i colpi che i nostri peccati Gli causavano. Anche per colpa nostra, quindi, Gesù ha sofferto; i nostri peccati attuali sono dei veri sforzi criminali per ferire e trafiggere il Cuore amantissimo del Re d’amore. Se i nostri peccati non Lo raggiungono ora… non dipende da noi…  Egli, nel periodo della sua vita terrena, ha previsto tutto, tutto compreso, tutto penetrato, e ne è stato afflitto fino alla morte (Cfr. Mt 26,38) questa triste visione gli ha fatto versare lacrime di sangue (Cfr. Le 22,44). Affrettiamoci ad aggiungere ch’Egli ha anche previsto tutte le nostre riparazioni, tutti i nostri atti di virtù per consolarlo e ricambiare il suo amore. Dunque sono i nostri delitti e le nostre ingratitudini le vere cause delle sue sofferenze e della sua morte crudele, che Lo fanno parlare in questo modo così adattato alla nostra povera natura, così necessario anzi perché i nostri cuori di carne siano commossi ed attratti! «Non ci sarà nessuno che abbia pietà di me e che voglia compatire e partecipare al mio dolore nello stato pietoso in cui mi mettono i peccatori, specialmente adesso?».

Conclusione

Che i sacerdoti e i religiosi, che tutti gli apostoli del Cuore divino si ricordino dunque il significato profondo e la meravigliosa efficacia di questa devozione. «Le più grandi grazie che io ricevevo dalla sua bontà — dice la Santa — erano nella Santa Eucaristia e nella notte, soprattutto quella dal giovedì al venerdì, in cui ottenevo degli ineffabili favori». Non dimentichiamo le promesse del Sacro Cuore in favore dei suoi apostoli: «Sembra che Egli mi abbia fatto vedere che molti nomi erano scritti (nel suo Cuore) in forza del desiderio che essi hanno di farlo onorare e che perciò Egli non permetterà mai che ne siano cancellati». Che siano dunque numerosi gli apostoli e le anime che, santificate da quest’amore, possono esclamare insieme alla confidente del Sacro Cuore:

«O Cuore liberalissimo, sii tutto il nostro tesoro e la nostra pienezza, Ti prego, non tollerare che io sia eternamente priva d’amore per Te. lo desidero ardentemente d’essere unita a Te, di possederti, d’inabissarmi in Te, per non vivere più se non di Te, che sei il mio rifugio per sempre… Ch’io non viva che di Te e per Te. Sii dunque la mia vita, il mio amore! Così sia».

Fonte: vedi qui



Dagli scritti di S. Margherita Maria Alacoque

Prima rivelazione

Una volta, mentre ero davanti al Santo Sacramento con un po’ di tempo a disposizione, (ché, di solito, i compiti affidatimi non me ne lasciavano molto) mi trovai tutta investita della sua divina presenza e con tanta forza da farmi dimenticare me stessa e il luogo in cui mi trovavo. Mi abbandonai al suo divino Spirito e, affidando il mio cuore alla potenza del suo amore, mi fece riposare a lungo sul suo divin petto e mi scopri le meraviglie del suo Amore e i segreti inesplicabili del suo Sacro Cuore, che mi aveva tenuti nascosti fino a quel momento, nel quale me lo apri per la prima volta. E lo fece in modo così reale e sensibile da non permettermi ombra di dubbio, dati gli effetti che questa grazia ha prodotto in me, anche se temo sempre di illudermi in tutto ciò che mi riguarda.
 Ed ecco come, mi sembra, siano andate le cose. Mi disse: «Il mio divin Cuore è tanto appassionato d’amore per gli uomini e per te in particolare, che, non potendo più contenere in sé stesso le fiamme del suo ardente Amore, sente il bisogno di diffonderle per mezzo tuo e di manifestarsi agli uomini per arricchirli dei preziosi tesori che ti scoprirò e che contengono le grazie santificanti e in ordine alla salvezza, necessarie per ritrarli dal precipizio della perdizione.
 Per portare a compimento questo mio grande disegno ho scelto te, abisso d’indegnità e di ignoranza, affinché appaia chiaro che tutto si compie per mezzo mio ».
 Poi mi domandò il cuore e io Lo supplicai di prenderlo. Lo prese e lo mise nel suo Cuore adorabile, nel quale me lo fece vedere come un piccolo atomo, che si consumava in quella fornace ardente. In un secondo tempo lo ritirò come fiamma incandescente in forma di cuore e lo rimise dove l’aveva preso, dicendomi: «Eccoti, mia diletta, un prezioso pegno del mio amore che racchiude nel tuo costato una piccola scintilla delle sue fiamme più vive, affinché ti serva da cuore e ti consumi fino all’ultimo istante della tua vita.
 Il suo ardore non si estinguerà mai e potrà trovare un po’ di refrigerio soltanto in un salasso, che Io segnerò talmente col Sangue della mia Croce, da fartene riportare più umiliazione e sofferenza che sollievo. Per questo voglio che tu chieda con semplicità questo rimedio, sia per mettere in pratica ciò che ti viene ordinato, sia per darti la soddisfazione di versare il tuo sangue sulla croce delle umiliazioni ».
«E in segno che la grande grazia che ti ho concessa, non è frutto di fantasia, ma il fondamento di tutte le altre grazie che ti farò, il dolore della ferita del tuo costato, benché lo l’abbia già richiusa, durerà per tutta la tua vita e se finora hai preso soltanto il nome di mia schiava, ora voglio regalarti quello di discepola prediletta del mio Sacro Cuore ».
 Dopo questo insigne favore che durò per molto tempo, durante il quale non sapevo se mi trovassi in cielo o in terra, stetti parecchi giorni come tutta infiammata e inebriata, talmente fuori di me da non potermi riavere, né poter pronunciar parola se non con grande sforzo; e dovevo farmi ancora più violenza per riuscire a mangiare e per partecipare alla ricreazione comune perché non avevo più forze per superare la mia sofferenza.
 Mi sentivo profondamente umiliata; non riuscivo a dormire perché la ferita, il cui dolore mi è così prezioso, mi causa delle vampate così ardenti da consumarmi e bruciarmi viva.
 Mi sentivo poi tanto piena di Dio, che non riuscivo a spiegarlo alla superiora, come avrei desiderato e fatto, anche se riferire queste grazie mi mette sempre in uno stato di confusione e di vergogna, a causa della mia indegnità; preferirei piuttosto rivelare al mondo intero i miei peccati.
 Sarebbe stata per me una consolazione, se mi avessero permesso di fare, in refettorio, ad alta voce, la confessione generale, per mostrare l’abisso di corruzione che è in me e perché non si attribuissero a mio merito le grazie che ricevevo.

La seconda rivelazione

Il dolore del costato, al quale ho appena accennato, si rinnovava ogni primo venerdì del mese in questo modo: il Sacro Cuore mi si presentava come un sole sfolgorante di vivissima luce, i cui infocati raggi cadevano a piombo sul mio cuore, che subito si accendeva di fuoco tanto ardente che sembrava dovesse ridurmi in cenere. In quell’occasione il divino Maestro mi manifestava ciò che desiderava da me e mi svelava i segreti del suo dolce Cuore.
 Una volta, in particolare, mentre era esposto il Santo Sacramento, sentendomi tutta assorta nell’intimo del mio essere per un raccoglimento straordinario di tutti i miei sensi e di tutte le mie facoltà, Gesù Cristo, il mio dolce Maestro, si presentò a me tutto splendente di gloria con le sue cinque piaghe sfolgoranti come cinque soli.
 Da ogni parte di quella sacra Umanità si sprigionavano fiamme, ma soprattutto dal suo adorabile petto, che somigliava a una fornace ardente. Dopo averlo scoperto, mi mostrò il suo amante e amabilissimo Cuore, sorgente viva di quelle fiamme.
 Fu allora che mi svelò le meraviglie inesplicabili del suo puro Amore e fino a quale eccesso questo lo avesse spinto ad amare gli uomini, dai quali poi non riceveva in cambio che ingratitudini e indifferenza. « Questo, mi disse, mi fa soffrire più di tutto ciò che ho patito nella mia Passione, mentre se, in cambio, mi rendessero almeno un po’ di amore, stimerei poco ciò che ho fatto per loro e vorrei, se fosse possibile, fare ancora di più.
Invece non ho dagli uomini che freddezze e ripulse alle infinite premure che mi prendo per far loro del bene ».

 «Almeno tu dammi la gioia, ma almeno tu dammi la gioia di compensare, per quanto ti è possibile, la loro ingratitudine». Confessando io la mia incapacità, mi rispose: «Tieni, eccoti con che supplire alla tua pochezza». E in quel mentre il divin Cuore si aprì e ne uscì una fiamma così ardente, che temetti di esserne consumata, perché ne fui tutta penetrata, e non potendo più sostenerla, gli chiesi di aver compassione della mia debolezza. Ed Egli: «Sarò Io la tua forza, non temere; ma presta sempre attenzione alla mia voce e a ciò che ti chiedo, per portare a termine i miei disegni».

Primi venerdì e ora santa

«Prima di tutto mi riceverai nella Comunione tutte le volte che l’obbedienza te lo permetterà, anche se te ne verranno mortificazioni e umiliazioni, che tu accetterai come pegno del mio Amore.
 Inoltre ti comunicherai il primo venerdì di ogni mese e, infine, tutte le notti che vanno dal giovedì al venerdì, ti farò partecipe di quella mortale tristezza che ho provato nell’orto degli ulivi.
 Sarà un’amarezza che ti porterà, senza che tu possa comprenderlo, a una specie di agonia più dura della stessa morte. Per tenermi compagnia in quell’umile preghiera che allora, in mezzo alle mie angosce, presentai al Padre, ti alzerai fra le undici e mezzanotte per prostrarti con la faccia a terra, insieme a me, per un’ora.
 E questo sia per placare la divina collera, col chiedere misericordia per i peccatori, sia per addolcire in qualche modo l’amarezza che provai per l’abbandono dei miei Apostoli, che mi obbligò a rimproverarli di non essere stati capaci di vegliare un’ora assieme a me.
 Ascoltami bene, figlia mia, non credere tanto facilmente e non fidarti di qualsiasi spirito, perché Satana smania d’ingannarti. Per questo non devi far niente senza l’approvazione di coloro che ti guidano; perché, quando sei autorizzata dall’obbedienza, il demonio non ti può nuocere, non avendo nessun potere su quelli che obbediscono».

La terza grande rivelazione

Una volta mentre ero davanti al SS.mo Sacramento, (era un giorno dell’ottava del «Corpus Domini») ricevetti dal mio Dio grazie straordinarie del suo Amore; mi sentii spinta dal desiderio di ricambiarlo e di rendergli amore per amore. Egli mi rivolse queste parole: «Tu non puoi mostrarmi amore più grande che facendo ciò che tante volte ti ho domandato».
 Allora scoprendo il suo Divin Cuore mi disse: «Ecco quel Cuore che tanto ha amato gli uomini e che nulla ha risparmiato fino ad esaurirsi e a consumarsi per testimoniare loro il suo Amore.
 In segno di riconoscenza, però, non ricevo dalla maggior parte di essi che ingratitudini per le loro tante irriverenze, i loro sacrilegi e per le freddezze e i disprezzi che essi mi usano in questo Sacramento d’Amore. Ma ciò che più mi amareggia è che ci siano anche dei cuori a me consacrati che mi trattano così ».
«Per questo ti chiedo che il primo venerdì dopo l’ottava del “Corpus Domini”, sia dedicato a una festa particolare per onorare il mio Cuore, ricevendo in quel giorno la santa comunione e facendo un' AMMENDA D'ONORE (vedi qui)  per riparare tutti gli oltraggi ricevuti durante il periodo in cui è stato esposto sugli altari. Io ti prometto che il mio Cuore si dilaterà per effondere con abbondanza le ricchezze del suo divino Amore su coloro che gli renderanno questo onore e procureranno che gli sia reso da altri».

Visione della SS. Vergine

La tenera e filiale devozione che S. Margherita Maria nutriva verso la SS. Vergine le valsero la grande consolazione di varie sue apparizioni, fra cui una molto consolante, dalla Santa così descritta in una delle sue lettere:
 [ … ] Quella Regina di bontà, additando il Divin Cuore, continuò rivolta alle sue Figlie: «Ecco il prezioso tesoro manifestato a voi in modo particolare, dal tenero amore del Figliuolo mio verso il vostro Istituto, che Egli considera e ama come il suo caro Beniamino, e che perciò vuole arricchire di questa eredità sopra tutti gli altri…».”

Fonte:  vedi qui

Quando possibile aggiungo un contributo audio a corollario del post, anche in questo caso, di padre Giorgio Maria che cito spesso e volentieri:









Buon ascolto!

mercoledì 25 maggio 2016

I Grossi sassi della vita

Inserisco un racconto che potremmo anche definire un apologo, è un racconto che ho trovato spesso su internet, anche con delle varianti nel finale; non c'è e non conosco l'autore, io personalmente l'ho trovato leggendo questo libro del Cardinal Robert Sarah nel quale ad una domanda posta al Cardinale, Egli risponde con questo apologo, per evidenziare le Sue priorità nella vita.




Una volta un anziano professore venne contattato per tenere una lezione di formazione sulla “Pianificazione efficace del tempo” ad un gruppo di una quindicina di dirigenti di importanti aziende. Il corso faceva parte di una delle cinque sessioni della loro giornata di formazione, e il professore aveva a disposizione solamente un’ora “per fare lezione”.
In piedi, davanti a questo gruppo d’elite (pronto a prendere appunti su tutto ciò che l’esperto stava per insegnare), l’anziano professore li guardò ad uno ad uno, lentamente, e poi disse: “Adesso faremo un esperimento”.
Da sotto al tavolo che lo separava dagli allievi, il vecchio professore tirò fuori un grande recipiente di vetro da più di 4 litri, e lo posò delicatamente davanti a sé. Poi tirò fuori una dozzina di ciottoli grandi all’incirca come delle palle da tennis ed uno ad uno li mise delicatamente dentro il vaso. Quando questo fu riempito fino al bordo e fu impossibile aggiungere anche un solo sasso, alzò lentamente gli occhi verso i suoi allievi e domandò:”Questo vaso è pieno?” Tutti risposero “Sì”.
Attese qualche secondo e aggiunse: “Davvero?” Allora si chinò di nuovo e tirò fuori da sotto al tavolo un secondo contenitore, questa volta pieno di ghiaia. Con attenzione versò questa ghiaia sui grossi sassi e poi scosse leggermente il vaso. I pezzettini di ghiaia si infiltrarono tra i sassi fino al fondo del recipiente. L’anziano professore alzò nuovamente lo sguardo verso il suo uditorio e ridomandò: “Questo vaso è pieno?” Questa volta i suoi brillanti allievi cominciavano a comprendere il suo armeggiare.
Uno di essi rispose: “Probabilmente no!”
“Bene” rispose l’anziano professore. Si piegò di nuovo e questa volta tirò fuori da sotto al tavolo un secchio di sabbia. Con delicatezza versò la sabbia nel vaso. La sabbia andò a riempire gli Spazi tra i grossi ciottoli e la ghiaia. Ancora una volta domandò: “Questo vaso è pieno?” Questa volta, senza esitare e in coro, i suoi allievi risposero: “No!”
“Bene!” soggiunse il vecchio professore. E, come ormai si aspettavano i suoi prestigiosi allievi, prese la brocca dell’acqua che stava sul tavolo e riempì il vaso fino al bordo.
L’anziano professore alzò allora gli occhi verso il gruppo e domandò: “Quale grande verità ci dimostra questo esperimento?” Il più furbo, il più audace dei suoi allievi, ripensando all’argomento del corso rispose: “Dimostra che anche quando si crede che la nostra agenda sia completamente piena, ci si possono aggiungere altri appuntamenti, altre cose da fare”.
“No” rispose il vecchio professore “Non è questo. La grande verità che quest’esperimento ci dimostra è la seguente: se non si mettono per primi i sassi più grossi all’interno del vaso, non ci si potrà mettere tutto il resto in seguito”.
Ci fu un profondo silenzio, mentre ciascuno prendeva coscienza dell’evidenza di questa affermazione. L’anziano professore disse allora: “Quali sono i sassi più grossi nella vostra vita? La vostra salute? La vostra famiglia? I vostri amici e le vostre amiche? Realizzare i vostri sogni? Fare ciò che vi piace? Imparare? Difendere una causa? Essere rilassati? Darsi il tempo? O cose del tutto diverse? Quello che dobbiamo ricordarci è l’importanza di mettere per primi nella propria vita i sassi più grossi, altrimenti si rischia di non riuscire a fare . . . la propria vita. Se si dà Priorità alle minuzie (la ghiaia, la sabbia) ci si riempirà la vita di inezie e non si avrà a sufficienza del tempo prezioso da consacrare alle cose importanti della vita.
Allora non dimenticate di porvi la domanda: «Quali sono i sassi più grossi nella mia vita?» E poi metteteli per primi nel vostro vaso”. Con un cenno amichevole della mano l’anziano professore salutò il suo uditorio e lentamente uscì dall’aula. 

Chi volesse, può leggerlo a pag. 156, naturalmente io consiglio la lettura di tutto il libro...

sabato 21 maggio 2016

Non dobbiamo tradire Gesù come Giuda


L'altro giorno (venerdì 20 maggio) era il Venerdì della VII settimana delle ferie del Tempo Ordinario e il Vangelo era questo:

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 10,1-12.
In quel tempo, Gesù, partito da Cafarnao, si recò nel territorio della Giudea e oltre il Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli l'ammaestrava, come era solito fare.
E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: «E' lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?».
Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?».
Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma.
Ma all'inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina;
per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola.
Sicché non sono più due, ma una sola carne.
L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto».
Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse:
«Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei;
se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio».

Ho associato questo Vangelo con le infinite e controverse interpretazioni dell'Esortazione Apostolica "Amoris Laetitia" a quanto detto in questa omelia da padre Giorgio Maria, ascoltiamola attentamente:







Buon ascolto!

Torneremo nelle catacombe?




Siamo nel XXI° secolo, le sorti magnifiche del progresso, scientifico, tecnologico, sociale ed etico sono sotto ai nostri occhi, il progresso deve andare avanti e stritolare chi non vuole o riesce a stare al passo e sembra che a non riuscire a tenere questo passo siano soprattutto i cristiani specialmente i cattolici; il mondo laico, laicissimo anzi laicista, ma aggiungo anche totalitario, (ne ho parlato qui) ha fretta e vuole (!!!) lasciarci indietro, siamo un peso per i progetti futuri di questa élite mondialista; i sudditi di questo nuovo mondo non avranno, non dovranno, aver tempo per roba vecchia come il Cattolicesimo; nei progetti futuri se ci sarà una religione ad uso e consumo dei sudditi, sarà una religione di tipo sincretistico che sostanzialmente unirà tutte le religioni, le fedi e le scuole di pensiero, al di là dei dogmi e delle differenze formali ed esteriori; sarà una religione che mescolerà dottrine, liturgie e pratiche spirituali in una nuova dottrina, una nuova religione mondiale. A questa élite non interessa granché la religione in se stessa ma è funzionale al controllo delle masse di sudditi che la fruiranno e dalla quale saranno plasmati, ecco perché quella vecchia e brutta religione cattolica dà a loro fastidio, i cattolici (veri) sono liberi  [«Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». (Gv 8, 31-32)] e "loro" non vogliono persone libere, vogliono sudditi obbedienti come spiegato in questo libro. La trama di questo libro sembra avvicinarsi pericolosamente alla realtà (o viceversa) dei nostri giorni, e in prospettiva dei giorni immediatamente futuri che saremo forse costretti a vivere. Ne ho il timore per quanto accade intorno a noi e che viene dettagliatamente raccontato in questi articoli che riporto interamente:

Dopo la Cirinnà è a rischio la libertà religiosa

di Stefano Fontana   (20-05-2016)  

www.lanuovabq.it

L’approvazione del disegno di legge Cirinnà sul riconoscimento delle convivenze di fatto e delle unioni civili tra persone dello stesso sesso avrà delle conseguenze negative di rifiuto della libertà di religione e di oppressione per la vita della religione cattolica in particolare. Quando l’autorità politica disciplina una qualche realtà di fatto le conferisce un riconoscimento non solo giuridico ma anche politico. Col riconoscimento giuridico, l’autorità politica dichiara che quella situazione di fatto è buona, apprezzabile ed utile per il bene comune e per questo esprime una serie di diritti delle persone coinvolte che lo Stato deve proteggere e promuovere. Nel caso delle unioni tra persone dello stesso sesso, il riconoscimento giuridico implicitamente afferma che esse sono utili per il bene comune e, quindi, che lo Stato d’ora in avanti proteggerà e promuoverà i diritti personali che ne nascono. Non si tratta di situazioni eccezionali tollerate per motivi particolari. Questo è il passaggio che stanno avendo tutte le questioni cosiddette “etiche”, come per esempio l’aborto o, appunto, le unioni tra omosessuali: dallo stato di eccezione alla normalità di diritto.

E’ evidente, per questo motivo, che lo Stato, una volta approvata la legge, dovrà pretendere in tutti i campi l’equiparazione tra unione civile e matrimonio. Non potrà tollerare, almeno di diritto se non di fatto, zone extraterritoriali in cui tale equiparazione non venga rispettata e le coppie unite da matrimonio omosessuale vangano discriminate. Proprio questo collide con il principio della libertà di religione soprattutto nel campo dell’educazione, in quello della solidarietà e, infine, in quello strettamente ecclesiastico.

Nelle scuole pubbliche statali diventerà obbligatorio educare ad una sessualità non solo eterosessuale ma anche omosessuale. La Cirinnà non ne parla direttamente, ma è facile capire che, senza aspettare l’eventuale approvazione del ddl Fedeli che riguarda l’insegnamento gender nelle scuole statali, già essa pone le basi per questo obbligo. Obbligo da estendersi a tutto il sistema scolastico pubblico, comprese le scuole paritarie cattoliche o di altro orientamento filosofico o religioso. Le maglie si stringeranno e le scuole paritarie cattoliche non potranno opporsi all’obbligo di insegnare pariteticamente i vari modelli di sessualità, di famiglia e di genitorialità che lo Stato ha riconosciuto come legali e quindi come portatori di benefici per il bene comune. Le scuole paritarie cattoliche non riflettono a fondo su questo imminente pericolo. Lo fanno però alcuni genitori che si stanno già attrezzando in scuole parentali. Sappiano però che anche questa via, che la legislazione odierna permette, potrebbe domani essere sbarrata. Di recente il ministro della pubblica istruzione del Belgio ha detto che intende impedire che i genitori possano sottrarre i figli alla scuola statale per motivi confessionali. Come oggi lo Stato impedisce ai genitori di esonerare i figli dai corsi sulla sessualità e contro il bullismo omofobico appaltati alle associazioni LGBT, domani potrebbe impedire loro di istruire i figli a casa.

Uguale discorso va fatto per le molteplici realtà religiose nel campo della carità sociale. Come un consultorio cattolico fatica a non emettere la certificazione che fa transitare le donne verso l’aborto legale pena il taglio dei finanziamenti, così diventerà presto impossibile rifiutarsi di dare in affido o in adozione un bambino di strada ad una coppia omosessuale. Le Suore di Madre Teresa si rifiutano di farlo, ma su questo terreno la strada sarà per tutti in salita. Il braccio di ferro tra la Chiesa americana e la riforma sanitaria del presidente Obama insegna.

In un ambito più strettamente ecclesiastico, è altrettanto chiaro che affermare in pubblico da parte di un sacerdote o di un uomo di Chiesa un insegnamento religioso o morale lesivo dell’uguaglianza tra unione civile omosessuale e matrimonio naturale diventerà ben presto reato. Per l’Italia non sarà necessario aspettare l’approvazione del ddl Scalfarotto. Già la Cirinnà pone le basi per tutto questo. In Francia, se un sacerdote dall’ambone critica una legge dello Stato rischia da 3 a 6 mesi di reclusione. Non credo sia per questo che in Italia non si sente più nessun sacerdote che in un’omelia parli di aborto o di omosessualità, però il problema esiste ed è senz’altro lesivo della libertà di religione. Abbiamo già avuto il caso di qualche vescovo costretto ad asseragliarsi in episcopio per aver detto che l’omosessualità è un disordine, in futuro vescovi di questo tipo, se ce ne saranno ancora, potrebbero subire pressioni più gravi.

Del resto, la legge Cirinnà non parla in nessun caso di diritto all’obiezione di coscienza per motivi morali o religiosi. Un insegnante di scuola cattolica o un catechista di parrocchia non potrà fare obiezione di coscienza davanti all’imposizione di parlare in un certo modo dell’omosessualità. E, se non farà, come è probabile che avvenga in ampia misura, una preventiva censura condiscendevole verso i nuovi orientamenti, incontrerà seri guai. Come oggi viene licenziata una farmacista di una farmacia comunale che si rifiuti di vendere la pillola del giorno dopo perché potenzialmente abortiva, così in futuro un insegnante o un catechista subiranno pressioni ed angherie per aver continuato ad insegnare quanto è diventato proibito. La Chiesa diventerà Chiesa del silenzio oppure, se vorrà convivere senza essere perseguitata, dovrà non entrare più in nessuno di questi argomenti.

L’attacco è alla libertà di religione in generale, però sarà soprattutto la Chiesa cattolica a pagare. Le comunità luterane e protestanti non subiranno particolari angherie dal nuovo sistema di dominio in quanto su questi temi non hanno una dottrina né un’autorità religiosa che la faccia valere.  Le varie correnti protestanti – pur con le dovute eccezioni – si integrano abbastanza facilmente in quanto il mondo desidera da loro. Molte di esse hanno già accettato il “matrimonio” tra persone dello stesso sesso. Le comunità islamiche, che sono contrarie a queste leggi, vengono comunque tollerate dai poteri politici che tendono a non infastidirle, avendone anche paura. Alla fine non rimangono che i cattolici, non tutti dato che la secolarizzazione ha influenzato molto anche la Chiesa cattolica, come dimostrato dalle recenti inopinate aperture anche di personalità ecclesiastiche all’approvazione della legge Cirinnà e quindi al riconoscimento delle unioni civili tra persone omosessuali.

Il futuro sarà duro per la libertà di religione e specialmente per la libertà religiosa dei cattolici che vogliano rimanere fedeli alla propria dottrina e tradizione. Ad essi verrà progressivamente impedito di stabilire un nesso vitale tra la propria religione e la costruzione della comunità politica e saranno spinti sempre di più verso una religione privata, dato che per Dio non c’è più nessuno spazio pubblico. Se la fede non si congiunge con la ragione almeno sui temi del matrimonio, della famiglia e della procreazione, tutti frutti della creazione, essa perde qualsiasi pretesa e possibilità di esprimersi in pubblico.



.... e sempre seguendo questi ragionamenti:


L'ora è di smarrimento, ma la speranza non va perduta

di Stefano Fontana* (12-05-2016)   

www.lanuovabq.it

Nel pomeriggio di ieri, mercoledì 11 maggio 2016 la Camera ha approvato in via definitiva il disegno di legge Cirinnà sulle Unioni civili. A meno di un atto del Presidente della Repubblica che può rinviare le leggi approvate al Parlamento, atto possibile ma improbabile, l’Italia ha quindi una legge che riconosce giuridicamente le convivenze di fatto tra persone eterosessuali e le unioni civili tra persone omosessuali. La coppia omosessuale è completamente paragonata alla famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Lo stralcio della stepchild adoption (l’adozione del figlio del partner) dal testo della legge non ha modificato l’impianto generale della stessa e, anzi, sarà prossimamente fonte di altre preoccupazioni avendo il governo annunciato di voler rivedere la legge sull’adozione, appunto per permettere per quella via l’adozione da parte delle coppie omosessuali.

Il contenuto della legge ha gravissime conseguenze sociali. Il matrimonio e la famiglia sono potenzialmente distrutte. Tutto l’ordinamento giuridico, da una legge nazionale fino al regolamento di una scuola, dovrà essere inteso d’ora in poi come applicabile ad ogni tipo di famiglia. Tutte le politiche familiari – fiscali, abitative, scolastiche, giovanili, sanitarie …, dovranno essere svolte indifferentemente per le coppie eterosessuali sposate e con figli e per le coppie omosessuali naturalmente non fertili. L’omosessualità viene considerata utile per il bene comune e, quindi, dovrà essere insegnata nelle scuole accanto ad altre forme di relazione sessuale. Già oggi lo si fa ampiamente, ma di fatto. Da domani lo si dovrà fare di diritto.

La società viene concepita non come originata dalle famiglie, ma come una somma di individui che hanno diritto al riconoscimento dei loro desideri, qualsiasi essi siano, al di fuori di ogni norma naturale. Tra il potere politico che riconosce questi diritti e le lobbies che li promuovono si stabilirà una saldatura potente che stritolerà chiunque si ponga in mezzo. Non sarà più possibile parlare di bene e di verità nella sfera pubblica.

La strada è aperta all’approvazione di altre leggi nefaste e ingiuste, che stavano aspettando il lasciapassare della Cirinnà. Il ddl Fedeli, per esempio, che renderà obbligatorio l’insegnamento gender nelle scuole. Oppure il ddl Scalfarotto che impedirà di dire in pubblico ciò che si pensa a proposito dell’omosessualità e dell’omosessualismo. Si arriverà, come già ricordato sopra, all’adozione dei minori da parte di coppie omosessuali e, tramite la fecondazione eterologa, ormai completamente sdoganata dalle sentenze giudiziali e della Corte costituzionale, a forme di “famiglia” aperta e incrociata all’interno della quale i legami naturali saranno solo un ricordo.

La legge approvata dal Parlamento è ingiusta, dannosa, tragicamente contraria al bene della persona, della famiglia e della società. Il Presidente del Consiglio si dichiara cattolico. L’onorevole Boschi, ministro per i rapporti per il Parlamento si dichiara ripetutamente cattolica e, sono parole sue, «formatasi alle Giornate della gioventù volute da Giovanni Paolo II». Molti onorevoli del Partito democratico si dicono cattolici e i giornali li chiamano in gergo cattodem. A giungere in aiuto al governo in occasione della votazione al Senato erano giunti i parlamentari del gruppo guidato da Alfano, che si dicono cattolici. Molti deputati che hanno votato contro la legge Cirinnà appoggiano però il governo e continueranno ad appoggiarlo nonostante il loro voto contrario alla legge in questione. Questo panorama è squallido e indecoroso. Molti cattolici ne sono scandalizzati.

Durante il lungo percorso parlamentare del ddl Cirinnà, la base cattolica, e non solo, del nostro Paese si è mobilitata dando vita a due Family Day nel giugno 2015  e nel gennaio 2016. Le persone semplici che si sono assunte questo onere hanno salvato la faccia del mondo cattolico e il buon nome dell’Italia. Molte associazioni non si sono mai mobilitate e si sono adattate agli avvenimenti, quando non li hanno esse stesse promossi. Da parte della gerarchia ecclesiastica è prevalso il silenzio, quando non una comunicazione fuorviante. Nessuna traccia della Nota che i Vescovi avevano pubblicato nel 2007. Molti documenti del magistero, come la Nota della Congregazione della Dottrina della fede del 2003, sono stati trascurati o dimenticati.

Il governo è arrivato a far approvare la legge sulle Unioni civili con una arroganza politica mai vista in precedenza. Sia al Senato prima sia alla Camera poi, ha posto la fiducia. Fatto assolutamente inusitato, trattandosi di una legge ad alto contenuto etico ed antropologico che chiamava direttamente in causa la coscienza dei parlamentari. La posizione della fiducia ha impedito il confronto parlamentare e ha obbligato i parlamentari ad un voto politico. Così la politica ha schiacciato l’etica. Il governo ha completamente impedito una seria discussione parlamentare anche evitando di far passare il testo di legge in Commissione o blindandone il testo. Non era mai capitato prima, sicché molti osservatori hanno espresso vivo allarme per la democrazia.

In quest’ora drammatica e pericolosa, mentre non possiamo sperare niente dalle coscienze, anche cattoliche, che hanno deciso di adattarsi al vincitore di oggi e al pensiero unico di cui è portatore, la speranza può venire sia da un residuo di uomini politici che si sono finora opposti alla legge sulle unioni civili in Parlamento, spesso con grave sforzo personale e disagio, sia dalla coscienze più avvertite presenti nel Paese. È auspicabile che i primi diano corpo a iniziative politiche condivise e trasversali anche puntando su prossimi appuntamenti referendari; i secondi si uniscano e si mobilitino per far sentire che il Paese reale non corrisponde a quello delle lobbies e delle gerarchie del Palazzo.

La speranza ultima però viene dalla fede nell’aiuto del Signore e dall’uso delle forze della ragione che Egli ha posto in tutti noi. Nei momenti di sbandamento generale bisogna aggrapparsi con maggiore forza a Ciò Che Conta e lì ritrovare la forza e il coraggio di riprendere la lotta.

* Direttore dell'Osservatorio Cardinale Van Thuân sulla dottrina sociale della Chiesa

Proseguo il mio commento...

Quindi ecco spiegato il titolo del post: c'é un "potere" che ha dalla sua parte tutta la finanza e i capitali necessari, tutta la forza dei mass-media e della propaganda attuata attraverso gli strumenti di persuasione quali possono essere i film, la musica leggera (rock, pop), la televisione e internet, hanno anche il controllo politico di interi stati che legiferano su temi delicatissimi e scottanti quali sono quelli di natura morale ed etica fondanti la nostra stessa convivenza sociale; con questa massa d'urto, il "nuovo ordine mondiale" vuole eliminare il cristianesimo dalla faccia della terra e questo suo fine lo sta portando avanti da almeno tre secoli da quando nel 1717 nacque la "Prima gran loggia d'Inghilterra", ebbene sì il nemico mortale del cristianesimo è stato ed è la Massoneria, ....ehh ma va là...  (dirà più di uno...); parlare di massoneria è un po' generico e anche un po' qualunquista, ma solo perché é il nome stesso che é troppo generico; il "potere" che si cela e sottostà alla massoneria  potremmo chiamarlo in decine di altri modi, questo "potere" é una filosofia che ha nutrito decine di movimenti, si è diramato in decine di organizzazioni apparentemente scollegate e distanti tra loro per finalità e scopi ma come nel detto latino " Motus in fine velocior" che possiamo tradurre in "verso la fine il moto si fa più veloce", noi possiamo scorgere l'unità di intenti di tutte queste organizzazioni politiche economiche e culturali e lo sforzo congiunto per arrivare il più presto a questo stravolgimento epocale e mondiale, se i progetti di questa filosofia sono partiti lentamente tre secoli fa, via via si fanno sempre più pressanti, hanno fretta, da una parte credono di scorgere la realizzazione dei loro sogno, dall'altra parte, temono di non riuscire a compiere la loro opera, un mondo, una società in cui non ci sarà posto per il cristianesimo e allora come un leone ferito, diventano più aggressivi e pericolosi. Qui il ragionamento si allarga a dismisura e ci vorrebbero (e forse ci saranno) altri post per approfondire i legami tra (per esempio) capitalismo e marxismo, mondialismo e fabianesimo ecc. Quello su cui si sono soffermati i due articoli sopra citati è invece il pericolo immediato che corre la Chiesa e noi con Lei tale da chiedermi se: Torneremo nelle catacombe? Riusciranno a ricacciarci?

domenica 15 maggio 2016

Le tribolazioni accompagnano la nostra vita


Le tribolazioni, strumenti del demonio per allontanarci da Dio, cosa sono, come affrontarle e viverle per amore di Gesù. Anche oggi una breve meditazione di padre Giorgio Maria.







Buon ascolto!

sabato 14 maggio 2016

Siamo ancora una Democrazia? siamo sicuri di vivere in una democrazia?




Partiamo da un fatto: gli ultimi tre presidenti del consiglio dei ministri italiani (oggi si dicono "Premier") non sono stati né eletti, né votati (in libere elezioni), da nessuno, vero? sono stati in realtà, cooptati da un "potere" altrettanto elitario ed evanescente, non chiaramente individuabile, che però ha delle figure visibili, chessò: il presidente della Repubblica, il  presidente della Commissione europea, il presidente della BCE, il presidente del FMI e qualcun altro ancora più defilato ma non meno influente (questoquesto, questo questo,) basterebbe questo dato per porci il problema ma, una democrazia ha degli aspetti sostanziali che superano e travalicano quelli rappresentativi. Che cosa connota una democrazia? non basta andare a votare; se una democrazia è libera, ci vuole appunto la libertà; la libertà esiste solo a due condizioni: che sia non solo formalmente garantita, ma effettivamente esercitata; e che sia garantita ed esercitata nella sua integrità; perché la libertà e Una, o c’è o non c’è: non ne è consentita una esistenza parziale; nella nostra Costituzione diritti e doveri delimitano la nostra libertà, ma essa è continuamente messa in pericolo da moltissimi altri fattori: per esempio il fattore economico, se non abbiamo denaro o i mezzi per procurarcelo (lecitamente), saremo meno liberi, forse addirittura "schiavi" di qualcosa o qualcuno; se non siamo liberi di pensare e di esprimere il nostro pensiero (nelle forme regolamentate dalle leggi), allora anche in questo caso saremo meno liberi. La dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo ai numeri 18 e 19 enuncia: 

Articolo 18
Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti.

Articolo 19
Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.

Ma nella nostra società, i "poteri" che controllano la nostra convivenza civile, hanno un'idea diversa di libertà e democrazia, anzi la libertà dei cittadini la vogliono incanalare, condizionare, blandire con lusinghe fino ad arrivare eventualmente alla coercizione e alla violenza, se questi metodi sono funzionali al potere stesso. Il linguaggio è uno dei metodi con cui si incanala la libertà di espressione del cittadino, a questo scopo è nato il "politically correct", la "neolingua" cui tutti devono inchinarsi e cedere la sovranità della libertà. Lo sapete tutti: la neolingua è quella che ti "obbliga" a non usare determinate espressioni linguistiche e a sostituirle con altre più neutre e generiche, attenuate o alterate nel significato intrinseco del tipo: da cieco a non vedente o diversamente vedente; da sordo a non udente o diversamente udente; da invalido a handicappato fino a disabile o diversamente abile; cinicamente e (poco) umoristicamente qualcuno ha aggiunto: da morto a diversamente vivo! Tutti i giorni sono sotto ai nostri occhi notizie, che riportano quanto le nostre libertà, che ci deriverebbero dal vivere in una democrazia, siano vilipese, disprezzate, oltraggiate, sminuite e mutilate; una di queste notizie la riporto qui (ma è una fra le tante, tantissime): Un sacerdote suona le campane a morto per annunciare che... "Oggi è morta la famiglia naturale", per evidenziare l'approvazione della legge sulle unioni civili fatta dal Parlamento qualche giorno fa. Grave imprudenza nella situazione attuale dove le leggi si promulgano a colpi di voti di fiducia, idee politicamente corrette e gay-friendly (una persona, un'associazione, o un'attività economica, che è per l'appunto amichevole, aperta, accogliente nei confronti di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali); subito si scatena la controffensiva laicista e (appunto) gay-friendly contro quell'omofobo di sacerdote. Ma riprendo anche un'altra notizia che ci fa capire quanto la libertà di espressione sia in pericolo nella nostra povera ex italia cattolica: anche in questo caso gli attori sono il linguaggio "politically correct" e gli "ultimi moicani cattolici" vedi qui che si avviano ad essere perseguitati o estinti dalla società laicista imposta da quei  "poteri" sopra citati che vogliono prendersi tutto: le ricchezze materiali e quelle spirituali ...di interi popoli e nazioni. E per quanto detto sulla libertà di pensiero e di espressione, una terza notizia alquanto inquietante ci viene proposta da Maurizio Blondet vedi qui che ci avvisa (noi cristiani) di prepararci ad uniformarci alla volontà della maggioranza (laicista) o di essere pronti alle persecuzioni; i primi a patire queste persecuzioni, a causa, anche in questo caso, di una distorta visione della libertà, saranno i medici, che saranno obbligati a rinunciare al diritto di obiezione di coscienza oppure ad essere espulsi dal servizio sanitario nazionale... viva la libertà, viva la democrazia.... o noo?





venerdì 13 maggio 2016

Devozione al Sacro Cuore di Gesù e i primi nove venerdì del mese


Devozione al Sacro Cuore di Gesù


Ma, in cosa consiste, esattamente, la devozione al Sacro Cuore?

E una straordinaria e specialissima promessa del Sacro Cuore di Gesù con la quale Egli ci assicura l'importantissima grazia della morte in grazia di Dio, quindi la salvezza eterna. 

Nelle Sacre Scritture, il cuore non ha affatto i connotati sentimentali che ha invece assunto a partire dal secolo XIX con l'affermarsi di quel movimento culturale denominato romanticismo. Nelle Sacre Scritture il cuore non esprime il sentimento bensì la volontà. Leggiamo, per esempio, nel Salmo 118: "Con tutto il cuore ti cerco, non farmi deviare dai tuoi precetti". Il cuore esprime la volontà umana, esprime il suo desiderio di camminare verso la santità. Ma è una volontà densa di pensiero, come nel brano evangelico che dice: "Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore" (Luca 2,19). Il cuore non è il sentimento, ma l'anima che serba quelle cose e medita su di esse. Il cuore è la volontà della persona, è il suo elemento dinamico col quale considera e analizza le cose. Il Sacro Cuore di Gesù è questo in Nostro Signore. Il Sacro Cuore è il modo con il quale Egli considera tutte le cose, le analizza e le guida con la Sua volontà divina. E questa volontà deve trovare un'eco nel cuore dell'uomo. Per estensione, esiste anche la devozione, immensamente significativa, al Cuore Immacolato di Maria, che è come uno scrigno all'interno del quale troviamo il Sacro Cuore di Gesù. 


Il giorno della festa del Sacratissimo Cuore di Gesù, come richiesto dallo stesso Signore a S. Margherita Maria Alacoque, occorre assistere alla S. Messa e ricevere la S. Comunione in spirito di riparazione e fare uno o più atti di riparazione per le offese che il Divin Cuore di Gesù riceve dagli uomini, in particolare le offese, gli oltraggi e irriverenze verso il Santissimo Sacramento. 

A chi gli renderà quest'onore Egli ha promesso: 

- "il mio Cuore si dilaterà per effondere abbondantemente le grazie del suo divino amore su coloro che Gli renderanno quest'onore e procureranno che anche altri glielo rendano" 

- "Ho una sete ardente di essere onorato dagli uomini nel santissimo Sacramento: ma non trovo quasi nessuno che si adoperi ad estinguere la mia sete e corrisponda al mio amore"

A chi abbraccia la devozione al Sacro Cuore, Nostro Signore ha promesso un fiume di grazie.Ecco le precise parole con cui Gesù manifestò la Grande Promessa a S. Margherita Maria Alacoque:



«Io ti prometto, nell'eccesso della Misericordia del mio Cuore, che il Mio amore onnipotente concederà la grazia della penitenza finale a tutti coloro che si comunicheranno il primo venerdì del mese, per nove mesi di seguito. Essi non morranno nella Mia disgrazia, nè senza avere ricevuto i Santi Sacramenti, e in quegli ultimi momenti il Mio Cuore darà loro un sicuro asilo». 



Che cosa promette Gesù? 

Egli promette la coincidenza dell'ultimo istante della vita terrena con lo stato di grazia, per cui si è eternamente salvi in Paradiso. Gesù spiega la sua promessa con le parole: «essi non morranno in mia disgrazia, né senza aver ricevuto i Santi Sacramenti, e in quegli ultimi momenti il mio Cuore sarà loro un asilo sicuro». Le parole «né senza aver ricevuto i Santi Sacramenti» sono forse una sicurezza contro la morte improvvisa? Cioè chi avrà fatto bene i nove primi venerdì sarà certo di non morire senza prima confessarsi, aver ricevuto il santo Viatico e l'Unzione dell'Infermi? Importanti Teologi, commentatori della Grande Promessa, rispondono che questo non è promesso in forma assoluta, poiché:

1) chi, al momento della morte, si trova già in grazia di Dio, di per sé non ha bisogno dei Sacramenti per salvarsi eternamente; 
2) chi invece, negli ultimi momenti della vita, si trova in disgrazia di Dio, cioè in peccato mortale, ordinariamente per rimettersi in grazia di Dio ha bisogno almeno del Sacramento della Confessione. Però in caso d'impossibilità a confessarsi; oppure in caso di morte improvvisa, prima che l'anima si separi dal corpo, Dio può supplire alla recezione dei Sacramenti con grazie interiori e ispirazioni che inducano il moribondo a fare un atto di dolore perfetto, in modo da ottenere il perdono dei peccati, riavere la grazia santificante e così salvarsi eternamente. Questo ben inteso, in caso eccezionale, quando cioè il moribondo, per cause indipendenti dalla sua volontà, non potesse confessarsi. Quello invece che il Cuore di Gesù promette in modo assoluto e senza restrizioni è che nessuno di coloro che hanno fatto bene i Nove Primi Venerdì morrà in peccato mortale, concedendogli:

a) se egli è giusto, la perseveranza finale nel lo stato di grazia; 
b) se egli è peccatore, il perdono di ogni peccato mortale sia per mezzo della Confessione, sia per mezzo di un atto di dolore perfetto.

Tanto basta perché il Paradiso possa dirsi veramente assicurato, perché — senza eccezione alcuna — il suo amabile Cuore servirà per tutti di sicuro rifugio in quei momenti estremi. Pertanto nell'ora dell'agonia, negli ultimi istanti della vita terrena, da cui dipende l'eternità, possono insorgere e scatenarsi anche tutti i demoni dell'inferno, ma non riusciranno a prevalere contro chi ha fatto bene i Nove Primi Venerdì richiesti da Gesù, perché il suo Cuore gli sarà rifugio sicuro. La sua morte in grazia di Dio e la sua eterna salvezza saranno un consolante trionfo dell'eccesso della misericordia infinita e dell'onnipotenza d'amore del Suo Cuore Divino. 

La condizione 

Chi fa una promessa ha diritto di mettervi la condizione che vuole. Ebbene, Gesù, nel fare la sua Grande Promessa, si contentò di mettervi soltanto questa condizione: fare la Comunione nei primi Venerdì di nove mesi consecutivi. A chi sembrasse quasi impossibile che con un mezzo così facile si possa ottenere una grazia così straordinaria qual'è quella di conseguire la felicità eterna del Paradiso, deve tenere conto che tra questo mezzo così facile e una grazia così straordinaria si frappongono la Misericordia infinita e l'Onnipotenza di Dio. Chi può mettere limiti all'infinita Bontà e Misericordia del Cuore Sacratissimo di Gesù e restringere l'entrata in Paradiso? Gesù è il Re del Cielo e della terra, di conseguenza spetta a Lui fissare agli uomini le condizioni per la conquista del suo Regno, il Paradiso. Come dev'essere compiuta la condizione posta da Gesù per conseguire la Grande Promessa? Questa condizione deve essere compiuta fedelmente e quindi: 

1) le Comunioni devono essere nove e chi non le avesse fatte tutte e nove non ha diritto alla Grande Promessa; 
2) le Comunioni devono essere fatte nei primi venerdì del mese, e non in altro giorno della settimana. Nemmeno il confessore può commutare il giorno, perché la Chiesa non ha concesso a nessuno questa facoltà. Neppure gli ammalati possono essere dispensati dall'osservare questa condizione; 
3) Per nove mesi consecutivi senza interruzione. Chi dopo aver fatto cinque, sei, otto Comunioni, la tralasciasse poi un mese, anche involontariamente o perché impedito o perché se ne fosse dimenticato, costui per questo non avrebbe fatto alcuna mancanza, ma sarebbe obbligato a ricominciare la pratica daccapo e le Comunioni già fatte, sebbene sante e meritorie, non potrebbero essere computate nel numero. La pratica dei Nove Primi Venerdì si può cominciare in quel periodo dell'anno che torna più comodo, importante è non interromperla. 
4) Nel fare le nove Comunioni bisogna avere l'intenzione di farle secondo le intenzioni del Cuore di Gesù per ottenere la sua Grande Promessa, e cioè la salvezza eterna. Questo è molto importante perché, senza questa intenzione, fatta almeno nell'incominciare l'esercizio dei Primi Venerdì, non si potrebbe dire di avere bene adempiuta la pia pratica. 
5) Le nove comunioni devono essere fatte in grazia di Dio, con la volontà di perseverare nel bene e di vivere da buon cristiano. E' chiaro che:

A) Se uno facesse la Comunione sapendo di essere in peccato mortale, non solo non si assicurerebbe il Paradiso, ma, abusando in modo così indegno della misericordia divina, si renderebbe meritevole di grandi castighi perché, invece di onorare il Cuore di Gesù l'oltraggerebbe orribilmente commettendo un peccato gravissimo di sacrilegio. 
B) Chi facesse queste nove Comunioni per potersi poi abbandonare liberamente ad una vita di peccati dimostrerebbe con questa perversa intenzione di essere attaccato al peccato e quindi le sue Comunioni sarebbero tutte sacrileghe e non potrebbe certamente pretendere di essersi assicurato il Paradiso. 
C) Chi invece avesse iniziato i nove primi Venerdì con buone disposizioni, ma poi per debolezza venisse a cadere in peccato grave, purché si penta di vero cuore, riacquisti la grazia santificante con la Confessione Sacramentale e continui senza interruzioni le nove Comunioni, costui conseguirà la Grande Promessa. 

Che cosa si dovrà dire di colui che, dopo di aver fatto bene i nove primi Venerdì del mese, con l'andare del tempo diventasse cattivo e vivesse malamente? La risposta è molto consolante. Gesù, nel fare la Grande Promessa, non ha eccettuato nessuno di quelli che avranno compiuto bene le condizioni dei Primi Nove Venerdì. Anzi è da notare la circostanza che Gesù, nel rivelare la sua Grande Promessa, non disse ch'essa è un tratto della sua misericordia ordinaria, ma dichiarò espressamente che è un eccesso della misericordia del suo Cuore, cioè una misericordia straordinaria che compirà con l'onnipotenza del suo amore. Ora queste espressioni così energiche e solenni ci fanno capire chiaramente e ci confermano nella sicura speranza che il suo Cuore amorosissimo concederà anche a questi poveri traviati il dono ineffabile della salvezza eterna. Che se per convertirli fosse anche necessario di operare miracoli straordinari di grazia, Egli compirà quest'eccesso della misericordia del suo amore onnipotente, dando loro la grazia di convertirsi prima di morire, e concedendo loro il perdono, li salverà. Quindi chi fa bene i nove Primi Venerdì non morirà in peccato, ma morrà in grazia di Dio e certamente si salverà. Questa pia pratica ci assicura la vittoria sul nostro nemico capitale: il peccato. Non una vittoria qualsiasi ma la vittoria ultima e decisiva: quella sul letto di morte. Che grazia sublime della infinita Misericordia di Dio! Questa pratica dei Nove Primi Venerdì non favorisce forse la presunzione, peccato contro lo Spirito Santo? La domanda sarebbe imbarazzante se non ci fosse di mezzo:

1) da una parte la promessa incondizionata di Gesù che ha voluto indurci a porre in Lui ogni nostra confidenza, rendendosi Egli garante della nostra salvezza per i meriti del suo amorosissimo Cuore; 
2) e dal l'altra parte l'autorità della Chiesa che ci invita ad approfittare di questo mezzo così facile per raggiungere la vita eterna.

Quindi non esitiamo a rispondere che essa non favorisce in alcun modo la presunzione delle anime bene intenzionate, ma ravviva loro la speranza di giungere in Paradiso nonostante le loro miserie e debolezze. Le anime bene intenzionate sanno benissimo che nessuno può salvarsi senza la sua libera corrispondenza alla grazia di Dio che ci spinge soavemente e fortemente a osservare la legge divina, cioè a fare il bene e a fuggire il male, come insegna il Dottore della Chiesa S. Agostino: «Chi ha creato te senza di te, non salverà te senza di te». È questa appunto la grazia che intende ottenere colui che si accinge a fare i Nove Primi Venerdì con retta intenzione. 

Questa è la raccolta di tutte le promesse fatte da Gesù a santa Margherita Maria, in favore dei devoti del Sacro Cuore:

1. Io darò loro tutte le grazie necessarie al loro stato.
2. Io metterò la pace nelle loro famiglie.
3. Io li consolerò in tutte le loro afflizioni.
4. Io sarò il loro sicuro rifugio in vita e specialmente in morte.
5. Io spanderò le più abbondanti benedizioni sopra tutte le loro imprese.
6. I peccatori troveranno nel mio Cuore la fonte e l'oceano infinito della misericordia.
7. Le anime tiepide diverranno fervorose.
8. Le anime fervorose s'innalzeranno rapidamente a una grande perfezione.
9. Io benedirò le case ove l'immagine del mio sacro Cuore sarà esposta e onorata.
10. Io darò ai sacerdoti il dono di commuovere i cuori più induriti.
11. Le persone che propagheranno questa devozione avranno il loro nome scritto nel mio Cuore e non ne sarà mai cancellato.
12. Io prometto nell'eccesso della misericordia del mio Cuore che il mio amore onnipotente concederà a tutti quelli che si comunicheranno il primo venerdì del mese per nove mesi consecutivi la grazia della penitenza finale. Essi non moriranno in mia disgrazia, né senza ricevere i Sacramenti, e il mio Cuore sarà loro rifugio sicuro in quell'ora estrema.

Dagli scritti di Santa Margherita Maria Alacoque:

[...] Una volta mentre ero davanti al SS.mo Sacramento, (era un giorno dell’ottava del «Corpus Domini») ricevetti dal mio Dio grazie straordinarie del suo Amore; mi sentii spinta dal desiderio di ricambiarlo e di rendergli amore per amore.  Egli mi rivolse queste parole: «Tu non puoi mostrarmi amore più grande che facendo ciò che tante volte ti ho domandato».
  Allora scoprendo il suo Divin Cuore mi disse: «Ecco quel Cuore che tanto ha amato gli uomini e che nulla ha risparmiato fino ad esaurirsi e a consumarsi per testimoniare loro il suo Amore.
  In segno di riconoscenza, però, non ricevo dalla maggior parte di essi che ingratitudini per le loro tante irriverenze, i loro sacrilegi e per le freddezze e i disprezzi che essi mi usano in questo Sacramento d’Amore.  Ma ciò che più mi amareggia è che ci siano anche dei cuori a me consacrati che mi trattano così ».
«Per questo ti chiedo che il primo venerdì dopo l’ottava del “Corpus Domini”, sia dedicato a una festa particolare per onorare il mio Cuore, ricevendo in quel giorno la santa comunione e facendo un’AMMENDA D’ONORE per riparare tutti gli oltraggi ricevuti durante il periodo in cui è stato esposto sugli altari.  Io ti prometto che il mio Cuore si dilaterà per effondere con abbondanza le ricchezze del suo divino Amore su coloro che gli renderanno questo onore e procureranno che gli sia reso da altri».


L'ammenda d'onore è l'Atto di riparazione al Sacratissimo Cuore di Gesù, scritto da Papa Pio XI  nell'  Enciclica Miserentissimum Redemptor dell'8 maggio 1928, che riportiamo qui sotto:



Atto di Riparazione e Ammenda


Scritto da Sua Santità Pio XI per essere recitato pubblicamente nelle chiese nella festa del Cuore sacratissimo di Gesù.

Si concede l’indulgenza parziale al fedele che recita piamente questo atto di riparazione L'indulgenza è plenaria se lo si recita pubblicamente nella solennità del Sacro Cuore di Gesù.

Gesù dolcissimo, il cui immenso amore per gli uomini viene con tanta ingratitudine ripagato di oblio, di trascuratezza, di disprezzo, ecco che noi, prostrati innanzi a te, intendiamo riparare con particolari attestazioni di onore una così indegna freddezza e le ingiurie con le quali da ogni parte viene ferito dagli uomini l'amatissimo tuo Cuore. Memori però che noi pure altre volte ci macchiammo di tanta indegnità, e provandone vivissimo dolore, imploriamo anzitutto per noi la tua misericordia, pronti a riparare con volontaria espiazione, non solo i peccati commessi da noi, ma anche quelli di coloro che, errando lontano dalla via della salute, ricusano di seguire te come pastore e guida, ostinandosi nella loro infedeltà, o calpestando le promesse del battesimo, hanno scosso il soavissimo giogo della tua legge. E mentre intendiamo espiare tutto il cumulo di sì deplorevoli delitti, ci proponiamo di ripararli ciascuno in particolare: l'immodestia e le brutture della vita e dell'abbigliamento, le tante insidie tese dalla corruttela alle anime innocenti, la profanazione dei giorni festivi, le ingiurie esecrande scagliate contro te e i tuoi santi, gli insulti lanciati contro il tuo Vicario e l'ordine sacerdotale, le negligenze e gli orribili sacrilegi onde è profanato lo stesso sacramento dell'amore divino, e infine le colpe pubbliche delle nazioni che osteggiano i diritti e il magistero della Chiesa da te fondata. Ed oh potessimo noi lavare col nostro sangue questi affronti! Intanto come riparazione dell'onore divino conculcato, noi ti presentiamo, accompagnandola con le espiazioni della Vergine tua madre, di tutti i santi e delle anime pie, quella soddisfazione che tu stesso un giorno offristi sulla croce al Padre e che ogni giorno rinnovi sugli altari, promettendo con tutto il cuore di voler riparare, per quanto sarà in noi e con l'aiuto della tua grazia, i peccati commessi da noi e dagli altri e l'indifferenza verso sì grande amore con la fermezza della fede, l'innocenza della vita, l'osservanza perfetta della legge evangelica, specialmente della carità, e di impedire inoltre con tutte le nostre forze le ingiurie contro di te, e di attrarre quanti più potremo alla tua sequela. Accogli, te ne preghiamo, o benignissimo Gesù, per l'intercessione della beata Vergine Maria riparatrice, questo volontario ossequio di riparazione, e conservaci fedelissimi nella tua obbedienza e nel tuo servizio fino alla morte con il gran dono della perseveranza, mediante il quale possiamo tutti un giorno pervenire a quella patria, dove tu col Padre e con lo Spirito Santo vivi e regni Dio per tutti i secoli dei secoli. Amen.


AMMENDA ONOREVOLE AL SS. CUORE DI GESU’


Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini e che dalla maggior parte di essi, e spesso da quelli che Egli ha prediletti, non riceve che ingratitudini ed oltraggi!

Noi abbiamo sentito, o Signore i vostri gemiti e le vostre afflizioni. 

Voi stesso avete rivelato a S. Margherita Maria, discepola del vostro Cuore, che quest’ingratitudine vi arreca maggior dolore di tutti i patimenti della vostra Passione. 

Se almeno, come dicevate, gli uomini che tanto amate vi ricambiassero anche solo in parte del vostro amore, Voi stimereste come un nulla tutto quello che avete sofferto per essi.

Noi vogliamo fin d’oggi, o Signore rendervi questo ricambio d’amore, procurando al vostro tenerissimo Cuore un qualche sollievo con la compassione dei nostri cuori riconoscenti. 

Ooh. Potessimo anche noi vivere quella perfetta vita d’immolazione, d’abbandono e di amore, che il vostro Cuore così ardentemente desidera!

Con Maria Maddalena, noi vogliamo spargere sui vostri piedi e sul vostro Sacratissimo Capo unguenti fragranti d’amore e di devozione.

Con Santa Veronica noi ardentemente desideriamo consolarvi di tutti gli oltraggi da cui siete tanto amareggiato. 

Con la vostra SS. Madre, con S. Giovanni e con tutti i vostri devoti e fedeli amici del Calvario vogliamo risarcirvi dell’abbandono in cui vi lasciano tante anime a Voi care.

Ooh, potessimo con nostro zelo apostolico condurre a Voi tutti i cuori degli uomini! 

Amato sia da per tutto il Sacro Cuore di Gesù!
Sia lodato, ringraziato e consolato da per tutto ora e sempre il Cuore adorabile di Gesù! Così sia.

Genuflessi umilmente innanzi a Te, o Sacro Cuore di Gesù, rinnoviamo la nostra consacrazione per riparare tutti gli oltraggi con un accrescimento di fedeltà e d'amore.

Quanto più si bestemmieranno i tuoi santi misteri, tanto più noi li crederemo.

Quanto più l'empietà si sforzerà di rapirci le nostre immortali speranze, tanto più spereremo in Te, unica speranza degli uomini.

Quanto più i cuori ingrati resisteranno alle tue divine attrattive, tanto più noi ti ameremo, o Cuore amatissimo di Gesù.

Quanto più sarà oltraggiata la tua Divina Maestà, tanto più noi la adoreremo.

Quanto più le tue sante leggi saranno dimenticate e trasgredite, tanto più con diligenza le osserveremo.

Quanto più le tue adorabili virtù saranno disconosciute, tanto più ci sforzeremo di praticarle, o Cuore modello di ogni virtù.

Quanto più i Sacramenti saranno di sprezzati e abbandonati, tanto più li riceveremo con amo re e con rispetto.

Quanto più l'inferno si adoprerà per la rovina delle anime, tanto più ci infiammeremo del desiderio della loro salvezza.

Quanto più il sensualismo e l'orgoglio tenderanno a distruggere l'abnegazione e lo spirito di dovere,
tanto più ci affezioneremo alla mortificazione e allo spirito di sacrificio.

Quanto più la Tua e nostra cara Madre Maria sarà bestemmiata nei singolari privilegi di cui l'arricchisti, tanto più la onoreremo, invocandola Madre nostra e Vergine Immacolata.

Quanto più la Chiesa e il Romano Pontefice saranno perseguitati e umiliati, tanto più li venereremo prestando loro fedelissima obbedienza.

Concedici, o Cuore di Gesù, di divenire tuoi veri discepoli e apostoli durante tutta la vita ed esser poi partecipi del la tua gloria e del tuo gaudio nella beata eternità. Amen.

Amore del Cuore di Gesù, infiamma il mio cuore.

Carità del Cuore di Gesù, diffonditi nel mio cuore.

Forza del Cuore di Gesù, sostieni il mio cuore. 

Misericordia del Cuore di Gesù, perdona al mio cuore. 

Pazienza del Cuore di Gesù, non ti stancare del mio cuore. 

Regno del Cuore di Gesù, stabilisciti nel mio cuore. 

Sapienza del Cuore di Gesù, illumina il mio cuore.

Volontà del Cuore di Gesù, disponi del mio cuore.

Zelo del Cuore di Gesù, consuma il mio cuore.

Vergine Immacolata, prega per noi il Sacro Cuore di Gesù.


Per amore di Gesù facciamo conoscere ad altre anime questa richiesta da parte del Signore, e gli atti di culto e di riparazione verso il suo Misericordiosissimo Cuore oggi tanto offeso, oltraggiato e dimenticato.


Aggiungo a questo post un contributo audio di padre Giorgio Maria, che in poche parole spiega tutto e bene:







Buon ascolto!