mercoledì 28 settembre 2016

L'angolo della Fede: Ascolta Israele

Spesso ascolto delle catechesi o delle omelie che lasciano un segno nell'anima e se succede questo a me, perché non condividere queste meditazioni? Ho riunito in questa pagina alcune omelie (anzi sono solo brani sbocconcellati da audio ben più lunghi e complessi) che mi è capitato di ascoltare e che sintetizzano via via degli argomenti utili alla crescita nella fede, che può avvenire anche attraverso questi strumenti tecnologici; nell'Antico Testamento viene spesso riproposta la frase "Ascolta Israele" a significare che la fede nasce dall'ascolto:  per esempio Gesù in Mt. 13,11-16 dichiara: 
"Egli rispose: «Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato.  Così a chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono. E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice:


Voi udrete, ma non comprenderete,
guarderete, ma non vedrete.
Perché il cuore di questo popolo
si è indurito, son diventati duri di orecchi,
e hanno chiuso gli occhi,
per non vedere con gli occhi,
non sentire con gli orecchi
e non intendere con il cuore e convertirsi,
e io li risani.


Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono. In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l'udirono!".

Comincio ad aggiungere questo audio di don Leonardo e il tema è: "L'uomo Giusto".




Proseguo aggiungendo questo audio di padre Giorgio, il tema è: testimoniare come san Bartolomeo




E per questa volta termino con quest'ultimo contributo audio di padre Giorgio sulla superbia.




Buon ascolto!

giovedì 15 settembre 2016

Applaudire in Chiesa



Molti vanno in chiesa, ma non tutti sanno di entrare nella Casa di Dio, quando entriamo in chiesa dobbiamo ricordarci come primo gesto di farci il segno di croce con l’acqua benedetta che troviamo nell’acquasantiera, è il modo con cui ci ricordiamo "come" siamo entrati nella Chiesa, cioè attraverso il battesimo;  inoltre è necessario fare la genuflessione, cioè piegare il ginocchio destro fino in terra rivolti al tabernacolo dove è custodito il Santissimo Sacramento. Purtroppo lo constato spesso: viviamo tempi confusi in cui sembra che non esistano più regole o norme da seguire, in questa società "liquida" e "relativista"; anche nel campo religioso vedo cristiani, cattolici che assumono atteggiamenti e comportamenti che mi fanno pensare a quanta poca fede ci sia in chi li pone in essere, senza magari nemmeno accorgersene. Un esempio che da molti viene compiuto appunto non capendone la gravità è l'applaudire in Chiesa. Pare che ormai stia andando a farsi benedire l'osservanza delle più elementari norme liturgiche e che non ci sia più religione in alcu­ne celebrazioni eucaristiche è una questione seria. Già Joseph Ratzinger nell’Introduzione al­lo spirito della liturgia aveva tuonato: «Là, dove irrompe l’ap­plauso per l’opera umana nella liturgia, si è di fronte a un se­gno sicuro che si è del tutto perduta l’essenza della liturgia e la si è sostituita con una sorta di intrattenimento a sfondo religioso», e padre Se­rafino Tognetti, monaco e pri­mo successore di don Divo Bar­sotti alla guida della Comunità dei Figli di Dio, non può fare a meno di rilevarlo in questo provocatorio volumetto: "La via: Meditazioni per una vita cristiana" libro che mette in risalto alcune osservazioni appassionate sul­la realtà sconfortante di certe Messe odierne. Dal libro sopracitato ho scelto il capitolo che tratta degli applausi in Chiesa e ad esso aggiungo un breve filmato di Papa Giovanni XXIII in cui Egli chiede ai fedeli in Chiesa di non applaudire e ne specifica il motivo.

Brano da: "La via: meditazioni per una vita cristiana" di Padre Serafino Tognetti

Ultimamente è in voga l’uso di applaudire in chiesa, soprattutto in occasioni di matrimoni, ordinazioni sacerdotali, professioni religiose, o anche di funerali. Si applaude colui che ha vissuto qualcosa di importante: lo sposo, il professo, il defunto, il nuovo sacerdote o vescovo.

Ma anche in occasioni più comuni si applaude: una volta mi applaudirono, chissà perché, dopo un’omelia (!), un’altra volta il parroco mi salutò come sacerdote appartenente ad una comunità di recente fondazione, e la gente si mise ad applaudire. Durante l’omelia di un neo-vescovo consacrato di recente, in occasione della sua prima Messa da vescovo, si sono contati almeno ventisette fragorosi applausi. Altre volte sono i sacerdoti stessi a richiedere l’applauso: “Ed ora salutiamo i novelli sposi con un bell’applauso!”

Io ritengo che questi applausi siano completamente fuori luogo, non siano da farsi, mai, per nessuna ragione. D’altro canto non è scritto da nessuna parte che gli applausi debbano farsi. Il tempio di Dio non è il luogo degli applausi. Il motivo? Il motivo è semplicemente che con l’applauso si sposta l’attenzione: si celebra l’uomo al posto di Dio.

Che cosa significa infatti l’applauso? Il battere le mani è manifestare la propria gioia e partecipazione all’evento compiuto da qualcuno cui noi vogliamo manifestare la nostra piena approvazione. Si applaude un cantante che ci ha donato una bella canzone; il giocatore di calcio della nostra squadra dopo un gol; si applaude uno studioso che riceve un premio, per manifestare la nostra gratitudine; si applaude un funambolo del circo dopo il suo esercizio, o un clown perché ci ha fatto ridere. Nessuno invece applaude nel rimirare estasiato un tramonto sull’oceano, o nell’osservare ammirato il volo degli uccelli nel cielo, L’applauso è sempre in relazione agli uomini, quando fanno qualcosa di bello che ci piace. L’applauso è sempre qualcosa della massa, della folla, verso il singolo uomo bravo, virtuoso, che ha fatto qualcosa di gradevole e importante.

Se così è, nella Messa allora dovremmo applaudire a Gesù. È Lui che é morto per noi in croce. È Lui che ha sofferto, è Lui che è risorto, è Lui che ci libera dai peccati. Ma Gesù, si sa, non vuole applausi, vuole seguaci. Non vuole ammirazione: vuole discepoli, “Beato il grembo che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte. Ma Egli rispose: beati piuttosto. quelli che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc 11,27-28).

Gesù certo li meriterebbe gli applausi, ma non li vuole. Probabilmente sotto la croce a nessuno venne in mente di applaudire. Nel momento della resurrezione, poi, non c’era nessuno, e se c’era, dormiva (le guardie). E nella Messa non succede la stessa cosa, morte e resurrezione? La Messa è il Sacrificio di Cristo, non altro, da vivere con timore e tremore, nella preghiera, nell’adorazione, nella lode, nel ringraziamento, nella contrizione. Il nostro rapporto con Gesù-Salvatore nella Messa trova il suo apice, il punto massimo di espressione e realizzazione.

Nella Messa tridentina di san Pio V questo senso di Mistero è molto vivo: all’altare c’è solo il sacerdote, e la partecipazione attiva del fedele (cioè la parte parlata) è ridotta al minimo: il fedele partecipa unendosi al sacerdote nella sua grande preghiera sacerdotale, intimamente, nell’adesione del cuore e della fede. Ora l’altare è rivolto verso il popolo, la lingua è la lingua del parlare comune, e questo spostamento verso la comunicazione diretta può portare, se spinto troppo oltre, a degli eccessi, che in realtà accadono: dialoghi continui anche fuori quelli segnalati, improvvisazioni, perdita del senso del sacro, del Mistero, della Trascendenza. La Chiesa Ortodossa orientale invece ha mantenuto questo modo di sentire e vivere l’Eucarestia: figuratevi che al momento della consacrazione addirittura vengono chiuse delle porte davanti all’altare (a volte ci sono delle tende, che comunque si chiudono) e nessuno vede più niente; a consacrazione avvenuta esce il sacerdote e mostra la particola ai fedeli: “Ecco l’Agnello di Dio!”

L’atteggiamento del fedele dovrebbe essere allora quello della meraviglia, dello stupore, del Mistero  realizzato. Il perdono ricevuto in Cristo, in quel Sangue divino, deve dare a noi compunzione, gioia intima, senso di inadeguatezza, ringraziamento; e le parole, alternate al silenzio, devono essere quelle che la liturgia ci presta: poche, misurate, sobrie, e soprattutto sacre.

Nel momento invece in cui noi applaudiamo, riconosciamo un merito all’uomo (sacerdote, sposo, professo, fedele che va a dare una testimonianza, o chiunque esso sia) che in quel momento prende il posto di Dio e trasformiamo la chiesa in un teatrino molto umano. Spostiamo l’asse verso il basso, e perdiamo il senso dei Mistero. Banalizziamo, mondanizziamo. Dal momento che la spinta verso il basso è più facile da seguire rispetto a quella che porta a Dio, ed è facile caderci, è proprio il contrario che noi dovremmo fare: entrando in chiesa dovremmo fare innanzitutto una profonda genuflessione, prostrazione o inchino (e invece ci si dimentica facilmente…. forse è perché ci si vergogna?), cosa che invece fanno gli orientali, i quali fanno continuamente inchini davanti al Sacramento e alle icone; dovremmo poi favorire questo senso sacro e del Mistero alimentando il silenzio e l’adorazione con l’atteggiamento della nostra persona, del corpo, del viso, della voce. Ci rimango sempre male quando, dopo aver detto: “La Messa è finita, andate in pace”, l’assemblea si trasforma in un mercato: si parla immediatamente di tutto, a voce anche alta… e si perde immediatamente tutto. Eppure abbiamo appena ricevuto il Signore.

Tutt’altra cosa era la Messa di don Divo Barsotti. Lo abbiamo spesso visto piangere, mai applaudire. Nelle sue Messe il suo atteggiamento ci richiamava ad una partecipazione commossa e profonda. Era un entrare nel Mistero, ed esserne coinvolti; vi era una attenzione a Dio e non all’uomo, da cui ne veniva spesso quel desiderio di Dio che porta a conversione. Oggi ci mancano questi testimoni. E che disastro quando i preti cercano gli applausi, i consensi, le platee! Gesù – ripeto – non voleva consensi, ma conversione di cuori.

Succede invece che il fedele in chiesa, per niente coinvolto nello stupore, nella meraviglia, nella conversione, nel rapporto, nella Salvezza offerta in Cristo per la sua croce e resurrezione, magari non risponde al dialogo liturgico (vi è mai capitato di partecipare a certe Messe di nozze, per esempio, in cui nessuno risponde nei vari dialoghi tra sacerdote e assemblea?), non canta, non prega, però alla fine applaude: la Messa, completamente vuota di significato esistenziale per lui e per la sua storia, “gli è piaciuta”, e quindi applaude a questo o quel protagonista, fedele o prete che sia. Come si fa a una conferenza, o al circo.

Questo atteggiamento è proprio l’esatto contrario della Liturgia viva e salvifica.



Papa San Giovanni XXIII

venerdì 9 settembre 2016

C’era una volta il cattosauro





He si! Parrebbe che il modernismo non solo sia riuscito ad intrufolarsi nella Chiesa e nella società, ma che l'abbia conquistata ideologicamente e ne sia ormai padrone, ...parrebbe!  Ma è veramente così? Ebbene io credo che  il modernismo NON abbia vinto e non vincerà: NON PRAEVALEBUNT. [« Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del Regno dei Cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli. » (Matteo 16,17-19)]. "Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre!" (Eb 13,8). Personalmente credo che nella confusione dottrinale e di fede di questi tempi rimanga e rimarrà "un resto d'Israele" fedele al Gesù Cristo "di sempre" e l'articolo che cito sotto ci viene a ricordare questo (ironicamente ...molto!).


C’era una volta il cattosauro


di Tommaso Scandroglio - lanuovabq.it


Finirà presto nel Museo delle Scienze religiose. Stiamo parlando del cattosauro. Ne esistono ancora degli esemplari, ma – a parte qualche eccezione – vengono allevati in stato di cattività. Reclusi in spazi angusti e non più liberi di scorrazzare in un ambiente sano, dottrinalmente salubre, in quelle praterie verdi che nel cretaceo erano costantemente assolate dalla verità e dove le nebbie del dubbio e del confronto non esistevano. È proprio vero: le mutazioni climatiche sono una tragedia.

Il cattosauro, retaggio dell’era glaciale preconciliare, è in via di estinzione. Il problema è legato all’ecosistema in cui oggi si trova a vivere. Troppi veleni chimici – pensiamo alle varie pillole abortive e contraccettive – scarsità di femmine e maschi adatti ai loro ruoli, costantemente oggetto di preda di varie specie imbastardite come i cattodem e i cattoprog i quali furono centrati in pieno dai meteoriti del modernismo, ma sopravvissero, seppur con importanti mutazioni genetiche nell’ortodossia.

Il cattosauro, invece, mal si adatta all’era post-moderna. Lui, sin dal cretaceo, è sempre stato monogamico e invece cercano in tutti i modi di addestrarlo alla promiscuità; è sessualmente stanziale e all’opposto tentano di spingerlo alla sessualità nomade; si accoppia ancora con un membro della sua specie di sesso differente e si imbizzarrisce non poco se qualcuno del suo stesso sesso gli lancia ammiccamenti lascivi; è abituato a figliare, altrimenti non sarebbe arrivato sin qui; dialoga, ma conserva la sua voce e non si mette a muggire per compiacere le vacche.

Lo tacciano giustamente di essere primitivo perché sia la sua struttura fisica-dottrinale sia il suo comportamento sono semplici, di base: crede ancora in un solo Dio e pensa che anche tutti le altre specie di credenti – ebrei e islamici compresi – dovrebbero convertirsi a quest’unico Dio; ritiene in modo incrollabile che dopo morti ci siano premi e castighi per tutti (cose da tombe egiziane, commenta qualche illuminato specialista); ripete in modo ossessivo – a parere degli etologi religiosi come Vito Mancuso e Alberto Melloni – condotte stereotipate, come pregare, a volte utilizzando il rosario come l’uomo della pietra usava il coltello in selce, recarsi a Messa alla domenica, digiunare in certi periodi non per scarsità di cibo ma per amore, sottoporsi a strani riti che, secondo sempre i paleontologi più accreditati, erano riti più magici che ragionevoli: cospargere di acqua la testa di un neonato, ungere con dell’olio dei ragazzi, inginocchiarsi davanti ad un membro della sua stessa specie con una stola viola sulla spalle per confessare l’inconfessabile, mangiare del pane credendo che sia Dio e via dicendo. 

In breve, il cattosauro è un’anomalia evolutiva secondo la teoria darwiniana, un fossile vivente che contraddice tutte le leggi pastorali varate di recente, una specie di celacanto religioso, una bizzarria buona solo per un Super Quark teologico. Non dovrebbe esistere e, infatti, fanno di tutto per eliminarlo, schiacciarlo come la zanzara Zika, oppure se va bene - come dicevamo più sopra – tentano di rinchiuderlo in una riserva protetta. La soppressione del cattosauro è doverosa perché, ne sono certi gli infettivologi vaticanisti, il cattosauro può veicolare malattie. L’ortodossia recidivante, il cattolicesimo in forma integrale che può evolversi nel buon senso metastatico, il giudizio retto che provoca occlusioni agli apparati stupidi, la cronicità e irreversibilità del vincolo coniugale, la necrosi dei tessuti molli dei sistemi complessi quali i consigli pastorali e le facoltà teologiche del nord Europa, l’ilarità compulsiva e rush cutanei al solo contatto con la carta della stampa cattolica (non tutta), le allergie e travasi di bile dopo l’ingestione delle prime due righe di alcuni piani pastorali, la liturgico-fobia verso le celebrazioni più diffuse, la fotosensibilità verso le foto di Augias e Saviano.

A volte, però, il cattosauro muove a tenerezza, lui così fuori posto oggi, con quelle mani giunte e ginocchia piegate davanti al Tabernacolo; con i suoi “sì, sì, no, no” che ai semiologi teo-prog appaiono infantili, propri dei bimbi che iniziano a sillabare; con quel baule di credenze che chiama verità rivelate e che si porta sempre appresso coma la copertina di Linus; con quella moglie che non cambia mai. Il cattosauro però rimane specie in estinzione. Da qui una proposta. Adotta anche tu un cattosauro. Sostieni la Bussola.

venerdì 2 settembre 2016

Domenica a messa si è spezzato qualcosa, e non parlo del pane





Devo tornare a quanto accaduto domenica 31 luglio, ovvero l'iniziativa di far pregare insieme cattolici e musulmani nelle chiese di Francia e Italia, evento che ha infiammato gli animi tra coloro che sono favorevoli e coloro che di questa iniziativa sono critici se non nettamente contrari, personalmente, a caldo non avevo voluto commentare, ma in seguito ho letto delle prese di posizione che voglio condividere, ma per farlo, pubblico prima un paio di articoli che dimostrano quanto distanti possano essere sullo stesso tema le opinioni di coloro che si definiscono Cattolici.

Tra i tanti articoli che difendono l'iniziativa, ho scelto questo:

Posso dire che non sono d'accordo con i cattolici che hanno criticato la presenza di migliaia di cittadini musulmani nelle chiese di Francia e Italia, domenica 31 luglio? L'iniziativa, com'è noto, è sorta in Francia dopo il barbaro assassinio di padre Jacquel Hamel, sacerdote cattolico sgozzato mentre celebrava l'Eucarestia nella sua parrocchia di Saint-Etienne-de-Rouvay, nei pressi di Rouen, nel nord della Francia. Attentato compiuto da due terroristi islamisti e rivendicato dal sedicente stato islamico. Nonostante sia stata apertamente apprezzato dal presidente della Cei, il cardinale Bagnasco, e da numerosi vescovi, il gesto di pace - compiuto da rappresentanti islamici anche in alcune città italiane - ha provocato le reazioni sdegnate di alcuni laici e sacerdoti, nonché di alcuni imam e rappresentanti musulmani [...]...


...e la replica a quanto sopra:

Caro Fabio [...], ho visto il tuo articolo sui musulmani a messa. Dato che me lo hai inviato via twitter, immagino di essere tra coloro che tu rimproveri per non avere aderito cordialmente al gesto di domenica scorsa. Ti rispondo brevemente: Sei giornalista e sai bene che i titoli sugli articoli non sempre, [...] Mi spiace che l’espressione ragionevole di un dissenso rispetto a una «discutibile» scelta sia letta come «replica capricciosa di chi, davanti a una clamorosa smentita dei propri preconcetti, si arrampica sugli specchi alla ricerca di un cavillo per avere lo stesso ragione». Ritengo che su certe questioni la libertà di pensiero sia un valore sacrosanto. Basta citare che cosa disse s. Agostino: «In necessariis unitas, in dubiis libertas, in omnibus caritas» [...]«nelle cose necessarie ci vuole l’unità, in quelle dubbie la libertà, in tutte la carità.» E a me sembra che almeno di cosa dubbia si possa parlare a riguardo della presenza dei mussulmani a messa, soprattutto se poi li si lascia recitare il Corano[...]...


Ora dopo aver letto questi due articoli che ci danno l'idea di cosa si parli,  possiamo leggerci l'articolo che più mi preme inserire; ribadisco che la notizia della preghiera comune tra cattolici e musulmani nelle chiese di Francia e Italia ha acceso una vasta polemica e certo avrei potuto inserire decine di articoli scritti su questo tema, (un esempio, e un altro,) basta fare una semplice ricerca nel web e la risposta è chilometrica ma l'articolo che voglio condividere e che corrisponde in tutto anche alla mia (modesta) opinione in tema, è quello del mio caro amico Camillo Langone che da par suo è capace di mettere a fuoco quello che ormai è evidente a chi non voglia chiudere gli occhi: l'annacquamento della fede cristiana dove il politicamente corretto la fa da padrone e dove piano piano la fede si perde e viene sostituita da una fede fai da te relativista:

Domenica a messa si è spezzato qualcosa, e non parlo del pane. Ve lo spiego

di Camillo Langone - www.ilfoglio.it

Cosa sarebbe successo se in chiesa avessi trovato maomettani e se il prete dal pulpito avesse tradito Cristo onorando Maometto?

Sono moderatamente favorevole alla cannabis libera, i parchi pullulanti di spacciatori africani sono inguardabili e infrequentabili, ma personalmente non intendo avvalermene perché la cannabis stordisce e io alla mia piccola o grande intelligenza ci tengo. Sono moderatamente favorevole al volemose bene ecumenista, la prospettiva della guerra civile-religiosa mi alletta ben poco, ma personalmente non intendo parteciparvi perché l’ecumenismo si alimenta di menzogne e chi si abitua ad ascoltare balle diventa un credulone. Per salvare la piccola o grande intelligenza in mio possesso, domenica sono andato a messa molto tardi, di sera, quando i vescovi aspiranti cardinali e i preti aspiranti vescovi erano presumibilmente già a tavola, e maggiori le probabilità di imbattersi in un sacerdote che non leccasse il culo al mondo (le cui opere sono cattive, vedi Giovanni 7,7; che odia noi cristiani, vedi Giovanni 15,19; che è dominato da Satana, vedi Giovanni 12,31).

C'è un problema di radicalismo nell'islam, dice il capo della conferenza degli imam francesi  Il Papa, il terrorismo, il dio denaro  Il Papa: "Se parlassi di violenza islamica dovrei parlare anche di quella cattolica"  La comunità islamica in chiesa convince solo un italiano su dieci. Sondaggio in esculsiva per il Foglio  Le "voci cattive che spingono alla violenza" che non bastano a spiegare l'estremismo islamico  Mea culpa islamico Cosa sarebbe successo se in chiesa avessi trovato maomettani e se il prete dal pulpito avesse tradito Cristo onorando Maometto? Sarei dovuto uscire e a quel punto un pezzo importante della mia vita sarebbe morto, come un arto andato in cancrena, e non avrei più saputo dove posare il capo. Amici mi invitano a farmi ortodosso ma, pur ammirando i cristiani orientali da quando tentavo di seguire le messe in San Spiridione a Trieste, non sono Cristina Campo: ubi Petrus, ibi Ecclesia. Altri amici mi spingono verso la Fraternità San Pio X ma giusto Parenzo e Labate de La Sette possono darmi del lefevriano: io sono cristiano e Gesù poco prima di venire ucciso pregò “perché tutti siano una sola cosa, perché il mondo creda che tu mi hai mandato”. Come potrei contribuire a una divisione? Altri ancora mi esortano a frequentare messe in latino debitamente autorizzate, solo che io abito a Parma, città di peculiare insensibilità liturgica, e dovrei spostarmi a Modena. E poi per quanto sia consapevole della natura cattoprotestante del messale di Paolo VI (chi percepisce in Bergoglio un’inaudita rottura analizzi meglio Montini), non mi piacciono i club religiosi: sono elitista in tutto tranne che in questo campo, lo slogan pochi-ma-buoni nel cristianesimo, che non è una setta, che non è una loggia, non funziona, e lo dimostra il fatto che nel clero qualità e quantità sono crollate contemporaneamente.

Cosa sarebbe rimasto della mia poca fede se domenica malauguratamente fossi capitato nel duomo di Piacenza, dove i fedeli delle prime file, tra cui alcune suore, si sono dovuti alzare per far accomodare i maggiorenti maomettani, tutti maschi e alcuni irrispettosamente incappellati? O in quella chiesa di Ventimiglia dove il prete ha distribuito ai seguaci di Allah pezzi di pane in un’oscena parodia dell’eucaristia? O nella cattedrale di Bari dove l’imam ha cantato il Corano come se in città fosse tornato l’emiro che nel nono secolo, grazie alle lame coraniche, vi aveva reintrodotto la schiavitù? Non oso immaginarlo. Comunque domenica qualcosa si è spezzato e non mi riferisco al pane. Non sto qui a ripetere quando l’accaduto sia cattolicamente illegale (vedi “Redemptionis Sacramentum”, istruzione della Congregazione per il culto divino risalente al 2004, non al Medio Evo): non ho voglia di fare la guardia al bidone di benzina. Ripeto che sono stanco di sentire insultata la mia intelligenza che, lo ricorda Pascal, mi deriva dalla Sapienza divina e non dal clero. Quando il Santo Padre dice che il Corano è un libro di pace dice il falso.




Gesuiticamente? Machiavellicamente? Non lo so. So che dice il falso e posso scriverlo da cattolico praticante perché la panzana è pronunciata dall’aereo e non dalla cattedra, quindi senza la copertura dell’infallibilità petrina. Resta lo sgomento di vedere la Chiesa di colui che è la verità fare quadrato intorno a un’affermazione falsa. Scandalizzando chi conosce la storia e confondendo chi non ne sa nulla. Dopo avermi visto in televisione il mio macellaio mi ha chiesto: ma davvero nel Corano è scritto che i cristiani devono convertirsi oppure essere uccisi? Sì, gli ho risposto, è scritto così. Domenica grazie a Dio, e grazie a un sacerdote non apostata, non sono stato obbligato a scegliere tra fedeltà e ragione, però molti amici hanno smesso di andare a messa e il mio macellaio non sa più a chi credere.