venerdì 29 luglio 2016

L'ateo non esiste, non è mai esistito e neanche il demonio





"Si definisce ateo chi non crede in alcuna divinità o ne nega l'esistenza. Nel XXI secolo si tende ad attribuire al termine ateismo il significato - oltre a quello, scontato, di negazione del trascendente - di disapprovazione morale e di avversione alle credenze. Un'ulteriore posizione è quella di chi considera irrilevante o priva di significato qualsiasi discussione sull'esistenza o meno di una divinità e, in senso più esteso, qualsiasi discussione su religione o sistemi valoriali o morali legati a credenze religiose; queste posizioni possono essere riassunta nell'asserzione: «Dio esiste? Non lo so e non m'interessa»".
Le parole sopra citate tratte da Wikipedia sono solo un riassunto del vasto campo dell'ateismo, ma ora non mi inoltrerò in sofismi e discussioni, voglio solo puntualizzare un aspetto che mi sembra curioso degli atei; generalmente si pensa che l'ateo sia una persona razionale, colta, che per varie ragioni culturali e sociali rifiuti o guardi con scetticismo a tutto quanto esca dalla visione empirica del mondo e delle cose, come appunto tutto ciò che fa riferimento al soprannaturale, allo spirituale o al trascendente in generale.
La cosa curiosa che volevo puntualizzare l'ho trovata in alcuni aforismi del Card. Giacomo Biffi di cui recentemente è stato ricordato il primo anno dalla morte:
Credenti e creduloni
Coloro che si affidano a Cristo - che è "Luce da Luce", cioè il Logos sostanziale ed eterno di Dio - sono inoltre abbastanza difesi dalla tentazione di affidarsi a ciò che è inaffidabile. Anche questa è una fortuna non da poco. È stato giustamente notato come il mondo che ha smarrito la fede non è che poi non creda piú a niente; al contrario, è indotto a credere a tutto: crede agli oroscopi, che perciò non mancano mai nelle pagine dei giornali e delle riviste; crede ai gesti scaramantici, alla pubblicità, alle creme di bellezza; crede all'esistenza degli extraterrestri, alla new age, alla metempsicosi; crede alle promesse elettorali, ai programmi politici, alle catechesi ideologiche che ogni giorno ci vengono inflitte dalla televisione. Crede a tutto, appunto. Perciò la distinzione piú adeguata tra gli uomini del nostro tempo parrebbe non tanto tra credenti e non credenti, quanto tra credenti e creduloni.
La sfortuna dell'ateo
Si può intuire quanto sia grande a questo proposito la nostra fortuna (dei Credenti), soprattutto se ci si rende conto davvero della poco invidiabile condizione degli atei. I quali, messi di fronte ai guai inevitabili in ogni percorso umano, non hanno nessuno con cui prendersela. Un ateo - che sia veramente tale - non trova interlocutori competenti e responsabili con cui possa discutere dei mali esistenziali, e lamentarsene (...). Un ateo, se non vuol clamorosamente rinunciare a ogni logica e a ogni coerenza, è privato perfino della soddisfazione di bestemmiare. E questo è il colmo della sfortuna (...).
La cosa curiosa e anche mio convincimento è che come diceva il Card. Biffi, non è che chi si professa ateo non creda a nulla,  credono anche loro a modo loro in mille altri dei (al denaro, al potere, al proprio Io, e a tutte le quisquilie elencate dal Nostro); inoltre poiché asseriscono di non credere  né in Dio né in qualunque altra manifestazione soprannaturale ecco che men che meno questi signori credano alla presenza reale del... demonio, sì, quell'essere angelico (decaduto) che come afferma la dottrina della Chiesa Cattolica:


"Satana o il diavolo e gli altri demoni sono angeli decaduti, 
per avere liberamente rifiutato di servire Dio e il suo disegno. 
La loro scelta contro Dio è definitiva. 
Essi tentano di associare l'uomo alla loro ribellione contro Dio".



Quindi nel mondo e soprattutto nel mondo Cristiano (o quello che rimane) ormai a credere che esista uno spirito, personificazione del male, chiamato demonio sono rimasti veramente in pochi, ormai anche moltissimi sacerdoti, vescovi e pap.... - ehm... lasciamo perdere - sembra che non ci credano più,  non ne parlano, se ne parlano è per sminuirne l'influenza o per deridere (sì) chi ancora crede a quanto scritto nei testi sacri dove ripetutamente se ne fa menzione, senza contare le volte che Gesù Cristo stesso nomina satana e i demoni.

Dice Baudelaire: «Il capolavoro di Satana è di aver fatto perdere le sue tracce e di aver convinto gli uomini che egli non esiste". Eppure senza la presenza di Satana resta inspiegabile tutto il male che c'è nel mondo, come senza la presenza di Dio resta inspiegabile tutto il bene che c'è.

Hanno cominciato col negare Satana gli atei, i positivisti, i razionalisti; hanno finito col negarlo una buona quantità di teologi e, naturalmente, dietro di loro una immensa quantità di cattolici. Una teologia nell'uomo e per l'uomo. Non c'è più posto per i diavoli e per l'inferno. A stento essi, siano atei o cattolici "di comodo", trovano il posto per Dio e per Gesù Cristo. Sembra quasi che Freud e Marx siano stati assunti al rango di quasi Padri della Chiesa.

Tra i responsabili di queste "teorie erronee", un posto di primo piano spetta a P. Herbert Haag, noto teologo e già professore dell'università di Tubinga, e consulente della Conferenza Episcopale Tedesca;  Haag, infatti, pubblicò, qualche anno fa, un libro - dal titolo "Commiato dal diavolo", che gli ha procurato però, severe sanzioni da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede. "L'uomo moderno ha tolto di mezzo Satana e il suo regno. La cosa avvenne in modo curioso. Si è cominciato col metterlo in ridicolo; poi, passo dopo passo, se ne è fatta una figura comica... Senonchè questo ludibrio di credente è divenuto riso nel miscredente; ma questo pure serve alla causa di satana; in nessun posto, infatti egli domina con maggior sicurezza come là dove gli uomini ridono di lui, satana, quindi, ha paura solo di essere conosciuto, che si sappia chi egli veramente è. Infatti, le epoche in cui riesce a farsi dimenticare, sono proprio quelle in cui lui trionfa con una presenza attivissima" (Chiesa. viva n. 138). 

L'offensiva di satana ha questo obiettivo: rovinare il progetto di Dio facendo perdere gli uomini per i quali Dio ha tutto creato, si è fatto uomo e si è fatto crocifiggere. Ricordiamo che il Nuovo Testamento ci parla della presenza di satana così spesso, che per negare satana bisogna negare tutta la Divina Rivelazione. 




In un esorcismo che riporta Domenico Mondrone nel suo libro "A tu per tu col Maligno" satana gli dice: 



"Non vedi che il suo regno ( di Gesù ) si sgretola e il mio si allarga giorno per giorno sulle rovine del suo? Provati a fare il bilancio tra i suoi seguaci e i miei, tra quelli che credono nelle sue verità e quelli che seguono le mie dottrine, tra quelli che osservano la sua legge e quelli che abbracciano le mie. Pensa soltanto al progresso che sto facendo per mezzo dell'ateismo militante, che è il rifiuto totale di Lui. Ancora poco tempo e il mondo cadrà in adorazione dinanzi a me. Sarà completamente mio. Pensa alle devastazioni che sto portando in mezzo a voi servendomi principalmente dei suoi ministri ( la luce più è radiosa e più infastidisce satana; non sono le lampadine spente dei poveri peccatori ad impensierirlo. Egli perciò si scatena contro i ministri di Dio!). Ho scatenato nel suo gregge uno spirito di confusione e di rivolta che mai finora ero riuscito ad ottenere. Avete quel vostro pecoraro vestito di bianco che tutti i giorni chiacchiera, grida, blatera, ma chi lo ascolta? Io ho tutto il mondo che ascolta i miei messaggi e li applaude e li segue. Ho tutto dalla mia parte. Ho le cattedre con le quali ho dato scacco alla vostra filosofia. Ho con me la politica che vi disgrega. Ho l'odio di classe che vi dilacera. Ho gli interessi terreni. Vi ho messo in corpo una sete di denaro e di piaceri che vi fa impazzire e vi sta riducendo in un'accozzaglia di assassini. Ho scatenato in mezzo a voi una sessualità che sta facendo di voi una sterminata mandria di porci. Ho la droga che presto farà di voi una massa di miserabili larve di folli e di moribondi. Vi ho portati ad ottenere il divorzio per sgretolare le famiglie. Vi ho portati a praticare l'aborto con cui fate stragi di uomini prima che nascano. Tutto quello che può rovinarvi non lo lascio intentato; e ottengo ciò che voglio: ingiustizie a tutti i livelli per tenervi in continuo stato di esasperazione; guerre a catena che devastano tutto e vi portano al macello come pecore; e insieme a questo la disperazione di non potervi liberare dalle sciagure con le quali devo portarvi alla distruzione. Conosco fin dove arriva la stupidità degli uomini, e la sfrutto fino in fondo. Alla redenzione di quello che si è fatto ammazzare per voi bestie ho sostituito quella di governanti massacratori  e voi vi buttate al loro seguito come stupidissime pecore. Con le mie promesse di cose che non avrete mai sono riuscito ad accecarvi, a farvi perdere la testa, fino a portarvi facilmente dove voglio. Ricordate che io vi odio infinitamente, come odio Colui che vi ha creati". 

Poi aggiunse: 

"In un secondo momento mi lavorerò uno per uno i parroci rispetto al loro pastore. Oggi il concetto di autorità non funziona più come una volta. Sono riuscito a dargli uno scossone irreparabile. II mito dell'ubbidienza sta tramontando. Per questa via la Chiesa sarà portata alla polverizzazione. Intanto vado avanti con la decimazione continua dei preti, dei frati e delle suore, fino ad arrivare allo spopolamento totale dei seminari e dei conventi; tolti di mezzo i Suoi "operai della Vigna", subentreranno i miei e avranno via libera nel loro lavoro definitivo". 

Quindi rivelò:

1. Quali sono i suoi migliori collaboratori: 

"A me preme incrementare il numero dei preti che passano dalla mia parte. Sono i migliori collaboratori del mio regno. Molti o non dicono più messe o non credono a ciò che fanno sull'altare. Molti di essi li ho attirati nei miei templi, al servizio dei miei altari, a celebrare le mie messe. Vedi che meravigliose liturgie ho saputo imporre loro a sfregio di quelle che celebrate nelle vostre chiese. Le mie messe nere".

2. Quali sono i suoi più grandi nemici: 

"Quelli legati alla Sua amicizia, quelli che Egli riesce a conservare sempre suoi. Quelli che lavorano e si consumano per i suoi interessi. che zelano la sua gloria. Un malato che per gli amici soffre e si offre per gli altri. Un prete che si conservi fedele, che preghi molto, che non si sia mai fatto contaminare, che si serve della messa, di quella tremenda maledettissima messa, per farci un male immenso e strapparci una moltitudine di anime. Questi sono per noi gli esseri più odiosi, quelli che maggiormente pregiudicano gli affari del nostro regno". 

3. Infine Satana, mostrandogli una folla sterminata di giovani in una piazza di città gli disse:

 "Guarda, guarda che spettacolo meraviglioso!... E' tutta gioventù passata dalla mia parte. E' gioventù mia. Molta l'ho irretita con la lussuria, con la droga, con lo spirito del materialismo ateo. Quasi tutti sono venuti su senza i soliti sciacqui battesimali. Questi giovani sono passati attraverso scuole programmate su ateismo sindacale. Lì hanno imparato che non è stato quello di lassù a creare l'uomo. Ora sono agguerriti a una lotta attiva contro di lui, che resiste a scomparire. Ma scomparirà. E' fatale! Questi miei giovani hanno imparato a disfarsi di tutte le cosiddette verità-eterne. Per essi esiste solo il mondo materiale e sensibile. E' stato un gigantesco lavaggio al cervello, e ci, serviremo di questo per tutti coloro che osassero ancora tenersi aggrappati alle vecchie credenze. Egli deve scomparire in modo assoluto dalla faccia della terra. Presto verrà il giorno che neppure il suo nome verrà più ricordato. Le poche cose che non riusciremo ad eliminare con la nostra filosofia, le annienteremo col terrore. Ci sono per il resto decine e decine di lager dove li manderemo a marcire. Così per tutti i paesi della terra. Uno dopo l'altro devono cadere ai miei piedi, abbracciare il mio culto, riconoscere che l'unico signore del mondo sono io...".

4. e ancora ha dovuto rivelare: 

"Io copro di rovine il mondo, lo inondo di sangue e di lacrime; io deformo ciò che è bello, rendo sordido ciò che è puro, abbatto ciò che è grande; faccio tutto il male che posso e vorrei poterlo aumentare fino all'infinito. Io sono tutto odio, niente altro che odio. Se conosceste la profondità, l'altezza e la larghezza di quest'odio, avreste un'intelligenza più vasta di tutte le intelligenze che vi furono fin dal principio del mondo, anche se queste intelligenze fossero riunite in una sola. E quanto più odio, tanto più soffro, ma il mio odio e le mie sofferenze sono immortali come me, perché io non posso non odiare, come non posso non vivere sempre. Ciò che accresce in me questa sofferenza, ciò che moltiplica questo odio è il pensare che io sono stato vinto, che odio inutilmente e che faccio tanto male inutilmente. Ma che dico, inutilmente? No! Una gioia l'ho, se posso chiamarla tale; è l'unica gioia che io abbia; quella di uccidere le anime per le quali Egli ha versato il Suo Sangue, per le quali è morto, risorto e salito in cielo. Ah, si! Io rendo vana la sua incarnazione, la sua morte; le rendo vane queste cose per le anime che uccido. Capite? uccidere un'anima !!! Egli l'ha creata a Sua immagine, l'ha amata di un amore infinito; per lei fu crocifisso. Ma io quest'anima gliela prendo, gliela rubo, la uccido e la perdo con me. Io quest'anima non la amo, ma l'odio sommamente eppure essa mi ha preferito a Lui. Come mai io dico queste cose? Vi potreste convertire, anche voi! Potreste scapparmi! Eppure debbo dirle queste cose, pecche Egli mi costringe. Volete sapere quanto io soffro e quanto odio? Io sono capace di odio e di dolore nella stessa misura con cui ero capace di amore e di felicità. Io, Lucifero, sono divenuto Satana, l'avversario. In questo momento io ho tutta la terra nel mio pensiero, tutti i popoli, tutti i governi, tutte le leggi. Ebbene, io tengo la direzione di tutto il male che si prepara. E, dopo tutto, quale vantaggio me ne viene? Io sono stato vinto già prima! Tuttavia qualche vantaggio l'ho ricavato; io gli uccido delle anime, delle anime immortali, delle anime ché Egli ha pagato sul Calvario" .

Questa intervista con satana è la coclusione del mio breve viaggio tra atei, indifferenti, agnostici, credenti poco credenti e creduloni; si credono (e daje... non credonooo...) estranei o superiori a questi discorsi ma paradossalmente sono quelli che maggiormente dovrebbero preoccuparsi... o nooo?






giovedì 21 luglio 2016

Dannata Europa senza Vangelo




Un articolo pessimista ma lucido del mio amico Camillo...

Dannata Europa senza Vangelo

di Camillo Langone  -  19 luglio 2016



Immigrazione, terrorismo e ascesa del clero neo pauperista. Il cattochitarrismo non basta. Perché l’Europa rantola da quando ha rinnegato la sua vera religione.

Europa che sembri alla fine della decadenza e che guardi passare piccoli e grandi barbari neri, o ambrati dal sole feroce del deserto, mentre componi editoriali pensosi, tweet ironici, post commossi, tutti ugualmente inutili, ti scrivo. Europa che hai lasciato circondare il castello di Bouillon, in Belgio, da gruppi di donne fazzolettate: me lo racconta, turbato, un amico che lavora in Lussemburgo e che nel tempo libero visita le senescenti province di Fiandre e Vallonia. Come e quando tante maomettane sono arrivate nel pittoresco, verdeggiante paese? Goffredo di Buglione, “il capitano / che il gran sepolcro liberò di Cristo”, scese da quelle mura per scalare quelle di Gerusalemme: ma tu Europa non leggi più Torquato Tasso e la nemesi ti punisce. Europa decrepita che dimostri valida la tesi di Todd Buchholz, l’economista di “The price of prosperity”: “Con l’aumento della ricchezza, la natalità crolla e l’età media della popolazione cresce. Questo richiede un flusso di nuovi operai e comporta l’apertura delle frontiere agli immigrati che hanno il potenziale per frantumare la cultura prevalente”. Io venni internettianamente lapidato quando scrissi che una delle cause del crollo demografico è l’istruzione universitaria femminile: Buchholz lo conferma, non è con l’aumento della povertà che aumentano le iscrizioni delle ragazze alla Bocconi, alla Sorbona o alla London School of Economics. Ed Erasmus, vista la sua efficacia nel ritardare, ostacolare, impedire la maternità di migliaia di giovani europee, potrebbe essere il nome di una marca di preservativi.

Ma la causa principale della tua astenia è la tua apostasia, Europa. Da quando hai rinnegato la tua religione, la vera religione, non fai che rantolare. La religione che ti creò (nascesti con la battaglia di Poitiers, prendesti forma col Sacro Romano Impero), la religione che ti fece grande nonostante le tue dimensioni, la religione che ti diede i monasteri, le cattedrali, gli ospedali e, siccome derivante da ragione e non superstizione, i laboratori scientifici. Il primo a rinnegare Cristo fu san Pietro, quindi non mi avventuro a parlare di un fenomeno nuovo, sono nuove semmai le dimensioni. “Il più grande avvenimento recente – che “Dio è morto”, che la fede nel Dio cristiano è divenuta inaccettabile – comincia già a gettare le sue prime ombre sull’Europa”, scrive Nietzsche alla fine dell’Ottocento. Prima la fede l’hanno persa i filosofi, com’è ovvio: purus philosophus, purus asinus. Poi gli scrittori, gli artisti, i musicisti: il passo successivo al nicciano “Gott ist tot” è il lennoniano “Imagine there’s no countries / it isn’t hard to do / nothing to kill or die for / and no religion too”.

Lennon era il più stolido dei Beatles (il più perspicace era ed è McCartney, non a caso uno dei pochissimi vip a mantenersi neutrale fra Brexit e Remain) e ogni volta che applaudi “Imagine” tu, Europa, diventi un poco più stupida e quindi un poco meno europea (tua caratteristica precipua era la qualità: la quantità è asiatica). Nel 1996 la celeberrima canzoncina anticristiana venne cantata davanti a Papa Giovanni Paolo II e non mi stanco di ricordarlo a chi pensa che la crisi dottrinale della chiesa cominci con l’ascesa al soglio di Papa Francesco. Nel 2016 è stata criticata via Facebook da Susanna Ceccardi, fresco sindaco leghista di Cascina, che ne ha sviscerato la natura comunista (e perciò, anche in questo, più asiatica che europea), evidente nel verso “Imagine no possessions”. Evidente a chiunque non sia assordato dall’ideologia e per nulla evidente al clero pauperista che oggi ha sequestrato il cristianesimo, dimentico o ignaro di quanto il capitalismo debba alla teologia francescana medievale di Pietro di Giovanni Olivi e Giovanni Duns Scoto, a san Bernardino da Siena, a sant’Antonino da Firenze, ai domenicani della scuola di Salamanca.

Sembra che la fede l’abbiano persa anche i tuoi preti, Europa. Quanti cardinali credono nell’esistenza del diavolo, nell’incarnazione, nella presenza reale di Gesù Cristo nell’eucaristia, a parte l’africano Sarah? Quanti fra i cardinali tedeschi, ad esempio? E in Austria? Europa debosciata dove accade che il cardinale Schönborn faccia entrare un giovane omosessuale, unito civilmente con un altro omosessuale, nel consiglio pastorale di una sua parrocchia. Dio è davvero molto misericordioso se dopo simili episodi non affoga la diocesi di Vienna nel pozzo del suo tradimento, e si limita a dissanguarla lentamente, dandole il tempo di un ravvedimento che però non si intravede. E intanto nelle scuole della capitale austriaca gli studenti musulmani hanno già superato gli studenti cristiani: come se nel 1683, davanti alle sue mura, avesse vinto il Gran Visir anziché Giovanni III di Polonia. Come se Marco d’Aviano non avesse meritato il titolo di Beato col sermone che entusiasmò i soldati poco prima della battaglia, Europa dannata che non sei altro. Europa calcolatrice che sbagli i calcoli, Europa di Angela Merkel che ha aperto le porte agli invasori per raddrizzare la curva demografica e continuare a pagare le pensioni: col risultato che nel medio periodo non ci sarà più la Germania e non verranno comunque pagate le pensioni.

Europa collaborazionista che come sindaci delle tue metropoli eleggi islamofili o direttamente islamici, vedi Londra, amministratori autorizzanti moschee sulle quali si innalzeranno minareti dai quali si affacceranno muezzin: non hai appena visto, Europa, il tentato golpe turco, il ruolo dei muezzin nell’eccitare i tagliagole di Allah? Cambia occhiali, Europa. E già che ci sei cambia pure protesi acustiche: sei talmente sorda da affollare i concerti di Elton John, il ladro di bambini, di David Gilmour, grande chitarrista dell’epoca di Nilde Iotti, e di Bruce Springsteen, che già al tempo in cui aprii le orecchie al mondo, mille anni fa, mi faceva tenerezza per quanto era musicalmente grossolano e superato. Palestrina è più moderno, anche se dubito possa piacerti, Europa smemorata, un compositore così esemplarmente cattolico romano. Non piace nemmeno ai preti, così come il gregoriano e l’organo a canne: migliaia di parroci appartengono a un’altra religione, il cattochitarrismo, senza schitarrata la messa non sembra loro valida. Forse anche per questo “piccoli atei crescono”, come scrive il sociologo Franco Garelli: mette tristezza, respinge, non attrae, un culto con una colonna sonora così programmaticamente di serie B.

Europa che sembri alla fine della decadenza e probabilmente lo sei davvero, non per risollevarti, missione impossibile a viste umane, bensì per salvare il meglio del tuo patrimonio, per trasmettere il tuo lascito alle generazioni e ai popoli che verranno, certamente dobbiamo valutare l’Opzione Benedetto, la creazione di oasi di civiltà nel caos di un continente insanguinato dal nichilismo come in un romanzo di Cormac McCarthy. All’uopo ci vorrebbe un nuovo ordine benedettino (chi conosce i benedettini odierni dubita che possano salvare se stessi, altro che il continente). Sarebbe utile anche un movimento popolare e giovanile di educazione alla fede, tipo quello fondato nel 1970 dal sacerdote lombardo don Luigi Giussani. Si chiamava Comunione e Liberazione, qualcuno se lo ricorda ancora. Poiché a Roma ci sono due Papi e questo anche per i bendisposti è un fattore di confusione e strabismo, e tu, Europa, bendisposta non lo sei di sicuro, sappi che c’è un vescovo a Ferrara. “Questo sistema sociale si sta disfacendo”, afferma monsignor Negri col pessimismo profetico che lo contraddistingue e lo innalza sul piatto paesaggio di talpe ottimiste. “In questo mondo dove tutto si dissolve e la solitudine domina la vita dei singoli e della società bisogna decidersi a non puntellare l’impero. I primi cristiani non puntellarono l’impero ma fecero semplicemente un’altra cosa: fecero il cristianesimo. Affermarono che Cristo era l’unica vera risposta sulla vita dell’uomo e del mondo. Ricostruiamo dunque le nostre comunità attorno a Gesù Cristo”.

L’islam che ti seduce tanto, Europa baldracca, è un fungo velenoso che cresce sulla tua decomposizione, un parassita sociale oltre che teologico (Maometto per scrivere il Corano ha sfruttato sia l’Antico che il Nuovo Testamento). Cos’è infatti la tua presente decadenza se non la fase putrefattiva della civilizzazione? Europa che tutto hai mangiato e tutto hai bevuto, come scrive Verlaine, e ancora ti gingilli con le guide dei ristoranti, con i programmi dei cuochi, perché la tavola è il talamo di chi non fotte più, non ti sto chiedendo niente perché niente mi aspetto da te. Io insieme a Rimbaud rimpiango la vecchia Europa dei parapetti antichi, ma è una cartolina ingiallita, un sospiro, non un fondamento. Non chiedo niente nemmeno alla tua cultura dato che, lo ha rimarcato Gabriel Matzneff, “il Café de Flore si inginocchia davanti ai barbuti fanatici di Libia, di Siria, così come una volta si inginocchiava davanti a Stalin”. Ti ho scritto per dirti che vogliamo smettere di puntellarti, traballante Europa. Non possiamo rischiare che il Vangelo finisca sotto le tue macerie: se e quando ti ricorderai della tua giovinezza, e vorrai non rimpiangerla bensì riviverla, lo ritroverai intatto.

martedì 19 luglio 2016

Il modernismo sintesi di tutte le eresie






Cos'è il Modernismo condannato dal Magistero come "Sintesi di tutte le eresie?".

Pubblichiamo un ampio stralcio di un articolo di Oreste Sartore su Gloria.tv

Le tre radici del Modernismo – 1. le filosofie moderne

In una serie di articoli abbiamo dato conto dei debiti del Modernismo nei confronti delle filosofie moderne. Cosa ovvia, dato che l’assunto base del movimento è l’imperativo di avvicinare la Chiesa al mondo moderno. Alcune di queste filosofie – ad esempio: razionalismo, spiritualismo, liberalismo religioso – sono uno sviluppo naturale del soggettivismo connaturato al protestantesimo, che, avendo posto la Scrittura al vaglio della persona singola, ha dato origine ad una varietà di concezioni disparate. Anche nel pensiero acristiano si riscontra una eterogeneità di concezioni, sia antropocentriche – come deismo e illuminismo – che immanentiste – come panteismo e idealismo. Eppure è proprio da tutta questa varietà di sistemi estranei al cristianesimo petrino che i modernisti di varia specie hanno tratto le loro dottrine. Ne risulta che le loro istanze, oltre ad essere incompatibili col Cattolicesimo, quando non ad esso in antitesi, sono tra loro diverse per natura e per origine (ad esempio vengono invocati, a seconda della convenienza, sia il razionalismo, che rifiuta di prender in esame le manifestazioni del soprannaturale, sia la conoscenza per illuminazione, un approccio al divino di stampo irrazionalista).

Le tre radici del Modernismo – 2. le eresie e le sette

In un secondo gruppo di articoli abbiamo verificato quanto le tesi moderniste abbiano raccolto l’eredità di vecchie e stantie eresie ripresentando istanze concettuali e teologiche più volte utilizzate nei sistemi eretici dei primi secoli e del medioevo, nonché nelle confessioni protestanti classiche e di frangia. Questo piccolo colpo di mano consente ad eretici e Modernisti una lettura rivoluzionaria della storia ecclesiale: buona la Chiesa delle origini, buona la nuova Chiesa Modernista, pessima la Chiesa dei secoli intermedi. Dunque apostata la gerarchia cattolica per tredici secoli, veri cristiani essendo stati propriamente solo gli eretici perseguitati. Questa inversione di giudizio sulle eresie è la lettura di Lutero e di tutti i Riformatori, i quali, dopo secoli di latitanza divina, proponevano il ripristino del cristianesimo autentico, reinventandone dottrina, istituzioni e gerarchia. È anche una lettura condivisa dal Cammino Neocatecumenale, movimento sedicente cattolico. Così implicitamente si nega l’assistenza promessa da Nostro Signor Gesù Cristo alla Sua Chiesa nel corso della vicenda umana. Sull’onda di questo ribaltamento eretici e Modernisti lanciano alla Chiesa accuse gratuite, come quella di non essere abbastanza aperta al mondo: sono infatti i Nicolaiti del primo secolo ad innalzare quello che è il vessillo stesso del Modernismo. Un’altra peculiarità dei Nicolaiti, sempre motivata dal desiderio di non dispiacere al mondo, era la professione privatistica ed interiore della fede, equivalente alla scelta religiosa che l’Azione Cattolica fece a fine anni ’70. Una terza deviazione, quanto mai attuale, era non solo la pratica di comportamenti immorali ma la pretesa che ciò costituisse un diritto.

Chiusure e negazioni

I Modernisti operano – come gli eretici – una selezione delle verità di fede, innalzandone alcune e mettendole in contrapposizione con altre (la lotta inscenata vanamente dall’attuale vescovo di Roma tra Misericordia di Dio e Legge divina è l’esempio più eclatante). I demolitori odierni della Legge bollano come giuridicismo qualsiasi riferimento alla stessa: non è una novità, anche Montano parlava così. Su alcuni elementi della fede i Modernisti operano delle chiusure intransigenti, per esempio verso i sacramenti. Oggi i Modernisti, in sintonia con tutte le sette antitrinitarie, negano ormai apertamente il dogma del peccato originale, considerano peccati quasi solo i reati contro il codice civile, non reputano necessaria la Confessione auricolare, bastando al più un’assoluzione collettiva come facevano i Catari e come era pratica negli anni ’80 in una chiesa del novarese. Oggi, come noto, si considerano emendati da colpe anche i sodomiti conclamati. La demolizione di un sacramento prelude ad un abbassamento od annullamento degli altri, come siamo costretti a vedere. Alla fine del percorso li attendono Sociniani e Frankisti i quali negano in blocco tutti i mezzi di salvezza. Il disastro architetturale delle Chiese moderne, che contempla fredde costruzioni geometriche accanto a fantasmagorici impianti esoterico-massonici, deve molto alla lotta iconoclasta dei bizantini, seguiti prima dai Valdesi e poi da Calvinisti, Presbiteriani e Puritani. Catari, Anabattisti, Quaccheri e Frankisti arrivano alla fine del percorso mostrandosi del tutto contrari agli edifici di culto. Quanto ai Novissimi, depennato il Limbo, tocca a Purgatorio ed Inferno essere oggi messi a problema. Anche qui i Modernisti vengono dopo i Catari (riguardo al Purgatorio) e dopo Socino (quanto all’Inferno). L’interpretazione personale della Sacra Scrittura esaltata da Lutero, ha reciso d’un sol colpo Magistero e Tradizione. Il Vaticano II, controllato dai nuovi teologi, ha dal canto suo eliminato la Tradizione e sciolto il Magistero dal vincolo di fedeltà al depositum fidei, rendendolo autoreferenziale ed arbitrario. Come effetto collaterale, nasce in ambiente luterano il biblicismo razionalista di Tubinga ripreso in Italia da Ravasi. Questo ramo del Modernismo rifiuta i miracoli operati dal Salvatore, ritenendoli costruzioni della comunità apostolica (cioè delle favole), e pone in dubbio tutti i misteri della Redenzione, dall’Incarnazione all’Ascensione. La pressoché totalità de Modernisti ritiene, in linea con lo storicismo, che la verità evolva nel tempo, facendo di Gesù Cristo non il Verbo di Dio ma un uomo legato alle concezioni del suo tempo e del “Risorto” una pia invenzione della comunità cristiana delle origini. La rivoluzione luterana rende la fede una cosa intima, personale, dunque rifugge da definizioni e più ancora da sistematizzazioni. L’odio di Lutero nei confronti della filosofia produce in ambiente protestante la sfiducia nella via razionale al divino, una sfiducia che si concretizza principalmente nel rifiuto ed anzi nella demonizzazione della Scolastica. Questa violenta animosità rivive nei Modernisti di tutte le declinazioni.

Stravolgimenti

Accanto alle chiusure, un secondo modo di cambiare la fede è quello di stravolgerne gli elementi. Un primo esempio di stravolgimento è la funambolica teoria rahneriana dei cristiani anonimi. La salvezza per sola fide, per i soli meriti di Gesù Cristo, per esigenza della natura o grazie ad una capacità umana di autoredenzione (Socino) è una credenza necessaria per chi rifiuta il sacramento della Confessione. Un secondo esempio è l’appello a scrutare i segni di Dio nella storia, un tema del Pietismo riproposto dal domenicano Chenu allo scopo neppure troppo celato di dare un avallo di origine divina alla volontà di imporre cambiamenti ereticali. Con questo artifizio le “esigenze dei tempi” vengono anteposte alla dottrina e si ergono a giudici della stessa. Un terzo esempio è la teoria del primato dell’azione, una tesi di origine anch’essa pietista, innalzata a dogma dal marxismo e quindi trasbordata nelle varie teologie della liberazione fino a diventare in modo palese la linea guida dell’attuale vescovo di Roma. La pastorale svincolata dalla dottrina sta diventando il grimaldello per forzare i sacri portoni e modificare a piacimento la dottrina di sempre. Un quarto esempio è la reinterpretazione delle verità di fede, che mentre pretende di attualizzarle spesso le volatilizza. Un quinto esempio è la via illuminatica alla deitas, tema prediletto degli Alumbrados dei Frankisti e dei Modernisti, fu proposta prima ancora da Amalrico (Amaury de Bène) ed è una ripresa delle credenze della Gnosi. Qui è allestita la scena della immaginaria contrapposizione tra la fede concettuale basata sulle formule dogmatiche e l’esperienza ineffabile del divino tramite illuminazione, fruibile da ogni sincero ricercatore di Dio. In tale quadro il dogma non sarebbe altro che un’espressione contingente dell’esperienza religiosa vissuta dal subconscio.

Comportamenti e tattiche

Anche nei comportamenti eretici e Modernisti si assomigliano: la contestazione dei tre poteri (legislativo, governativo e giuridico) accompagnata da un pacifismo totalizzante è comune a Catari, Valdesi, Anabattisti e Quaccheri nonché ad una moltitudine di frati attuali. Fogazzaro e Bonaiuti hanno imposto ai loro seguaci di rimanere all’interno della Chiesa Cattolica, riproponendo il nicodemismo dei marranos, degli Alumbrados e dei Frankisti. “Fino ad oggi – spiegava Bonaiuti – si è voluto riformare Roma senza Roma, o magari contro Roma. Bisogna riformare Roma con Roma; fare che la riforma passi attraverso le mani di coloro i quali devono essere riformati. Ecco il vero ed infallibile metodo; ma é difficile. “Hic opus, hic labor”. L’inversione antinomica praticata dalle sette gnostiche e dai Frankisti è esplosa come un bubbone all’interno del Corpo Mistico, il vizio viene incredibilmente rivendicato come virtù, non si chiede l’assoluzione dei peccati ma la santificazione dei propri desideri ed azioni. Si giunge tranquillamente ad esigere dalla Chiesa il riconoscimento del proprio diritto alla perversione, in pratica si chiede a chi giudica per delega di Dio la abolizione della legge di Dio. Come è stato notato, tutto avviene con la copertura della “teologia dell’amore che tutto scusa”. Ma, come osserva Daniele Di Geronimo: “Aborto, divorzio ed eugenetica prima, eutanasia e matrimoni omosessuali oggi, sono stati presentati come moderne forme di amore”. Ci si avvia ad una sospetta sintonia con la leege di Crowley: il mago nero amato dai Beatles , agli albori del secolo XX, evocò, assieme a Kenneth Grant, il demone Aiwaz per avere una legge valida per il secolo a venire. La risposta del demone: “Fai ciò che vuoi, fallo sotto l’amore: questa è la legge”.

Punti di appoggio

Eretici e Modernisti non potevano operare tali sovversioni senza un punto di appoggio. In effetti due sono state le leve su cui i rivoluzionari si sono basati per avallare le loro innovazioni spurie: il ritorno alla purezza delle origini e il rifiuto del principio di non contraddizione. Come numerosi eretici (fra Dolcino, Catari, Hus, Anabattisti, Familisti) i Modernisti rivendicano un presunto ritorno alle origini per liberare la Chiesa dalle incrostazioni e dagli orpelli aggiunti dalla gerarchia nel corso della storia, per tornare alla purezza delle origini. Seconda leva della sovversione è la negazione del principio di non contraddizione, da sempre uno dei punti chiave della gnosi ermetica, rispolverato nel ‘600 dal mistico protestante Böhme. Il principio di non contraddizione (non può essere che una stessa cosa sia e non sia allo stesso tempo) è il basilare fondamento del nostro comprendere il reale: senza di esso non è possibile sostenere alcuna proposizione come vera, neppure quella che asserisce che la verità non esiste. Tale baluardo non cessa di turbare gli animi dei sofisti dai tempi di Socrate fino ad oggi, impedendo loro di cavalcare le praterie del nulla o di credere reali le chimere prodotte dal soggettivismo. Solo obliterando il principio di non contraddizione è possibile poter spudoratamente mescolare proposizioni e atti incompatibili come “fedeltà alla dottrina” e sua sconfessione pratica” (“il matrimonio resta indissolubile”… ma è anche annullabile a piacere). I maestri della Nouvelle Théologie, come i sofisti, si sono da subito scagliati contro il il principio di non contraddizione. Solo così potevano avere le mani libere.

Le tre radici del Modernismo – 3. le conventicole esoteriche

È curioso come le richieste dei Modernisti nei confronti della Chiesa ripetano in modo pedissequo le pretese della MassoneriaCome dice Padre Giovanni Cavalcoli: la Chiesa [secondo i Massoni] deve innanzitutto abbandonare “la pretesa di possedere verità divine ed assolute (i "dogmi") o di essere, in nome di Dio, guida dell'intera umanità verso la felicità. Infatti, questo ruolo la Massoneria lo attribuisce a se stessa”. Ora, minare l’autorità dogmatica della Chiesa equivale ad aprire le porte dell’ovile e spingere il gregge nei pascoli del libero esame. Una seconda pretesa della Massoneria raccolta dai Modernisti è che la Chiesa Cattolica si disfi della sua struttura gerarchica per darsi un’organizzazione più democratica, collegiale e decentrata. L’ostilità verso la gerarchia ha precedenti illustri in Montano, Lutero e Frank. Una terza pressione modernista di stampo massonico è quella volta ad umanizzare i riti, accantonando devozioni superstiziose (suffragi per i defunti, culto dei Santi, manifestazioni di pietà popolare) e liturgie magico-sacrali. Molto in questo campo è già stato realizzato con la svolta conciliare e con l’introduzione del Novus Ordo Missae che hanno molto avvicinato la Chiesa di Roma alle confessioni protestanti. Quarta pretesa è che la Chiesa Cattolica si purifichi rinunciando ai suoi tesori materiali e dunque si privi delle ricchezze essendo ad essa disdicevole ogni “esterno apparato di magnificenza”. Quinta pressione è lo stimolo a concentrarsi sui poveri (sulle periferie esistenziali) e a dedicarsi alla promozione umana. Una volta appiattita sui valori civili (un tempo compatibili) l’Ecclesia si riduce a società filantropica al servizio del mondo, privandola di qualsiasi valenza in campo sociopolitico e nell’educazione della gioventù. È la riduzione della religione ad etica, separata da metafisica e teologia. Con una conseguenza: il potere, una volta promosse a prassi normale alcune devianze, non tollera più che i crimini sdoganati continuino ad essere visti per quello che sono. Esige, anzi impone, che siano accolti ed accettati come comportamenti innocui, derubricati a comportamenti normali. Ed ecco che il potere impone la derubricazione dei peccati, mentre pone in essere la persecuzione di coloro che vogliono restare fedeli al Vangelo. Il tutto avviene nel silenzio imbarazzato degli ex-cattolici ormai divenuti i cappellani del potere. Per velare il palese tradimento, i Modernisti hanno inventato la morale delle situazione: non è la Legge a determinare il giusto e l’iniquo, bensì la situazione particolare ed il modo soggettivo di viverla. Sesta pretesa è l’elevazione della donna al ministero della predicazione, al sacerdozio e alla profezia (come fece in Montano, seguito da Valdesi e Catari e come infine fanno Luterani ed Anglicani nominando donne-vescovo). Settima azione modernista di stampo massonico è la forte spinta ecumenica, favorita da un’esegesi spericolata, che scopre frammenti di verità dispersi nelle differenti rivelazioni e credi. Il dialogo tra le confessioni è un primo passo in vista di una loro unificazione nella Nuova Religione dell’Umanità, il sogno di Eckhart, Comenius e Frank. Come ha ben riassunto Padre Giovanni Cavalcoli: in altre parole, mantenendo il significato e cambiando di segno i termini, la Chiesa Cattolica deve essere privata di ogni autorità, spogliata dei suoi beni, resa acefala, abbassata a club filantropico e soprattutto deve prostrarsi davanti al mondo e tenersi lontana da Dio.

Le due questioni

Dopo questo inventario appare chiaro come il Modernismo si basi su una congerie di idee diverse per natura e origine che si giova di una terminologia cattolica in cui le parole vengono però cambiate di senso e perfino di segno, rendendo positivo il negativo e viceversa. A questo punto è lecito chiedersi due cose:
- la mancanza di sistematicità è reale oppure esiste una teologia iniziatica che regge tutta l’impalcatura?
- come mai sia gli adepti del primo Modernismo sia i loro attuali epigoni ormai egemoni sembrano presi dalla smania di introdurre nel Cattolicesimo una congerie eterogenea di idee elaborate in ambienti protestanti, settari, deisti e giudaici?

La teologia iniziatica

Nonostante i Modernisti si guardino bene da proporre esplicitamente le colonne portanti della propria teologia, sembra evidente dai loro detti la scissione tra il Gesù, uomo esemplare, ed il Cristo, meta ideale dell’uomo illuminato. Un secondo punto discendente dal precedente è una concezione molto particolare della divinità, in cui si intravedono tracce del Diteismo avverso al Dio creatore e legislatore dei giudei. Un terzo elemento eretico è l’oscillazione tra un Monismo che accomuna le “Tre Religioni del Libro”, il Modalismo e gli accenni alla esistenza di un principio femminile nella divinità, adombrando una divinità sessuata, in cui si compiono le nozze sacre (ἱερὸς γάμος), proprio come sostengono alchimisti e pagani antichi e moderni. L’elemento femminile si trova anche ad un livello inferiore, ove si situa l’androgino primitivo – Adam Kadmon, maschio e femmina –, una costruzione della Cabala. La dinamica all’interno della Trinità viene sempre più spesso interpretata non come comunione d’Amore ma come dramma di svuotamento progressivo delle Tre Persone. Tutte queste concezioni di stampo non cristiano passano nelle menti ignare grazie all’entusiasmo millenaristico con cui i neoteologi millantano l’essere in atto una nuova Pentecoste. Il “soffio dello Spirito” è il pretesto adottato per garantirsi una legittimazione ad andar “oltre” (in realtà: contro) le parole inequivocabili di Nostro Signor Gesù Cristo. Lo stesso spirito millenaristico fa dir loro che ora abbiamo una Chiesa rinnovata (“senza rughe” sic!), questa volta fedele alle sue origini, collegiale e profetica. Naturalmente la pastorale misericordiosa liberata dalla dottrina è l’ombrello per trasbordare nella nuova chiesa comportamenti e leggi alieni.

La volontà di ibridazione

Con le loro eterogenee e pressanti richieste i Modernisti palesano una volontà di ibridazione della fede cattolica e della sua Chiesa. Il loro intento non è quello di sostituire il Cattolicesimo con un sistema diverso e visibile; essi si limitano a pretendere che il cristianesimo petrino si spogli di tutte le sue specificità per diventare finalmente compatibile con gli altri sistemi che si riconoscono nella Massoneria. Il suo “traguardo è la mondanizzazione della dottrina antimondana per antonomasia”, e dunque, per sua logica intrinseca, il processo di inquinamento non avrà fine sino a che non sarà sciolto ogni elemento del credo e non sia vanificato ogni iota della legge; il Modernismo è infatti un sistema instabile, la sua via senza ritorno inesorabilmente conduce all’abisso. Come dice san Pio X è in grado di distruggere “non pure il Cattolicesimo ma ogni qualsiasi religione”. L’assalto viene condotto dai media asserviti rovesciando sulla Chiesa i dettami del politically correct di moda nel momento presente. Mano a mano che li fa propri, la Chiesa Cattolica prosegue la sua marcia di conversione al “mondo moderno”.

Essenza del fenomeno

Qual è dunque l’essenza di un siffatto movimento?

Volontà di annientamento

È impossibile non vedere come il presunto e necessario riformismo, proposto con tanta sospetta mitezza dai sovvertitori iniziali ed attuali, porti ineluttabilmente al depotenziamento del Cattolicesimo (obiettivo ormai raggiunto) ed in seguito– se mai fosse possibile – alla sua metamorfosi in conventicola a-giuridica, misericordiosa e profetica. Eliminare il sacrificio espiatorio che salva le anime e gettare nell’oblio le parole del Verbo divino che risvegliano le anime ed intralciano le trame dei potenti, ecco lo scopo ultimo della sovversione ecclesiale.

Complotto

Un tale apocalittico obiettivo unito al sommovimento sincronico e diacronico di tante irriducibili volontà, ci conduce a vedere nel Modernismo, più che un movimento teologico, una “setta segreta” (clandestinum foedus), con una missione – che essa si è data o che da altri ha ricevuto - di rifondare la Chiesa per uniformare i cattolici agli altri sudditi della illuminata Istituzione.

Motivazione

La Rivoluzione extra moenia tentata dall’esterno non aveva avuto un esito soddisfacente. Né le stragi in Vandea, né l’anticlericalismo ottocentesco, né le feroci persecuzioni in Messico e Spagna erano riuscite a a debellare il Cattolicesimo e ridurre Roma al silenzio. Già Feuerbach l’aveva capito: “non sarà attraverso una persecuzione che lo si ucciderà [il cristianesimo], perché la persecuzione alimenta e rafforza. Sarà attraverso l’irreversibile trasformazione interna del cristianesimo in ateismo umanista, con l’aiuto degli stessi cristiani, guidati da un concetto di carità che nulla avrà a che fare con il Vangelo”. Di qui il progetto di Bonaiuti di “riformare Roma con Roma” tramite una Rivoluzione intra moenia. Obiettivo: trasmutare il Cattolicesimo dall’interno, mantenendone il nome e gran parte delle forme ma svuotandolo dei contenuti. Di qui l’organizzazione in setta. Fogazzaro in persona aveva scritto nel suo romanzo Il Santo: «Vogliamo tutti ordinare la nostra azione. Massoneria cattolica? Sì, Massoneria delle catacombe» (Milano, Baldini & Castoldi, 1905, p. 44).

Metodo

Come gli gnostici i Modernisti si annidarono in comunità già esistenti (Gesuiti di Lione, Domenicani di Le Saulchoir (Il Saliceto, in Belgio). Come i marranos, Erasmo e i giansenisti ai moniti e alle condanne opponevano un “silenzio ossequioso” ed un’apparente sottomissione. Fu Jacob Frank († 1791) il più audace di questa ondata di anticristi; fu infatti Frank ad inserire una moltitudine di infiltrati all’interno delle strutture religiose allo scopo di indebolirle, depotenziarle e poi distruggerle. Ecco le sue parole: “noi dobbiamo accettare esteriormente la religione cristiana per sembrare, in pubblico, cristiani […] tuttavia non dobbiamo mischiarci con i veri cristiani”. Inizialmente sono stati i teologi ad agire da spartiacque. Dopo le condanne di San Pio X al primo Modernismo e di Pio XII alla Nouvelle Théologie, furono riportati agli onori da Giovanni XXIII, diventando i veri autori del Concilio Vaticano II. Creati cardinali dai papi seguenti, con la loro azione ed i loro organi di stampa, affiancati dai movimenti ecclesiali sorti dopo il Concilio, hanno contribuito a cambiare quanto insegnato nei seminari e nelle università. Si è così formata una pseudo-religione accolta senza problemi dalla moltitudine, anche se mai formalizzata dall’autorità. In essa sono presenti, mescolati, sia elementi cattolici che alieni. Questa religione non detta ha via via impregnato di sé i libri ed i media ex-cattolici. Il ribaltamento prosegue tra gli osanna dei media e le puntualizzazioni e rimostranze troppo deboli di una minoranza. Le responsabilità dei papi conciliari in questo processo sono evidenti: con Giovanni XXIII è stato dato avvio alla rivoluzione, Paolo VI ha curato la sua intronizzazione, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI l’hanno in molti aspetti puntellata e proseguita, Bergoglio ha "l'umiltà e l'ambizione " di portare a compimento l’opera.

La situazione

La Chiesa è in gran parte occupata dai Modernisti, sedicenti cattolici ma veri eretici e quinta colonna della Rivoluzione all’interno della Chiesa, seguaci di teosofie quando non affiliati alla setta massonica e dunque al servizio dei potentati gnostici ispirati da Lucifero. L’animus settario è provato dall’autoritarismo con cui una gerarchia corrotta perseguita il clero rimasto cattolico e dal disprezzo con cui addita i fedeli alla Tradizione. Sono infatti ora operativi i guardiani della rivoluzione: demonizzano tutto ciò che precede la nuova Pentecoste (con le reiterate richieste di perdono per le presunte colpe della Chiesa pre-conciliare), depotenziano prima ed accantonano poi i documenti dei papi pre-conciliari, sospingono nell’oblio il Catechismo, la Messa, i dogmi valevoli un tempo. I credenti vengono vituperati come ideologici, legalisti. I Francescani dell'Immacolata sono stati perseguitati ed annichiliti. Solo piccoli gruppi sparsi nel mondo e singole persone, come ai tempi di Atanasio e di Ilario, sembrano resistere allo tsunami. È nostra speranza che gruppi e persone singole si mantengano forti e non cedano né agli insulti né alle lusinghe.


martedì 12 luglio 2016

Aumenta la confusione dottrinale



L'Amoris Laetitia continua ad accendere dibattiti e polemiche sulla sua interpretazione e su chi abbia più autorità nella interpretazione di questo testo che si presta a letture non solo discordanti ma opposte, è notizia recentissima che un gruppo di teologi e filosofi da tutto il mondo abbiano consegnato al Card. Angelo Sodano, decano del sacro Collegio un documento contenente una forte critica dell’Esortazione Apostolica post-sinodale Amoris laetitia (vedi qui). Nel descrivere l’esortazione come contenente “una serie di affermazioni che possono essere comprese in un senso contrario alla fede e alla morale cattoliche“, i firmatari hanno presentato insieme all’appello una lista di censure teologiche applicabili al documento, specificando “la natura e il grado degli errori che potrebbero essere imputati ad Amoris laetitia”. Con ciò “Non accusiamo il papa di eresia“, ha detto il portavoce degli autori, “ma riteniamo che numerose proposizioni in Amoris lætitia possano essere interpretate come eretiche sulla base di una semplice lettura del testo [...]“.
Ma non sono solo questi teologi che hanno espresso perplessità verso la "Amoris Laetitia" che dopo due sinodi lascia zone d'ombra problematiche e variamente interpretabili tali da creare una confusione dottrinaria superiore agli argomenti che voleva dirimere.
Nel dibattito mediatico sono entrati alcuni giornalisti cattolici che seguo con interesse e che su questo argomento arrivano ad avere opinioni diverse; personalmente mi riconosco nel commento fatto dal direttore  della "Bussola" Riccardo Cascioli, ai posteri l'ardua sentenza... intanto riporto sia l'articolo-dibattito, sia l'articolo che ha dato spunto a questa divergenza di opinioni perché credo che questi argomenti vadano discussi e divulgati nella maniera più ampia:


Schonborn, l'Amoris Laetitia e La Nuova BQ


di Robi Ronza e Riccardo Cascioli

11 luglio 2016


Caro Direttore, 

Vedo nell’intervento dell’altro ieri di Stefano Fontana a proposito di una recente intervista del cardinale Schönborn sulla corretta interpretazione della esortazione apostolica Amoris Laetitia (vedi qui) un provvidenziale spunto per risottolineare a noi stessi e ai nostri lettori che cosa è La Nuova Bussola Quotidiana.  
Come si legge in “Chi siamo”, la  dichiarazione programmatica raggiungibile dalla sua prima pagina, il giornale è opera di un “gruppo di giornalisti cattolici, accomunati dalla passione per la fede, che vogliono offrire una Bussola «per orientarsi tra le notizie del giorno», tentando di offrire una prospettiva cattolica nel giudicare i fatti: certi che l’esperienza cristiana è in grado di abbracciare e rispettare pienamente la dignità dell’uomo.
Non abbiamo posizioni ideologiche da difendere, fossero anche cattoliche: nel fluire quotidiano delle notizie vogliamo difendere e promuovere una concezione dell’uomo adeguata alla sua dignità.
Per questo nessun aspetto della  realtà ci sarà estraneo: dalla politica alle relazioni internazionali, dalle emergenze sociali all’economia, dalle espressioni culturali allo sport, tutto sarà giudicato cercando di cogliere nel particolare della cronaca il destino di ogni singolo uomo”.
È perché mi riconosco pienamente nell’ampiezza di questa prospettiva, davvero cattolica nel senso originario del termine, che ho scelto di sostenere e poi di partecipare toto corde all’iniziativa, non senza qualche piccolo sacrificio personale. Non è detto che ogni giorno si riesca del tutto nell’impresa, ma sta di fatto che in amicizia e in buona fede in ciò consiste il nostro comune impegno.
Da tutto questo consegue anche quanto comunque appare a qualsiasi lettore attento: non siamo frutti della stessa pianta. All’interno dell’orizzonte delineato in “Chi siamo” portiamo sensibilità e itinerari culturali e quindi teologici diversi. In forza di questo, e senza nulla togliere alla mia stima personale per lui e per i suoi punti di riferimento, non mi ritrovo affatto nel commento di Stefano Fontana all’intervista di cui si diceva, rilasciata dal cardinale Schönborn a padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica, sulla corretta interpretazione dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia. 
Osservo in primo luogo che, di fronte a qualsiasi questione aperta nella Chiesa, occorre non dimenticare mai che la Chiesa è guidata da Cristo, non  da qualcuno di noi, né tanto meno da noi. Sempre e in ogni circostanza Cristo ci chiede non di precederlo bensì di seguirlo; e perciò di seguire Pietro. Tenere per fermo tale dato di fatto è fondamentale per sfuggire al rischio di metterci, anche in tutta buona fede, al posto del Papa. Ciò vale per tutti: per me, per te, per ciascuno fino al cardinale Schönborn, a padre Antonio Spadaro, e a chiunque. Non accreditiamo, nemmeno negativamente, la leggenda degli interpreti autentici di questo Papa. L’unico interprete autentico di Francesco è lui stesso.
Venendo poi allo specifico dell’esortazione apostolica Amoris Letitia, dire che essa contiene dei mutamenti della dottrina equivale ad affermare che Francesco è un papa eretico. Se qualcuno intende sostenerlo che lo dica apertamente senza usare il cardinale Schönborn come…donna dello schermo. Per parte mia non solo non lo penso affatto ma ritengo che il suo magistero sia di una complementarietà esemplare e provvidenziale rispetto a quello dei suoi predecessori. Fino a lui ci sono stati papi europei, che impegnavano i non europei, eredi di culture diverse di quelle di Atene e di Roma, talvolta a specifici sforzi di comprensione. Adesso che il Papa è latino-americano, e anche della parte dell’America Latina culturalmente più lontana anche se più vicina all’Europa all’apparenza, qualche specifico sforzo di comprensione dobbiamo farlo noi. Tirando invece dal testo di un documento scritto in modo non filosofico ma narrativo, come la Amoris Letitia, conseguenze lineari secondo il modello logico della filosofia socratica si arriva a fargli dire cose che non vuole affatto dire. Se poi si applica tale metodo alle argomentazioni di presunti interpreti autentici apriti cielo.

Robi Ronza

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Caro Ronza, 

ti ringrazio per questa lettera che dà l’opportunità di chiarire alcune questioni che ci stanno a cuore. Comprendo e condivido la preoccupazione che sta alla base della tua lettera e certamente il richiamo alla consapevolezza che a guidare la Chiesa è Cristo. Del resto né il sottoscritto né Fontana abbiamo mai pensato di metterci al posto del Papa. 
La coscienza che Pietro va seguito non può però essere separata dall’uso della ragione, e soprattutto la Chiesa ha sempre distinto, nell’esercizio del magistero pontificio, ciò che è infallibile da ciò che infallibile non è. Con tutto il rispetto dovuto al suo ruolo e senza metterne in discussione l’autorità, si può legittimamente criticare, esprimere perplessità o richiedere chiarimenti anche al Papa, a certe condizioni e ovviamente «su ciò che riguarda il bene della Chiesa». Non sono io a dirlo ma il Codice di Diritto canonico, anche se non mi voglio fare schermo di una norma, piuttosto vorrei usare il buon senso. 
E vengo quindi allo specifico delle tue critiche: che l’Amoris Laetitia presenti alcune parti problematiche e variamente interpretabili è evidente fin dal primo giorno, e proprio sugli argomenti di cui parla Fontana nel suo articolo. Sarà anche legato allo stile narrativo caratteristico di questo pontificato, come dici tu, fatto sta che da subito questo documento ha dato origine a interpretazioni opposte, e non certo su questioni di poco conto. La concezione della morale e il significato dei sacramenti sono due pilastri fondamentali su cui si regge l’edificio della Chiesa cattolica. 
Tanto per scendere nel concreto oggi abbiamo conferenze episcopali che invitano i sacerdoti a garantire la comunione anche alle coppie risposate, e vescovi che pubblicano linee guida in cui escludono assolutamente questa opzione. Entrambi appellandosi alla Amoris Laetitia. Ammetterai che già questo è un problema, una confusione dottrinale senza precedenti, oltretutto dopo due anni di incontri, Sinodi, discussioni infinite (vedi qui per una cronologia). Vuol dire che c’è qualcuno che crede che l’adulterio sia un male in sé – come ha sempre creduto la Chiesa - e chi pensa invece che “dipende”. Dall’inizio La Nuova BQ ha registrato le diverse posizioni, ha approfondito i temi discussi riproponendo ciò che il Magistero ha sempre insegnato, ha decisamente avversato letture della Amoris Laetitia che vanno nel senso del cambiamento di dottrina (ogni atto di Magistero – ci dice la Chiesa - va interpretato in continuità e alla luce del Magistero precedente).
Comunque fare notare questa confusione e ricordare l’insegnamento della tradizione credo sia il nostro dovere di laici e di giornalisti.
E vengo all’aspetto forse più delicato delle tue critiche, quella che definisci «la leggenda degli interpreti autentici». Anch’io sono convinto che «l’unico interprete autentico di Francesco è lui stesso», ma sarei sciocco se non vedessi che non tutte le opinioni hanno lo stesso peso. Padre Spadaro, con la sua Civiltà Cattolica, da tempo si erge a interprete autentico del pensiero di Papa Francesco, ne spiega passo passo il pontificato. E quanto al cardinale Schonborn, è stato chiamato a presentare ufficialmente la Amoris Laetitia e a questa presentazione ha rimandato esplicitamente papa Francesco rispondendo due mesi fa alla domanda di un giornalista a proposito della comunione ai divorziati risposati. 
È ovvio allora considerare un’intervista rilasciata dal cardinale Schonborn a padre Spadaro per la Civiltà Cattolica, qualcosa che ha un peso particolare. E se è corretta questa sua interpretazione allora la Amoris Laetitia presenta aspetti di discontinuità, che vanno chiariti. Il cardinale Schonborn parla di “sviluppo della dottrina”: ma se davvero la comunione ai divorziati risposati ora è possibile in alcuni casi (pochi o tanti che siano), come può esserci sviluppo rispetto alla Familiaris Consortio dove questa eventualità è categoricamente esclusa, salvo che i due vivano “come fratello e sorella” (no. 82)? Sarebbe come dire che il giallo è lo sviluppo del bianco, anziché ammettere che si tratta semplicemente di due colori diversi. Fontana, nel suo articolo, vuole spiegare proprio questo. Significa accusare il Papa di essere eretico nascondendosi dietro al cardinale Schonborn? Io non credo, proprio perché c’è una differenza sostanziale tra un testo ambiguo, e una interpretazione che fa affermazioni precise e si pretende autentica.
Ecco dunque l'ultima domanda: sono Schonborn e Spadaro interpreti autentici? Loro si arrogano esplicitamente questa funzione, tanto più in questa ultima intervista, e intendono zittire chi propone una diversa interpretazione. Se non lo sono, a questo punto dovrà intervenire la Sala Stampa a chiarirlo, come ha già fatto per altri casi. 
Riccardo Cascioli

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...E sotto aggiungo l'articolo che ha dato il via...

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L'insostenibile tesi del cardinale Schönborn

di Stefano Fontana

9 luglio 2016


Dell’intervista rilasciata dal cardinale Schönborn a padre Antonio Spadaro (Civiltà Cattolica) sulla corretta interpretazione della Amoris Laetitia (AL) molti sono già intervenuti, come documentato da La Nuova Bussola Quotidiana (vedi qui). Desidero qui soffermarmi su un solo aspetto, che mi sembra tra i più importanti. Il cardinale dice che l’Esortazione apostolica di Papa Francesco non contiene mutamenti della dottrina. Contiene piuttosto degli sviluppi, da cui bisogna partire per leggere anche i precedenti interventi del magistero, come dopo il Vaticano II si è partiti da esso per rileggere il precedente magistero. 
Quest’ultima affermazione è piuttosto grave, perché la verità è piuttosto il contrario, ma in questo momento mi interessa invece l’affermazione secondo cui nella AL non ci sarebbero cambiamenti di dottrina. Ora, non riesco a capire come si possa sostenere una cosa del genere. Di cambiamenti di dottrina ce ne sono, e molti. Essi riguardano la concezione cattolica della morale e la dottrina dei sacramenti, in particolare quello della comunione eucaristica. La prima cosa da fare è quindi, a mio avviso, prendere atto delle notevoli e innegabili discontinuità dottrinali. 
A proposito della visione cattolica della morale, alcune novità di Amoris Laetitia riguardano l’impostazione stessa della morale e il rapporto tra legge morale, coscienza e situazioni particolari di vita. L’enciclica Veritatis splendor (1993) di Giovanni Paolo II non presenta mai la legge morale come una astrattezza che debba venire a patti con la situazione concreta e la coscienza come lo strumento di questo compromesso. A proposito di questa visione il paragrafo 56 dice: «Su questa base si pretende di fondare la legittimità di soluzioni cosiddette pastorali contrarie agli insegnamenti del magistero e giustificare un’ermeneutica “creatrice”, secondo la quale la coscienza morale non sarebbe affatto obbligata, in tutti i casi, da un precetto negativo particolare». Credo sia difficile negare che, invece, proprio questo propone la AL, che è tutta impostata sulla pastorale del caso per caso, o del “discernimento”. La discontinuità dottrinale qui è evidente.
La Veritatis splendor sostiene con chiarezza che è possibile conoscere e valutare secondo la morale situazioni oggettive di peccato, che è cosa ben diversa dal giudicare i peccatori. Questo invece viene negato dalla Amoris Laetitia, secondo la quale fermarsi alla situazione oggettiva sarebbe applicare una morale astratta che non si cura di conoscere la situazione reale e concreta delle persone. La differenza è enorme e riguarda i termini della valutazione morale delle azioni. L’importanza dell’oggetto materiale dell’azione morale in ordine alla valutazione morale dei comportamenti umani passa in assoluto secondo piano (si veda, per esempio, il n. 298).
Il divieto dell’adulterio è da considerarsi un precetto morale negativo a carattere assoluto, come dice il Catechismo al n. 1756. La dottrina delle azioni intrinsecamente cattive (intrinsece mala), verso le quali la coscienza non ha margini di discernimento, perché si tratta di “atti non ordinabili a Dio”, è definita dalla Veritatis splendor nei paragrafi 67, 78, 79, 80. 81, 82, e dal Catechismo al n. 1761. L’Amoris Laetitia, però, nega che l’adulterio sia un atto intrinsecamente cattivo e nega l’esistenza stessa di atti intrinsecamente cattivi. Tanto è vero che dispone nei confronti dei divorziati risposati la possibilità di un discernimento pastorale per l’accesso all’eucarestia ed esplicitamente afferma che «è possibile che, entro una situazione oggettiva di peccato – che non sia soggettivamente colpevole o che non lo sia in modo pieno – si possa vivere in grazia di Dio, si possa amare, e si possa anche crescere nella vita di grazia e di carità, ricevendo a tale scopo l’aiuto della Chiesa» (305).
Questo ultimo punto elimina la nozione di “peccato mortale” che la Veritatis splendor invece ribadiva nella tradizionale distinzione con il peccato veniale (nn. 69, 70). Il peccato mortale, vi si legge, c’è in tutte le «disubbidienze ai comandamenti di Dio in materia grave». Quindi anche nell’adulterio in caso di secondo matrimonio dopo il divorzio. Ammettere la possibilità dell’accesso all’Eucarestia per i divorziati risposati è quindi in discontinuità nei confronti della dottrina cattolica del peccato. 
In nessun luogo dell’insegnamento della Chiesa si dice che il sacramento, come per esempio quello del matrimonio, è un “ideale” da raggiungere, come invece si dice nella Amoris Laetitia. Qui le cosiddette situazioni “irregolari” sono presentate come una forma inadeguata rispetto alla pienezza del matrimonio. Nei confronti delle persone in esse coinvolte, quindi, sarebbe possibile agire per valorizzare gli elementi positivi piuttosto che condannare quelli negativi. Ma il matrimonio non è un ideale da raggiungere, come i peccati non sono “fragilità” o forme impefette di bene.  
Nella Amoris Laetitia ci sono molte concessioni a teorie morali che la Veritatis splendor condannava, come per esempio quella della “opzione fondamentale” o il consequenzialismo. Si fa in qualche modo riferimento alla teoria dell’opzione fondamentale quando si sostiene che la scelta per una azione intrinsecamente cattiva non è di per sé sufficiente a rompere il rapporto con Dio. Come se questo fosse garantito appunto da una opzione fondamentale che può continuare a sussistere al di sopra delle nostre scelte particolari. Ci si riferisce al consequenzialismo quando si assegna all’intenzione dell’agente il ruolo di entrare come oggetto formale assieme all’oggetto materiale nella definizione dell’oggetto morale in quanto tale. 
Questi non sono che pochi cenni su un problema oggettivo. La Amoris Laetitia è anche un insegnamento dottrinale e molte delle dottrine presentate sono diverse in modo rilevante da quella fino ad allora insegnate dalla Chiesa. È un esercizio spericolato sostenere che la Amoris Laetitia sia uno sviluppo della Veritatis splendor, quando la contraddice su molti e importanti punti. Per cui, ripeto, qualsiasi altra valutazione dovrebbe partire da questo riconoscimento dovuto, che però il cardinale Schönborn, ed altri con lui, nega.