domenica 30 ottobre 2016

Un Papa, due papi o un papato allargato?




Un articolo di Antonio Socci, ritorna sulla anomalia della Chiesa Cattolica dei nostri giorni: quella della presenza di due legittimi papi viventi; Benedetto viene appellato come "emerito" ma è una situazione inedita che ha creato e continua a creare incertezza e anche confusione tra i cattolici, per il modo e le parole con cui Benedetto si è "dimesso" da papa. Per tutti coloro che hanno seguito con attenzione le parole pronunciate dai due papi in questi anni di "convivenza", questo articolo cerca di capire quali siano, se veramente ci sono, gli intrecci che legano tra loro,  le vite dei due papi con i comportamenti, con le loro parole e i loro silenzi su questa ambigua situazione mai vissuta nella Chiesa. Socci da subito (o quasi) ha dimostrato la sua perplessità nei confronti di questa situazione, spingendosi a domandarsi se il papa attuale fosse - in questa situazione - stato legittimamente eletto cosa da Lui stesso in seguito ammesso. Ma gli articoli da Lui scritti sul papa, sui papi e sulla anomalia determinatasi, gli hanno procurato critiche feroci di "sedevacantismo", accusato di "eresia", trattato un po' da quasi tutta "l'intellighenzia" come un appestato (non da me); credo che Socci nel corso di questi anni abbia fatto domande legittime, si sia fatto domande più che legittime su affermazioni e comportamenti del papa "regnante" che in molte occasioni ha puntualmente riportato nei suoi scritti; ritornare ai due papi e alla necessità per il semplice credente di discernere, mi sembra cosa buona, perciò riporto quest'ultimo articolo che - vista la situazione - non credo sarà l'ultimo.





Clamorose dichiarazioni del card. Müller. grandi manovre per evitare nuovi deragliamenti di Bergoglio e scongiurare lo scisma

Antonio Socci - www.antoniosocci.com




Winston Churchill diceva che il Cremlino (a quel tempo c’era il regime comunista) era “un dilemma avvolto in un mistero, racchiuso in un enigma”.

Qualcosa di simile potremmo dire oggi del Vaticano. Forse è anche per quest’aura di segreto – oltre alla solennità e alla bellezza della “location” – che ha tanto successo una serie, pur banale e surreale, come “The young pope”.

Molto più appassionanti della fiction sono i misteri del Vaticano vero. Dove, per la prima volta nella storia della Chiesa, un papa – dopo mesi di pesanti attacchi – si è “dimesso” (per ragioni oscure), ma in realtà rimanendo papa.

Un Vaticano dove oggi convivono due papi, senza che nessuno abbia spiegato com’è possibile, dal momento che è sempre stato insegnato che può esserci un solo Successore di Pietro.

Dove – probabilmente – qualcosa di importante sta accadendo in questi giorni, dietro il silenzio impenetrabile dei sacri palazzi.

Purtroppo i media da tempo sembrano disinteressati all’informazione sulla Chiesa e la Santa Sede, forse perché troppo impegnati nelle celebrazioni e negli osanna.

Fatto sta che nessuno, almeno in Italia, sembra essersi accorto di una intervista esplosiva del numero 2 della Chiesa, il card. Gerhard Ludwig Müller, Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede (è il ruolo che ricoprì il card. Ratzinger al tempo di Giovanni Paolo II).

Fu Benedetto XVI a chiamarlo lì e fu poi Francesco a confermalo e crearlo cardinale, anche se i rapporti fra i due, per le profonde divergenze sulle riforme dottrinali volute da Francesco nei due sinodi sulla famiglia, hanno portato al sostanziale isolamento di Müller rispetto al gruppo dirigente di Francesco.

Clamorosa intervista

Dunque Müller, che è anche curatore dell’opera omnia di Ratzinger, l’altro ieri ha rilasciato un’intervista all’edizione tedesca della Radio vaticana dove, per la prima volta, un alto esponente del Vaticano pone il problema della convivenza dei due papi, dove rivela sommessamente che c’è un dibattito in corso oltretevere e dove prospetta uno scenario sorprendente.

Il cardinale ha detto:

“Per la prima volta nella storia della Chiesa abbiamo il caso di due legittimi papi viventi. Certamente solo Papa Francesco è il Papa, ma Benedetto è l’emerito, perciò in qualche modo ancora legato al papato. Questa situazione inedita deve essere affrontata teologicamente e spiritualmente. Su come farlo, ci sono diverse opinioni. Io ho mostrato che pur con tutte le diversità che riguardano la persona e il carattere, che sono date dalla natura, tuttavia anche il legame interno deve essere reso visibile”.

Ma – chiede la giornalista – in cosa consiste questo legame interno? La risposta di Müller:

“Si tratta del confessare [proclamare la fede in] Gesù Cristo, che è la ‘ratio essendi’, il vero fondamento del Papato, che tiene insieme la Chiesa nell’unità in Cristo…”.

Sembra una risposta astratta, teologica, ma in realtà rimanda alle sue parole precedenti, facendo capire che il “ministero petrino” di Benedetto XVI continua tuttora. Cosa che trova conferma nel seguito dell’intervista.

Infatti la giornalista chiede: “Cosa offrono alla Chiesa due papi insieme” (due che sono papi in contemporanea)?

Risposta di Müller:

“entrambi esercitano un ufficio che non sono stati loro a darsi e che loro non possono nemmeno definire, un ufficio che è già ‘de-finito’ da Cristo stesso, così come è stato compreso dalla coscienza credente della Chiesa. E ognuno sperimenta nell’ufficio papale, così come in ogni altro officio ecclesiale, un peso che si può portare solo con l’aiuto della grazia”.

Sono parole sorprendenti. Perché qua Müller non dice affatto – come finora si è sentito – che Benedetto XVI sostanzialmente non è più papa, non dice affatto che è un pensionato che non ha più nessun ruolo nella Chiesa, non dice affatto che è qualcosa di simile ai “vescovi emeriti”, come afferma papa Bergoglio.

Dice che, Francesco e Benedetto XVI, “entrambi esercitano un ufficio” che è l’ “ufficio papale”. E dice che questa situazione inedita, di “due legittimi papi viventi”, “deve essere affrontata teologicamente e spiritualmente”.

Dunque Müller sembra andare nella stessa direzione della clamorosa conferenza, del 21 maggio scorso, alla Gregoriana, di mons. Georg Gänswein, segretario di Benedetto XVI e Prefetto della Casa pontificia di Francesco.

Due Papi

In quell’intervento, che in Vaticano ebbe un effetto dirompente (ma la stampa lo ignorò), Gänswein disse fra l’altro:

“Prima e dopo le sue dimissioni, Benedetto ha inteso e intende il suo compito come partecipazione al ‘ministero petrino’. Egli ha lasciato il Soglio pontificio e tuttavia, con il passo dell’11 febbraio 2013, non ha affatto abbandonato questo ministero. Egli ha invece integrato l’ufficio personale con una dimensione collegiale e sinodale, quasi un ministero in comune”.

E ancora:

“Dall’elezione del suo successore Francesco, il 13 marzo 2013, non vi sono dunque due papi, ma de facto un ministero allargato, con un membro attivo e un membro contemplativo. Per questo Benedetto XVI non ha rinunciato né al suo nome, né alla talare bianca. Per questo l’appellativo corretto con il quale rivolgerglisi ancora oggi è ‘Santità’; e per questo, inoltre, egli non si è ritirato in un monastero isolato, ma all’interno del Vaticano, come se avesse fatto solo un passo di lato per fare spazio al suo successore e a una nuova tappa nella storia del papato”.

Dunque non un passo indietro, ma solo un passo di lato. La conferenza di mons. Gänswein è stata dirompente, ma si è dovuto aspettare un paio di mesi per avere una qualche reazione: un’intervista a un canonista di Curia, dove non era mai nominato Gänswein, che era titolata così: “Non può esistere un papato condiviso”.

Il giornalista bergogliano Andrea Tornielli, autore dell’intervista, iniziava dicendo che lo stesso Francesco aveva già risposto: “ ‘C’è un solo Papa. Benedetto XVI è l’emerito’. Lo scorso giugno, durante il volo di ritorno dall’Armenia, Francesco aveva risposto in modo chiaro e preciso a una domanda sulle teorie riguardanti la possibilità di un ministero papale ‘condiviso’ ”.

Se già aveva risposto il papa che necessità c’era di far parlare, due mesi dopo, anche un canonista? Forse perché la questione non era affatto chiusa? Forse perché – come dice oggi Müller – “ci sono diverse opinioni”?

In effetti le dichiarazioni di mons. Gänswein prima e del card. Müller oggi, dimostrano che la questione è del tutto aperta.

Per sempre

Ma soprattutto è stato lo stesso Benedetto XVI ad aprirla, non solo con la scelta del papato emerito, ma anche con le parole del suo ultimo discorso, dove spiegò che il ministero petrino era “per sempre” nella sua vita e aggiunse: “La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero, non revoca questo”.

Poi nel suo recentissimo best-seller, “Ultime conversazioni”, papa Benedetto ha dedicato una pagina a spiegare la sua attuale situazione e lo ha fatto con poche sobrie parole, ma in perfetta consonanza con l’intervento di maggio del suo segretario e con quello dell’altroieri di Müller. Dice infatti che la sua non è stata “una fuga, ma un altro modo di restare fedele al mio ministero”. E aggiunge che continua ad essere papa “in un senso più profondo, più intimo”.

Oggi Müller afferma che “deve essere reso visibile” quel “legame interno” che lega i due papi e li vincola alla custodia del “Depositum fidei”, cioè alla difesa della fede cattolica.

Ultima occasione?

Forse è una scialuppa di salvataggio che Benedetto sta offrendo a Francesco, per aiutarlo a continuare la sua opera, ma restando dentro i binari dell’ortodossia. Scongiurando così scelte sbagliate (e Bergoglio ne fa a iosa) e tragici scismi.

Alla luce di ciò si comprendono meglio i toni collaborativi che Benedetto usa con Francesco nel suo libro e anche il nuovo volume di Müller che tenta di riconciliare i due pontificati sotto il titolo “Benedetto & Francesco. Successori di Pietro al servizio della Chiesa”.

Antonio Socci



Da “Libero”, 28 ottobre 2016



sabato 22 ottobre 2016

Di gloria e di onore lo ha coronato... ma lui se n'è scordato


Salmo Ottavo

Questo è un canto che nella mia parrocchia, si ascolta spesso, è uno dei canti inserito in questo libro (vedi qui).
Canti di carattere religioso che spaziano da quelli più tradizionali a quelli recentissimi o quasi come questo di cui testo e musica sono di Guido Meregalli


232. SALMO OTTAVO

Se guardo il cielo,
la luna e le stelle,
opere che tu
con le dita hai modellato 
che cosa è perché te ne curi 
che cosa è perché te ne ricordi 
l’uomo, l’uomo, l’uomo...
Eppure l’hai fatto
poco meno degli angeli
di gloria e di onore lo hai coronato: 
gli hai dato potere
sulle opere delle tue mani,
su tutte le cose che tu avevi creato: 
gli uccelli del cielo, i pesci del mare 
le greggi e gli armenti,
gli animali della campagna. 



Di gloria e di onore lo ha coronato ma lui se n'è scordato


sabato 15 ottobre 2016

La centralità e l’obbligatorietà della Santa Messa



Quando trovo nella "rete" qualcosa di bello, di utile alla VERITA' della fede cattolica, allora devo renderlo disponibile a tutti; è uno dei motivi per cui ho aperto questo blog, condividere tutto ciò che può aiutare altri a crescere nella fede nel Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'universo. Talvolta, come in questo caso è un articolo scritto da qualcuno che non conosco ma che ringrazio di averlo scritto e di permettere ad altri come me di renderlo il più possibile accessibile a tutti, a maggior gloria di DIO.


Editoriale di “Radicati nella fede”
Anno IX n.10 - Ottobre 2016

Hanno umanizzato la Messa e poi l’hanno resa facoltativa: potremmo sintetizzare così la tragica parabola discendente del cattolicesimo ammodernato.
Intanto urge ricordare che la Messa cattolica, quella vera, poggia tutta sulla realtà e non su moti spirituali soggettivi.
È reale il mondo che non si è fatto da sé; è reale Dio, Creatore e Signore di tutto ciò che esiste. È reale, realissimo, che il mondo, dopo la caduta del Peccato Originale, è salvato da Gesù Cristo. Attenti però: il mondo è salvato da Cristo in modo reale, non retorico cioè per modo di dire; è salvato con una azione storica redentiva: la sua Incarnazione Passione e Morte al Calvario.
L’azione salvifica di Gesù Cristo poi risponde al realismo della riparazione: Dio è stato offeso in modo inaudito dagli uomini, e solo il Dio fatto uomo può riparare una simile offesa, sostituendosi a noi sulla Croce.
La Messa cattolica è la perpetuazione di questa riparazione che salva: Gesù Cristo continua ad offrirsi al Padre in sacrificio propiziatorio affinché per noi ci sia il perdono del Padre; e la propiziazione continua, lungo la storia, su tutti gli altari cattolici del mondo.
Il cristiano di duemila anni ha vissuto dentro questo realismo che riconosce che tutto è fatto e dipende da Dio; e che tutto può rinascere dopo il peccato solo nel sangue di Cristo offerto.
È per questo realismo che al centro di tutto il Cristianesimo mise la Messa, e non si sognò mai di renderla facoltativa.
E il Cristianesimo diffuse la celebrazione della Messa in tutto il mondo facendola diventare il centro della vita degli uomini, delle loro giornate e del loro tempo; la fece il centro della Civiltà umana e non solo della Chiesa. Anche la struttura delle città e dei villaggi fu intorno alle Chiese, perché dentro vi si celebrava quotidianamente la Messa.
E ogni atto della vita degli uomini fu segnato dalla Messa cattolica.
Sì, perché la Messa vive di questi due riconoscimenti: Dio Creatore e Cristo Redentore.
E il cristiano, ragionevolmente realista, non si è mai sognato che qualcuno, normale di mente, potesse mettere in dubbio che tutta la realtà dipenda da Dio. A tal proposito San Paolo scrive: “Essi sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa” (Rm 1,21). Il Concilio Vaticano I cita proprio questo brano di San Paolo per ricordare che l’esistenza di Dio può essere riconosciuta con la ragione e che l’uomo è quindi inescusabile quando professa una laicità atea o agnostica.
Ma qualcosa di strano è accaduto nel mondo cattolico: hanno voluto umanizzare la Messa, e questo realismo è naufragato nel soggettivismo.
Hanno, ed è evidente nella riforma liturgica di fine anni ‘60, incentrato la Messa sull’uomo che prega e non su Dio che salva. Hanno così trasformato l’azione di Cristo, che salva dall’abisso, in un incontro personale dell’uomo che cerca Dio. È il grande inganno: la nuova messa diventa un’azione puramente religiosa che nasce da una fede individuale; e non è più principalmente l’azione di Dio che fa esistere il mondo.
Padre Pio diceva: “Il mondo può stare anche senza il sole, ma non senza la santa Messa”.
Una messa ridotta a preghiera dell’uomo può benissimo diventare facoltativa, anzi lo è già ampiamente diventata. Una messa così mutilata può essere una delle tante preghiere inventate dall’uomo che cerca Dio, e diventa spaventosamente facoltativa, destinata solo a chi ne sente il bisogno.
Ma la Messa di Cristo, che sostiene e salva il mondo, facoltativa non lo sarà mai, anche se preti e fedeli moderni inneggeranno alla libertà di coscienza. Non sarà mai facoltativa per l’uomo e per la Chiesa che riconoscono la realtà.
Le recenti polemiche sulle mancate messe d’inizio anno nelle scuole di stato, in nome della laicità italiana, rivelano pienamente questa crisi.
È una crisi che nasce tutta in casa cattolica: il cristianesimo ammodernato ha reso tutto spiritualista e soggettivo, per cui gli alunni che riconoscono ancora Dio devono andare a Messa fuori dall’orario scolastico. E magari uno stuolo di ecclesiastici sosterrà che questo è giusto per rispettare le libertà individuali.
Però questo non sarà mai il cattolicesimo.
Il cattolicesimo di sempre dice invece che la virtù di religione nasce dalla giustizia: l’uomo che non si è fatto da sé, e che non si può salvare con le sue forze dalla morte, deve pubblicamente compiere il suo omaggio a Dio, rendendogli un culto pubblico. E la ragione deve riconoscere la fondatezza della Rivelazione cristiana, storicamente verificabile, e quindi riconoscere pubblicamente il Dio di Gesù Cristo. Solo così l’uomo sarà giusto.
Uno stato che rende invece privato tutto questo, non può essere uno stato giusto. Mina al fondamento la possibilità della civiltà; e rende impossibile la cultura, che nasce dall’intelligenza dell’uomo.
Il mondo può stare anche senza il sole, ma non senza la santa Messa: e la nostra civiltà e cultura sono già finite perché si sono private di questo sole.
Come ci piacerebbe poter discutere di questo con tanti, che hanno ormai ceduto al fideismo dei nuovi dogmi laici. Ci piacerebbe poterne parlare con i preti, con i genitori cattolici, con i politici, con tutte le persone di buona volontà che stanno rassegnandosi a questa tragica deriva.
Chi mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli: è chiaro che Nostro Signore Gesù Cristo posa tutto sul riconoscimento della realtà e della Sua presenza, contro tutte le fantasie delle mode ideologiche del momento.
La Chiesa è posta nel mondo per riportare gli uomini alla realtà che è Dio, non per osannare le libertà individuali.
La Chiesa è posta nel mondo per porre la centralità e l’obbligatorietà della Messa.






venerdì 14 ottobre 2016

Fondamentalismo cattolico



Eh sì, basta esprimere idee differenti dall'orwelliano "pensiero unico" che risponde anche al nome di "politically correct" o anche "pensiero debole", ed ecco che subito - se stai discettando in campo politico - vieni etichettato come fascista, razzista, ecc.; se parimenti discuti in campo sociale, verrai bollato come omofobo, maschilista, ecc.  ma se stai disputando in campo religioso come verrai classificato per essere offeso e zittito? fondamentalista! sì  sei un fondamentalista e di quelli più pericolosi. Ma cos'è il fondamentalismo religioso e di quale religione soprattutto stiamo parlando? La domanda che ci stiamo facendo, nasce da un articolo: "Fondamentalismo cattolico, il panorama italiano" pubblicato da www.lanuovaeuropa.org, - e già il titolo spiega molto, o meglio, spiega dove vuole andare a parare: quei brutti e sporchi cattolicacci fondamentalisti che sono legati ad una concezione della dottrina cattolica antiquata, rigida, senza misericordia; il "fondamentalismo cattolico", ciò che oltrepassa il già (da "loro") detestato e biasimato "tradizionalismo cattolico"; foriero di scontri, di "muri", ossessionato dal problema etico, che vede gay ed extracomunitari come nemici, che si rifugia nella dottrina e nella militanza per arroccarsi a difesa della propria identità. Poco prima ho scritto di un tradizionalismo biasimato e detestato. Ma da chi? Nell'universo cattolico, chi non ama i tradizionalisti? C'è qualche altra componente, fazione, gruppo, oserei dire ideologia che si contrappone? che non ama? che biasima? che detesta? Parrebbe di SI. Sono coloro i quali si riconoscono (e si richiamano ad ogni occasione) nello "spirito del concilio", più familiarmente potremmo definirli (e si definiscono) "cattolici modernisti", cattolici che vogliono che la Chiesa "stia al passo dei tempi", e che non sia troppo opprimente con cose come la morale e i peccati, perché "loro" ne sanno più di Dio infatti si definiscono anche "cattolici adulti" nel senso che, sanno decidere da soli cosa è bene e cosa è male, la Chiesa che "loro" amano non deve "ingerire" troppo nella loro vita privata, la Chiesa Madre e Maestra a "loro" non può insegnare nulla perché sono nati "imparati"; talora qualcuno li definisce (forse sprezzantemente) "cattocomunisti", ma questo "nomignolo" è invero da attribuire solo ad una parte di questo schieramento "modernista". Ebbene tornando al "pensiero unico" accennato all'inizio, sembra che nel campo cattolico il pensiero dominante oggi sia rappresentato dalle "correnti di pensiero" appena citate, nate in diversi momenti della storia recente e che si sono rafforzate  ed hanno preso slancio anche grazie alle "aperture" del Concilio Vaticano II; queste idee sembrano essere oggi prevalenti nella Chiesa e ad esse fanno riferimento filosofi e teologi conosciuti e nominati nei più importanti consessi religiosi, quello che potrebbe preoccupare qualcuno è che ad essi si sono uniti anche molti Vescovi e Cardinali; la preoccupazione è data dal fatto che questi "modernisti" non negano che scopo, intento e fine del loro pensare e agire sia appunto indirizzato a "rinnovare" la Chiesa e qualcuno di loro si spinge a pensare che il cattolicesimo e la Chiesa dovrebbe "aprirsi" e "rompere con il passato" permettendo fra l’altro: i rapporti prematrimoniali, il divorzio, le coppie gay purché monogamiche stabili e aperte all’impegno adottivo, il sacerdozio femminile, l’uso del preservativo, della pillola contraccettiva, della fecondazione omologa in vitro, della fecondazione eterologa in vitro e  auspica l'avvento di un papa evangelico e moderno sulle orme di papa Giovanni, il papa della luna, della fraternità, del Concilio”. Per rafforzarsi sempre più il "pensiero unico" deve intimidire chi gli si contrappone, ecco perché chi si permette di obiettare e criticare, viene zittito o sommerso di epiteti, il più letale dei quali è: "sei un fondamentalista". Come si fa a difendersi da questa accusa? Non si può! te la tieni, - come quando un "tale", venne etichettato come "razzista" per aver definito il Presidente degli USA "abbronzato" -  dalla accusa di fondamentalismo è stato fatto oggetto anche Mons. Luigi Negri che ha risposto in una intervista pubblicata su www.lanuovabq.it ,nell'articolo di Riccardo Cascioli intitolato «Parlano di ponti e nella Chiesa mettono i muri». Questa intervista spiega la frustrazione di chi si sente messo all'indice per accuse inconsistenti e false. Non c'è che dire, tutta la storia della Chiesa è piena di discordie, gelosie, inimicizie, basti rileggersi la lettera ai Corinzi di San Paolo dove dice:


Corinzi 1 - Capitolo 1  
[10]  Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e d'intenti. 
[11]  Mi è stato segnalato infatti a vostro riguardo, fratelli, dalla gente di Cloe, che vi sono discordie tra voi. 
[12]  Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: «Io sono di Paolo», «Io invece sono di Apollo», «E io di Cefa», «E io di Cristo!».
[13]  Cristo è stato forse diviso? Forse Paolo è stato crocifisso per voi, o è nel nome di Paolo che siete stati battezzati? 
Corinzi 1 - Capitolo 3  
[4]  Quando uno dice: «Io sono di Paolo», e un altro: «Io sono di Apollo», non vi dimostrate semplicemente uomini?
[5]  Ma che cosa è mai Apollo? Cosa è Paolo? Ministri attraverso i quali siete venuti alla fede e ciascuno secondo che il Signore gli ha concesso. 
[6]  Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere. 
[7]  Ora né chi pianta, né chi irrìga è qualche cosa, ma Dio che fa crescere. 
[8]  Non c'è differenza tra chi pianta e chi irrìga, ma ciascuno riceverà la sua mercede secondo il proprio lavoro. 
[9]  Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete il campo di Dio, l'edificio di Dio.

Da ultimo ricorderei a chi usa il termine "fondamentalismo cristiano", che diversamente da altri fondamentalismi, si può pensare ogni male del fondamentalismo cattolico ma non lo si può accusare di essere violento: non lo é; il fondamentalista cristiano è il Santo e per Gesù Cristo non uccide, ma muore Martire, il martirio secondo il cristianesimo è la condizione che il seguace (martire, dal greco μάρτυς, cioè "testimone") subisce per difendere la propria fede in Cristo o per difendere la vita di altri cristiani, il martirio è offrire il proprio sangue e non versare quello del "nemico".



mercoledì 12 ottobre 2016

Complotti, complottisti e teoria del complotto




Se cerchiamo sul dizionario la parola complotto, troviamo: "Cospirazione, congiura, intrigo ai danni delle autorità costituite o di persone private". Quindi è un'azione condotta da più persone, mediante un accordo segreto, mirante ad alterare o sovvertire una situazione sociale consolidata. Le componenti essenziali sono la segretezza e l'intento malevolo, tali azioni possono determinarsi come atti illegali o immorali e pertanto  possono essere perseguite in quanto finalizzate a commettere un atto illegale. E fin qui stiamo parlando del complotto in quanto tale, ma nell'uso corrente la parola complotto ha via via cambiato di significato ed indica non chi attua tale azione ma chi credendo alla sua esistenza, ne ricerca notizie o ne diffonde timori. Da questa trasformazione del significato ne discende la parola "complottista" e "complottismo" che in realtà con colui che "complotta" cioè attua un'azione in modo segreto finalizzato a...  ecc...  non centrano un bel niente. Ecco che allora il "complottista" viene connotato in senso dispregiativo come un paranoico che tende a credere alle più svariate teorie alternative denominate appunto "teorie del complotto" a causa della mancanza di prove portate a sostegno di tali teorie. Gruppi di potere o individui, possono avere interesse a screditare coloro i quali li accusano di crimini reali o immaginari, e l'etichetta di "teoria del complotto" può essere, anzi è stata utilizzata per denigrare, squalificare o deridere i dissidenti politici o sociali. Chi per motivi di interesse vuole obiettare alle accuse ricevute, cerca di screditarle sostenendo che  le accuse sono formulate senza logica o formulate in maniera contorta e che  a sostegno delle accuse non ci sono prove o prove insufficienti. A loro volta i sostenitori delle accuse potrebbero affermare che le persone potenti coinvolte nella cospirazione nascondono, distruggono od offuscano le prove e che gli scettici potrebbero essere politicamente motivati o avere interesse a mantenere lo status quo. Insomma il "complottista" come oggi lo si intende trascende il paranoico; il "complottista" è colui che non accontentandosi della versione fornita dalle fonti ufficiali elabora ipotesi alternative e spesso critiche alle versioni ufficiali per arrivare a oltrepassare la verità comunemente e supinamente accettata dall'opinione pubblica e riuscire a formulare, anche in base a dubbi eclatanti riscontrati nelle versioni ufficiali, quale possa essere la Verità circa gli avvenimenti presi in oggetto. Se intendiamo i termini "complotto" e "complottista" nella maniera esplicata nelle ultime righe - ovvero che se c'è qualcuno che si interroga su possibili diversi e alternativi motivi che abbiano causato un evento - a costoro dobbiamo dare anche un minimo di fiducia e credibilità e non da subito bollarli come paranoici (o stupidi) salvo poi verificare i risultati di queste indagini "complottiste", nel senso che, le molte versioni fornite da fonti ufficiali su eventi di grande coinvolgimento emotivo o di eventi che suscitano forte impressione nell'opinione pubblica -  come ad esempio eventi tragici di grandi disastri civili, ambientali, o atti terroristici - non possono essere dichiarate come unica e assoluta verità.

Ciò premesso, mi sono letto oggi un articolo che sembra dare ragione a chi considera i complottisti "solo" quelli di tipo paranoico o peggio, ma come si è detto, non si può fare di  ogni erba un fascio, non tutti i "complottismi" sono beceri e paranoici, ci sono anche dubbi che vale la pena esplorare.

Quel vizio congenito e idiota di complottare su tutto

di Rino Cammilleri -  http://www.lanuovabq.it

«I rettiliani, la base dei nazisti al Polo, il Priorato di Sion, il complotto per diffondere l’Aids, l’occultamento del raggio della morte di Marconi, l’occultamento del cronovisore costruito da padre Pellegrino Ernetti nei sotterranei dell’Università cattolica, la cospirazione degli archeologi per non farvi sapere quanto siano antiche le piramidi, le attività segrete della setta degli Illuminati che dal Settecento cerca di governare il mondo, l’omicidio Pasolini…».

Ma anche: Elvis è vivo e Paul McCartney è morto, gli alieni nell’Area 51, le scie chimiche, l’11 settembre, il falso allunaggio, Kennedy… Perché non possiamo fare a meno di immaginare complotti? E’ un vizio giacobino (Robespierre non faceva altro che “smascherarne”) e comunista (le «forze oscure della reazione») o è congenito? Matteo Sacchi, nel suo gustoso pamphlet Il complottismo è servito (Edizioni del Giornale, pp. 20, €. 2,50) opta per la seconda soluzione, ricordando gli «untori» manzoniani (del 1630) ma anche i «ladri di bambini» della Parigi del 1750.

E si potrebbe andare ancora indietro, ai tempi in cui le epidemie inesplicabili dalla medicina venivano attribuite agli avvelenatori di pozzi, o ai Romani che descrivevano i cristiani come cannibali e incestuosi. Si dirà che erano tempi di ignoranza, come quelli attuali in cui i talebani impediscono le vaccinazioni, e anche il cinema impazza coi complotti della Cia, delle multinazionali, dei servizi deviati. Il Sessantotto ce lo ha riportato alla grande, il complottismo, così che il «chissà che cosa c’è dietro» è ormai diventato un modo diffuso di pensare.

E ministri devono perdere tempo a rispondere in Parlamento a interrogazioni sulle scie chimiche, gli ogm, gli ufo, la P4. Giovanni Paolo I? Avvelenato, lo sanno tutti. Manuela Orlandi? Eh…! Perfino il naufragio della Concordia, avvenuto a 99 anni e 9 mesi da quello del Titanic. Tre 9. Che, capovolti, fanno 666. Ora, tutto questo non vuol dire che complotti non ce ne siano.

Prendete, per esempio, la campagna mondiale Lgbt e quella di Soros. Ma è un «complotto» alla luce del sole, dichiarato. Chiunque abbia una idea in testa e i soldi per diffonderla «complotta». Lo farei anch’io. Solo che il complottismo universale è altra cosa, e pecca di ingenuità. Infatti, presuppone che il nostro prossimo sia molto più intelligente di quel che è. Si pensi all’onnipotente Cia: con i suoi flop, le sue dabbenaggini, gli errori dilettanteschi si potrebbe riempire un (grosso) volume. E gli altri servizi segreti del mondo non sono da meno: 007 vince sempre al cinema, mica davvero. Lo stesso vale per Rambo e i suoi epigoni.

Più un complotto è vasto e meno regge. Infatti, come fa un segreto a rimanere tale quando è condiviso da migliaia di persone? Per esempio, il «complotto» arabo-israeliano (sic!) delle Twin Towers richiedeva tante e tali complicità da rendere impossibile che in tutti questi anni non sia trapelato niente. Sì, perché il più delle volte il «complotto» non è che una castroneria iniziale, che poi si cerca di coprire o rimediare facendo sparire chi se ne è accorto; ma, così facendo, si allarga a tal punto il numero degli implicati da creare, semmai, una specie di Frankenstein che non si sa più come fermare.

Altro che complottisti: apprendisti stregoni. Chi tenne in caldo Khomeini a Parigi e poi lo mandò a detronizzare lo Scià credeva di fare le scarpe ai sovietici. Risultato: i sovietici non ci sono più, sì, ma adesso c’è il jihad mondiale. E di questi esempi se ne potrebbe fare a bizzeffe. Si paventa, oggi, un mondo in cui tutti saremo spiati e controllati (complotto), ma se le macchine fossero perfette non ci sarebbero i meccanici, gli elettrauto, i computerai e tutti quei lavoratori che ci tolgono dai quotidiani impicci –ripeto, quotidiani- che gli utensili ci infliggono (realtà). E più sono complessi e peggio è. Ma per favore. L’unico che complotta davvero è Satana. Gli altri sono solo i suoi utili idioti. 

Di questo articolo salvo solo il finale cambiandolo un poco... così:

Ma per favore. L’unico che complotta davvero è Satana.  I complotti (quelli veri e reali ...e ce ne sono!...) li ordiscono e li compiono i suoi utili idioti.