sabato 12 novembre 2016

Il razzismo etico delle élite, dove la democrazia vale se voti come pensano loro




Ho già precisato in un post precedente le finalità con cui scrivo [vedi qui] e [vedi qui] e quindi parrebbe che se inserisco un articolo che tratta di società, cronaca, costume o politica, questo articolo dovrebbe  essere alieno dalle suddette finalità, ma c'è sempre un ma; anche in un articolo come quello che inserisco sotto e che tratta strettamente di fatti attuali - e che interessano anche noi italiani -  come l'elezione del presidente degli Stati Uniti d'America, allora un nesso si può trovare, un fil rouge, quello di cui si parla è in questo caso il fariseismo di certa classe politica e mediatica che pretende di avere la verità in tasca e di insegnarla con supponenza al "popolo rozzo&incolto" [ne avevo già parlato qui]. C'è verità e VERITA', cioè quello che un certo tipo di "élite di potere", di "intellighenzia" pretende essere la verità da inculcare al "popolo bue" e quella che E' LA VERITA' oggettiva dei fatti, "...e il fatto è la cosa più testarda del mondo" [Michail Bulgakov].  Giornali, mass-media e politici, stupiti e non capacitandosi che la realtà sia quella data dai fatti e non dai loro desideri, mettono appunto in dubbio anzi disprezzano i fatti, ecco allora il fil rouge tra questo articolo che vado a riportare [è di Antonio Socci, un tipetto che se la verità la deve dire, la grida dai tetti, costi quel che costi...(...a lui)] e questo blog che ha tra i suoi scopi, di diffondere la VERITA' costi quel che costi...



USA 2016. IL POPOLO CONTRO LA POTENTE CASTA DEGLI “ILLUMINATI”


E ora che Hillary Clinton deve riprendersi “Barack e burattini” e tornarsene a casa (non quella “Bianca”), ora che il suo Partito Democratico è stato “sBarackato” anche alla Camera dei rappresentati e al Senato, cosa rimane della sinistra dei salotti newyorkesi?
Rimane l’epiteto che lei – la candidata della grande finanza di Wall Street, dei guerrafondai e delle star di Hollywood – ha lanciato contro quell’America popolare che vota Trump: “miserabili”.
Una parola che esprime il disprezzo e un certo senso di superiorità antropologica che caratterizza le “élites progressiste” nei confronti di quella gente del popolo che non vuole più farsi comandare da loro.
Loro: gli illuminati, i migliori, i raffinati, i predestinati al potere, al governo del mondo.
E’ un po’ l’approccio di tutte le Sinistre verso il “popolo”, giudicato rozzo, incolto (o anche peggio) quando fa di testa sua e decide di votare certi outsider che i salotti radical-chic  definiscono “impresentabili” o “populisti”.

COME IN ITALIA
A noi italiani sembra di rivedere lo stesso film che è andato in onda qua ogni volta che le elezioni sono state vinte da Berlusconi o hanno visto il successo dei grillini.
Il sociologo Luca Ricolfi – che pure non è di centrodestra – negli anni passati ha dedicato alcune pagine memorabili a questa Sinistra che – invece di interrogarsi sui bisogni veri della gente – squalifica moralmente l’avversario e il popolo che non la vota: un riflesso pavloviano che, riprendendo un’acuta definizione di Marcello Veneziani, Ricolfi definiva “razzismo etico”.
In un passo celebre del suo libro “Perché siamo antipatici? La sinistra e il complesso dei migliori” scrive:
“La sinistra perde non soltanto perché è arrogante, presuntuosa e insincera. Perde anche perché non capisce la società italiana, non è in grado di guardare il mondo senza filtri ideologici, non sa stare fra la gente, ha perso del tutto la capacità di ascoltare e la voglia di intendere”.
La sinistra perde – spiegava Ricolfi – perché nega perfino l’evidenza (con quelle che Popper chiamava le ipotesi ad hoc). Come ieri la sinistra marxista negava o occultava i disastri e le infamie dei Paesi dell’Est, così oggi le Sinistre negano le evidenze che invece per la gente comune sono concretissime (per esempio, da noi, su euro, immigrazione, impoverimento, tasse, disoccupazione).
Siccome sui media domina l’ideologia di queste élite e non la realtà, la rappresentazione che viene fatta è sempre una narrazione apologetica dei pensieri dell’establishment, spacciati per assoluta verità fattuale.
Sono quei pensieri illusori che – fino all’8 novembre – facevano scrivere a tutti i giornali che Hillary Clinton aveva già vinto e – mesi prima – che la Brexit non avrebbe mai prevalso. Ma lo sanno anche loro che la “gente gente” non li sopporta più, che vuole “sBarackare” l’establishment.
Per questo evitano più possibile le verifiche elettorali e quando queste verifiche si presentano c’è chi si augura addirittura che non sia un autentico suffragio universale.

SURREALE
Il 7 novembre scorso – per dire – su “Repubblica”, tutta una pagina di “Cultura” era riempita da un articolo di Maurizio Ferraris che iniziava così: “Domani un numero non grandissimo di cittadini americani sarà chiamata a pronunciarsi sull’alternativa tra Hillary Clinton e Donald Trump. E’ in fondo una buona cosa che negli Stati Uniti il voto sia una procedura complicata, perché se bastasse premere un pulsante sul telecomando è altamente probabile che il vincitore sarebbe Trump che, come si dice con una espressione che fa riflettere, parla alla pancia della nazione”.
Siccome invece molta gente è andata a votare ha vinto davvero Trump. E siccome la gente comune, quella in carne e ossa, ha gridato il suo “vaffa” ai Democratici, alle caste familiari dei Clinton e degli Obama (e pure dei Bush), adesso si assiste agli anatemi, più o meno dissimulati, dei radical chic contro il suffragio universale.
E’ il film che si è già visto per la Brexit, quando si è arrivati a teorizzare il governo degli illuminati. Ed è il film che si è ripetuto con le elezioni americane. Si potrebbe fare una divertente rassegna di commenti. Stavolta, in Italia, il pensiero più indispettito è stato quello di Vito Mancuso che ha scritto: “Nietzsche su vittoria Trump: ‘E’ l’epoca delle masse: esse si sdraiano sul ventre dinanzi a tutto quanto è quantitativamente esorbitante’ ”.
A parte il fatto che le stesse masse quattro anni fa avevano eletto Obama e in quel caso non risulta che Mancuso avesse espresso lo stesso disgusto. Ma Nietzsche non era il vate dell’antidemocrazia evocato dai movimenti di destra totalitaria del Novecento? Non è una citazione leggermente infelice?
Il fatto è che “Nun ce vonno sta”, come si dice a Roma. Negli Usa in queste ore vengono inscenate perfino manifestazioni di piazza contro l’elezione di Trump, cosicché – per una comica eterogenesi dei fini – i campioni della democrazia finiscono per manifestare contro la democrazia stessa.

ROSSO ANTICO
Da noi un ex o post comunista come Fabrizio Rondolino, giornalista dell’Unità, ha tuonato direttamente contro il suffragio universale: “Il suffragio universale comincia a rappresentare un serio pericolo per la civiltà occidentale”.
Non si sapeva, finora, che Rondolino fosse stato nominato salvatore della civiltà occidentale. La cosa induce all’ilarità. Ma il fatto che si pensi di difendere la civiltà occidentale delegittimando il suffragio universale non è proprio del tutto tranquillizzante.
E’ ancora più preoccupante che a esprimere pensieri simili sia qualcuno che in Italia è stato ed è molto più importante di Rondolino, un altro post comunista, ma oggi presidente emerito della repubblica: Giorgio Napolitano.
Il quale ha commentato così le elezioni americane: “Siamo innanzi a uno degli eventi più sconvolgenti della storia della democrazia europea e americana, direi uno degli eventi più sconvolgenti della storia del suffragio universale, che non è sempre stata una storia lineare e di avanzamento, da tanti punti di vista, delle nostre società e dei nostri Stati. Qualche volta l’esito di votazioni a suffragio universale è stato anche foriero di gravissime conseguenze negative per il mondo”.
Se l’allusione è al fascismo e al nazismo è del tutto discutibile che essi abbiano instaurato la dittatura attraverso il suffragio universale (a me non risulta affatto).
Ma, lasciando stare le conoscenze storiche di Napolitano, forse uno che ha militato una vita nel Partito comunista e che per anni acclamò il totalitarismo sovietico dei carri armati e dei Gulag, dovrebbe avere un po’ di pudore a esprimersi così. A meno che, in fin dei conti, non voglia restare coerente con quella storia.
Una volta Bertolt Brecht, in uno dei suoi rari momenti di perlessità, disse ironicamente, a proposito dei dirigenti comunisti della Germania Est che reprimevano la sollevazione popolare nel 1953, che: "il Partito ha deciso di sfiduciare il popolo e di nominarne uno nuovo".
In fondo – sia pure sotto altre forme – sembra una pretesa persistente. Ma invece gli uomini liberi continuano a pensare che debbano essere i popoli a scegliersi e a sfiduciare i governanti. Anche con un sonoro “vaffanculo” come quello americano.
.
Antonio Socci
Da “Libero”, 11 novembre 2016





Vangelo di Giovanni - Capitolo 14   

[1]«Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. 
[2]Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; 
[3]quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. 
[4]E del luogo dove io vado, voi conoscete la via».
[5]Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?». 
[6]Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 
[7]Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». 
[8]Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». 
[9]Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? 
[10]Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. 
[11]Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse.
[12]In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. 
[13]Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. 
[14]Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.
[15]Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. 
[16]Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, 
[17]lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi. 
[18]Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi. 
[19]Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 
[20]In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi. 
[21]Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui».
[22]Gli disse Giuda, non l'Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?». 
[23]Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 
[24]Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
[25]Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. 
[26]Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. 
[27]Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 
[28]Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. 
[29]Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate. 
[30]Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me, 
[31]ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato. Alzatevi, andiamo via di qui».



Nessun commento:

Posta un commento

Tutti i commenti sono benvenuti tranne quelli offensivi