domenica 19 giugno 2016

Chi nella Chiesa vuole smantellare la morale in nome del pietismo






di Michel Schooyans  -  19 giugno 2016

www.lanuovabq.it


Pubblichiamo in esclusiva per l'Italia la terza e ultima parte di un breve saggio di monsignor Michel Schooyans (Dalla casuistica alla misericordia - Verso una nuova arte di piacere?), dedicato all'eclissi della morale cattolica perseguita da teologi e pastori della Chiesa. Monsignor Schooyans è professore emerito dell'Università di Louvain-la-Neuve (Belgio), membro della Pontificia Accademia di Scienze Sociali e consulente del Pontificio Consiglio per la Famiglia. È autore di numerosi libri e saggi su bioetica, demografia, politiche globali dell'Onu. Su richiesta personale di Giovanni Paolo II, che lo volle come collaboratore della Santa Sede, ha scritto anche una Via Crucis per le famiglie (2001).  

Le discussioni occorse in occasione del Sinodo sulla famiglia hanno messo in evidenza la determinazione con cui un gruppo di pastori e teologi non esitano a minare la coesione dottrinale della Chiesa. Questo gruppo funziona alla stregua di un partito potente, internazionale, ricco, organizzato e disciplinato. I membri attivi del partito hanno facile accesso ai media; spesso intervengono a viso aperto. Operano con l'appoggio di alcune delle più alte autorità della Chiesa. L'obiettivo principale di questi attivisti è la morale cristiana, alla quale è rimproverata una severità incompatibile con i «valori» del nostro tempo.

Bisogna trovare percorsi che conducano la Chiesa a piacere, riconciliando il suo insegnamento morale con le passioni umane. La soluzione proposta dai neocasuisti inizia con la messa in discussione della morale fondamentale, poi con l’oscuramento dei lumi naturali della ragione. I riferimenti alla morale cristiana rivelata nella Scrittura e negli insegnamenti di Gesù sono deviati dal loro significato originario. I precetti della ragione sono considerati come indefinitamente discutibili: il probabilismo comporta obblighi. Primato deve essere riconosciuto alla volontà di coloro che sono abbastanza potenti per imporre la loro volontà. Non si esiterà a farsi aggiogare con gli increduli (cfr 2 Cor 6, 14). 

Questa morale volontarista sarà abbastanza larga per mettersi al servizio del potere politico, dello Stato, ma anche del mercato, dell’alta finanza, del diritto ecc. Concretamente, bisognerà piacere ai leader politici corrotti, ai campioni dell’evasione fiscale e dell'usura, ai medici abortisti, ai mercanti industriali di pillole, agli avvocati disposti a difendere i casi meno difendibili, agli agronomi arricchiti dai prodotti transgenici ecc. La nuova morale si estenderà dunque insidiosamente nei media, nelle famiglie, nelle scuole, nelle università, negli ospedali, nei tribunali.

Così si è formato un corpo sociale che rifiuta il primo posto alla ricerca della verità, ma molto attivo ovunque ci sono delle coscienze da governare, degli assassini da rassicurare, dei mascalzoni da liberare, dei cittadini ricchi da compiacere. Grazie a questa rete, i neocasuisti potranno esercitare il loro controllo sugli ingranaggi della Chiesa, influenzare la scelta dei candidati per le alte cariche, tessere alleanze che mettono a repentaglio l'esistenza stessa della Chiesa.

Verso una religione del pietismo?

1. Quello che c’è di più preoccupante nei casuisti è il disinteresse per la verità. In loro troviamo un relativismo, o anche uno scetticismo il quale fa sì che nella morale si debba agire secondo la norma più probabile. Dobbiamo scegliere la norma che, in quelle circostanze, è considerata piacere di più a quella persona, a quel direttore spirituale, a quel pubblico. Ciò vale per la Città come per gli uomini. Tutti devono fare la loro scelta, non in funzione della verità, ma in funzione delle circostanze. Le migliori leggi sono quelle che piacciono di più e piacciono al maggior numero. Stiamo assistendo così all'espansione di una religione del pietismo, o anche a un utilitarismo individualista, poiché la preoccupazione di piacere agli altri non spegne più la preoccupazione di piacere a sé stessi.

2. Allo scopo di piacere, i casuisti devono essere alla moda, essere attenti alle novità. I Padri della Chiesa delle generazioni precedenti e i grandi teologi del passato, anche recente, sono presentati come inadatti alla situazione attuale della Chiesa; sarebbero sorpassati. Per questi casuisti, la tradizione della Chiesa deve essere per così dire filtrata e sottoposta a una rimessa in questione radicale. Noi – assicurano con gravità i neocasuisti – noi sappiamo quello che deve fare la Chiesa di oggi per piacere a tutto il mondo (cfr Gv 9). Il desiderio di piacere ha di mira particolarmente i vincenti. La nuova moralità sociale e politica deve aver cura di queste persone. Costoro hanno un tenore di vita da proteggere o anche da migliorare; devono mantenere il loro rango. E tanto peggio per i poveri che non hanno gli stessi oneri mondani! Bisognerà certo piacere anche ai poveri, ma è d’obbligo riconoscere che essi sono meno «interessanti» delle persone influenti. Non può essere vincente tutto il mondo!  La morale dei casuisti rassomiglia in fin dei conti ad una gnosi distillata in circoli selezionati, a un sapere per così dire esoterico che si rivolge a una minoranza di persone che non avvertono per nulla il bisogno di essere salvati dalla Croce di Gesù. Il pelagianesimo è stato raramente così florido.

3. La morale tradizionale della Chiesa ha sempre riconosciuto che ci sono atti oggettivamente cattivi. Questa stessa teologia morale riconosce anche, e da lungo tempo, l'importanza delle circostanze. Ciò significa che per la qualificazione di un atto si deve tener conto delle circostanze in cui l'atto è stato compiuto e dei gradi di responsabilità; questo è ciò che i moralisti chiamano l’imputabilità. I casuisti d’oggi procedono alla stregua dei loro antesignani: minimizzano l'importanza della morale tradizionale e amplificano a dismisura il ruolo delle circostanze. Subito appresso, la coscienza è spinta a ingannarsi perché si lascia sviare dal desiderio di piacere.
Come si può constatare nei media, i casuisti sono spesso affascinati da un mondo destinato a scomparire. Hanno troppo spesso dimenticato che con Gesù, un mondo nuovo è già cominciato. Ricordiamo il punto centrale della storia umana: «Le cose vecchie sono passate, ecco c'è una realtà nuova» (Ap 21, 5). Ascoltiamo ancora San Paolo: «Dovete rinnovarvi per mezzo della trasformazione spirituale della vostra mente e rivestire l'uomo nuovo creato secondo Dio nella giustizia e nella santità che provengono dalla verità» (Ef 4, 22-23 s).

4. L'azione dei casuisti d’oggi non colpisce solo l'insegnamento morale della Chiesa. Questa azione colpisce ugualmente tutta la teologia dogmatica e in particolare la questione del magistero. Questo punto è spesso troppo poco sottolineato. L'unità della Chiesa è in pericolo là dove si suggeriscono progetti mirati, a volte demagogici, di decentramento, largamente ispirati alla Riforma luterana. Dipendere piuttosto dai prìncipi di questo mondo che rafforzare l'unità intorno al Buon Pastore! La santità della Chiesa è in pericolo là dove i casuisti sfruttano la debolezza degli uomini e predicano una devozione facile e dimentica della Croce. La cattolicità è in pericolo là dove la Chiesa s’avventura sulla via di Babele e sottovaluta l'effusione dello Spirito Santo, il dono delle lingue. Non è più lui, lo Spirito, che raduna la diversità di coloro che unisce la medesima fede in Gesù Figlio di Dio? L'apostolicità della Chiesa è in pericolo là dove, in nome di una malintesa esenzione, una comunità, un «partito» sono affrancati dalla giurisdizione del vescovo e sono considerati dipendere direttamente dal Papa. Molti neocasuisti sono esentati. Come dubitare che questa esenzione indebolisce l'intero collegio episcopale?


traduzione di Alessandro Martinetti

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